𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟛𝟘

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in bilico

tra tutti i miei vorrei

non sento più quell'insensata voglia di equilibrio

che mi lascia qui

sul filo di un rasoio

a disegnar capriole

che a mezz'aria mai farò

-Estate (Negramaro)

Florida, USA, 13 ottobre 2005 

<<Hey campione!>> urlò un giovane signore con i capelli biondini e la carnagione chiara <<Papà!>> urlò il bambino che quel giorno compieva i suoi sei anni, un bambino coì solare e senza peli sulla lingua, amato e coccolato dai suoi genitori, voluto bene da tutti, cosa poteva distruggere quel momento intimo? Una donna lì richiamò e subito si diressero nella grande casa dove una donna bellissima li aspettava mentre apparecchiava la grande tavola che a breve avrebbe ospitato i parenti e gli amici. Quel giorno però nessuno dei suoi amici si presentò, nessun regalo, nessuna accoglienza speciale, niente di niente, la sua unica ragione di felicità erano i suoi nonni, sia materni che paterni, che lo volevano bene, forse tropo. 

Seoul, Korea, 1 dicembre 2020

<<Jimin!>> si sentì chiamare il biondino, era una voce troppo familiare così subito si girò, voltò la testa a destra e a sinistra finché non la vide. Si trovava all'aeroporto di Seoul che aspettava la sua famiglia, si sentì due grandi mani al collo che lo stringevano e dei singhiozzi da parte della donna della sua vita <<Il mio bambino>> 

***

Jungkook si trovava nella grande casa ad apparecchiare la tavola con mani tremanti, sapeva dell'arrivo dei genitori di Jimin, sapeva che non poteva sbagliare, altrimenti ci sarebbero state forti conseguenze, ma si lasciò alle spalle il tutto. Non capiva il tanto preavviso, a natale mancavano poche settimana eppure l'altro giorno, mentre consumavano il folle amore, si ritrovo Jimin piangente con la faccia rossa.
 <<Non voglio i miei genitori qui, sia chiaro! Hanno troppi soldi per fare i mantenuti!>> aveva ripetuto fino all'ultimo minuto, ma non lo biasimò, i suoi non sapevano nemmeno che era gay. 
<<Devo mettermi il profumo>> era la quinta spruzzata per cercare di stare tranquillo, pensò di fumarsi una sigaretta, ma si tolse immediatamente questo pensiero da dosso, non poteva fare una cosa del genere a Jimin. Suonò il campanello e si pietrificò, non sapeva che fare e capì che si doveva muovere al secondo suono <<Arrivo!>> aveva detto facendo un respiro profondo quado aveva afferrato la maniglia della porta <<Buongiorno è un piacere conoscervi>>  

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