Capitolo Quindici: Un migliaio di uccellini che lasciano il nido

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Non ci potevo credere.

Jessica aveva appoggiato la sua matita contro il legno del banco con un gesto rapido. Un test a sorpresa era riposto davanti a lei, ma nonostante ciò i suoi occhi rimasero fissi sulla testa pelata del professor Wallace. Qualche minuto prima che la verifica venisse consegnata, era stata beccata mentre scriveva al cellulare e il professor Wallace non le aveva lasciato altra scelta, se non quella di riporlo sulla sua cattedra.

Non sapevo se dovevo essere dispiaciuto o incredibilmente meravigliato del fatto che non aveva trattato Jessica come se fosse la sua preferita, come facevano tutti gli altri professori. Sembrava leggermente arrabbiato questa mattina, il che potrebbe spiegare perché abbia preso direttamente il cellulare di Jessica, senza prima richiamarla. Le aveva, inoltre, detto che non avrebbe potuto riaverlo indietro fino a fine giornata e questo la fece incavolare ancora di più. Era difficile da credere che Jessica fosse così legata al suo cellulare, così tanto che stava per rischiare una sospensione.

Colpii Jessica da sotto il banco. In risposta mi lanciò uno sguardo irritato, tornando poi a concentrarsi sulla nuca pelata del professore. Alzai gli occhi al cielo e le diedi una gomitata.

"Cosa vuoi?" Sibilò a bassa voce. La guardai male e le feci un cenno del capo verso il compito. Jessica respirò profondamente e, reclutante, prese la matita cercando di recuperare il tempo che aveva sprecato. La guardai cominciare a leggere le parole impazientemente. Con la sua attenzione sui fogli davanti a lei, si perse il mio ghigno divertito. Era adorabile vederla così arrabbiata. Era come guardare un bambino frustrato perché non riusciva a prendere qualcosa da un mobile o ad arrivare all'interruttore della luce.

L'espressione che aveva sul volto quando si alzò dal banco per consegnare la verifica faceva chiaramente intendere che non gliene fregasse niente. Non c'erano dubbi che ne avesse fatta metà a caso. Si sedette stizzita e strinse le dita attorno alla macchinetta fotografica, accendendola così da poter vedere alcune foto. Non stavo nascondendo il mio divertimento e quando si voltò verso di me, sembrava davvero di cattivo umore.

"Cosa c'è?"

"Niente, Jessica. É solo che in questo momento non sei proprio un raggio di sole, no?"

Sbuffò di nuovo e si sistemò sulla sedia. "Non posso crederci che mi abbia sequestrato il cellulare," brontolò. Strinse gli occhi quando il professore si alzò per dirci che potevamo parlare fino alla fine dell'ora. "Stavo scrivendo a Cristina. Era anche importante."

"Cosa dovevi dirle?"

Jessica guardò prima me e poi attorno a sé. Si alzò e si appoggiò al lato del banco, facendomi segno di avvicinarmi a lei. Mi alzai con un sospiro pigro. Si avvicinò ancora ed cominciò a parlare a bassa voce.

"Mi ero dimenticata di una cosa importante quando mi sono fermata a dormire da te. Una coppia era venuta all'orfanotrofio qualche settimana fa per fare delle domande ad una delle bambine. Avevano detto che avrebbero chiamato oggi per informarci della loro decisione, così che potessero finalizzare l'adozione e, poco prima che il professore mi ritirasse il cellulare, avevano chiamato." Jessica fece un saltino con un bagliore negli occhi. "Ci credi? Era passato un po' di tempo dall'ultima adozione! Una delle bambine potrebbe ufficialmente diventare a fare parte di una famiglia, ma io non so ancora niente perché mi ha preso quel dannato cellulare, Reece," disse, afferrandomi saldamente le spalle. "Devo saperlo."

"Calmati," le dissi lentamente. "Puoi scoprirlo alle fine delle lezioni, quando te lo restituisce."

"Devo saperlo adesso," Jessica piagnucolò, facendo cadere le braccia lungo ai fianchi. "É, come dire, vitale."

"Beh, ora stai esagerando."

Borbottò ed incrociò le braccia. "Non mi sei d'aiuto," disse.

"Posso fare di più per farti calmare, raggio di sole," affermai copiando la sua posizione ed abbassando lo sguardo per incontrare i suoi occhi curiosi. "Posso farti riavere il cellulare alla fine dell'ora. Non è così difficile."

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora