Capitolo 1 (lo Yin e lo Yang)

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Maca's pov

Il carcere ti cambia.
Quante volte sentiamo dire questa frase? La si dice con così tanta leggerezza, come se in realtà non si crede davvero a quanto si sta dicendo. La verità è che non ci deve essere superficialità in questa affermazione. Quando ero fuori non avevo mai pensato fino in fondo a cosa si prova ad essere una carcerata. Ad essere trattata come l'ultima ruota del genere umano. Ad essere strattonata dalle guardie, trattata male e gettata in isolamento per niente. Per non parlare delle detenute: pericolose e menefreghiste. Se non combatti, questo dannato posto ti fotte. Ti fotte e ti schiaccia, facendoti diventare insignificante e facile da uccidere. Una preda. Sono entrata qua come una povera ragazza innocente, accusata di un crimine che non aveva commesso. Una ragazza che aveva paura di tutto: dei passi, dei fruscii, delle porte che si aprivano e si chiudevano. Ed ora eccomi: sono sdraiata sul letto di una cella di isolamento di un carcere crudele e ingiusto, per aver ucciso forse l'uomo più vile e viscido di questo mondo. Mi pento di quello che ho fatto? No. Mai. Lo rifarei altre mille volte.

Come sono arrivata a questo punto? Come sono arrivata ad essere così? La risposta alle mie domande so bene qual'è. È lei. È sempre stata lei. Sin dal primo istante mi ha sfidata e combattuta, costringendomi a cambiare. A crescere. E a diventare più forte.
Io e Zulema siamo sempre state due anime opposte e lontane. Due bombe ad orologeria, pronte ad essere innescate da un momento all'altro. Bastava una piccolissima scintilla. E boom.

Lo Yin e lo Yang.
Il buio e la luce.
Il giorno e la notte.
Nonostante questa opposizione, così forte e potente, non riesco a starle lontana. Non riesco a separarmi da lei. Dalla persona che mi ha portato via tutto. Che mi ha rovinato la vita.
Comincio a pensare che probabilmente siamo legate indissolubilmente da qualcosa che è più grande di noi. Da qualcosa che va oltre a tutto. Una forza. Un destino. Che ci lega e ci tiene unite. Ci impedisce di ucciderci e di allontanarci, di conseguenza, per sempre.
Metto un braccio sotto alla testa e penso a quella stronza dai capelli corvino e dagli occhi arabi. Quegli occhi così penetranti e pungenti.
Non la vedo da non so quando, dato che siamo chiuse in isolamento dopo la rivolta e dopo aver ucciso Sandoval. Ho perso il conto dei giorni, ma so che ne sono passati parecchi.
Ripenso a come mi ha salvato quel giorno, dalla lavatrice. Non ricordo nulla, ma mi hanno raccontato tutto. Perché lo aveva fatto? Perché salvarmi dopo tutto quello che abbiamo passato? Appoggio la mano sul mio petto, esattamente dove me l'aveva appoggiata lei durante la rivolta. Mi ha bloccata appoggiando la mano proprio sul mio ventre, gesto che mi ha lasciata scioccata per un secondo.
Vengo risvegliata dai miei pensieri dalla porta che viene aperta con poca cura, provocando un frastuono in tutto il corridoio.

"Ferreiro, sei fuori andiamo" mi alzo dal letto e mi avvicino cauta alla guardia. Non l'avevo mai vista. Dopo la rivolta devono aver assunto del nuovo personale. Le cose sono certa siano cambiate, abbiamo fatto un casino enorme e le nostre pene sono aumentate. Mi da la mia roba e mi scorta per tutta la prigione, facendomi sfilare davanti a tutte le altre, che mi guardano curiose e contente di vedermi. Io e Zulema eravamo considerate a capo della rivolta, e questo mi faceva sentire bene, per qualche strano motivo.
"Ferreiro, cella 345" le porte si aprono e vengo spinta dentro, sentendo richiudersi alle mie spalle le sbarre. Mi volto e mi ritrovo davanti una ragazza alta, capelli castani e occhi verdi. La cella è da quattro e c'è un solo letto libero.
"Bene bene, ciao biondina"
Roteo gli occhi al cielo e non le rispondo, sbuffando. Faccio per andare verso il letto vuoto, ma lei si piazza davanti a me, impedendomi di continuare. Prendo il respiro e lo lascio andare nuovamente in uno sbuffo.
"Spostati"
"La biondina ha le palle" la ragazza comincia a ridere, seguita da tutte le altre. Tutte tranne una, che immediatamente si alza in piedi, andandole di fianco.
"Smettila Kesha. Lasciala stare" si guardano per un po', poi sbuffa girandosi e andando sul suo letto.
"Non mi lasci mai divertire"
"Certo..." dice rivolgendosi alla sua compagna, per poi rivolgersi a me.
"...ciao, io mi chiamo Raina. Lasciala perdere. È fatta cosi, ma è innocua"
"Hey! Smettila di dire così in giro! Che poi nessuno mi prende più sul serio" rido e capisco che in fin dei conti mi è andata anche bene. Sembrano brave ragazze, per quanto possa essere possibile in carcere.
"Vieni dai, questo letto è libero" appoggio le mie cose, mentre lei continua.
"Lei è Sissi, mentre lei è Cassie" saluto entrambe e poi mi siedo sul letto.
"Allora tu sei la grande e famosa Macarena Ferreiro. Questo carcere parla solo di te e di..."
"Zitta!" Sissi viene interrotta da Kesha, che la zittisce subito. Sissi si siede di fianco a me. Ha i capelli rossi, raccolti ora in una traccia, e gli occhi castani.
"...e di Zulema" finisce Raina guardando male la castana.
"Andiamo Kesha, ancora hai paura di lei? Nemmeno l'hai mai vista..."
"Mi basta sentirne parlare" Kesha è la tipica detenuta che si fa grossa per proteggersi, ma poi è una santa. Sorrido e poi mi sdraio, pensando alla mora. A quegli occhi così penetranti che mi trapassano l'anima ad ogni sguardo. Chissà se sta bene e se è ancora in isolamento.
Ma cosa mi interessa?!
Mi risveglio dai miei pensieri e mi rimetto seduta, mentre le porte delle celle si aprono.
"Possiamo uscire?" Chiedo titubante, guardando il corridoio.
"Si certo, ora si" tutte si alzano, ma io afferro il polso di Raina, attirando la sua attenzione.
"Sai per caso se le altre della rivolta sono uscite?"
"Non ne ho idea. Della rivolta noi nuove non sappiamo praticamente niente. Sappiamo solo ciò che si dice su te e Zulema". Nel sentire il suo nome il mio corpo si riempie di brividi, lasciandomi stupita per un attimo. Perché mi fa questo effetto?
Detto questo lascio il braccio della nuova e insieme ci dirigiamo in giardino.

Mi accendo una sigaretta e la metto sulle labbra, aspirando quel fumo, cosi tossico quanto liberatorio. Ad un tratto mi volto e vedo quell'enorme chiazza che ancora macchia il pavimento, dove avevo trovato Zulema appena tornata dall'ospedale. Mi allontano dal gruppo e vado in quel punto, abbassandomi e sfiorando il cemento con le dita.
Mi fermo a pensare a quanto abbia sofferto. Saray mi aveva raccontato tutto poco prima che andassi a cercarla. Non voleva che andassi da lei senza sapere le cose e magari peggiorare le sue condizioni. Mi sono sempre chiesta come faceva Zulema ad essere tanto fredda verso tutti, ma non con Saray. Con lei era tutto diverso.

Una mano si poggia sulla mia spalla, facendomi per un attimo sussultare, ma poi mi giro e riconosco subito quel volto così familiare.
"Ha pagato le conseguenze quello stronzo" Saray è in piedi di fianco a me e guarda il sangue che macchia il cemento bollente.
"Si..."
Mi alzo e l'abbraccio, perdendomi nelle sue braccia familiari.
"Ciao Bionda, mi è mancata la tua faccia da figlia di papà..."
"Fanculo Saray!" Ridiamo entrambe e ci incamminiamo dentro, mentre lei mi fa strada, indicandomi la loro cella.

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Eccomi tornata people!!! Non vi ho abbandonato per moltoo vistooo?!😂😍 spero che il primo capitolo vi piaccia! Notte❤️✨

Cosa mi porta ad amarti? -Zurena-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora