12. Un patto con il nemico

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Glad si scosta il ciuffo biondo ricaduto sugli occhi e si incammina verso le parallele dove è appoggiata la sua felpa nera. La indossa e ritorna verso di me, rimanendo in silenzio mentre mi scruta. Sento un'energia pulsante in ogni fibra dei miei muscoli che ho bisogno di espellere, ma mi mordo il labbro inferiore per non inveire contro di lui.

Il principe sposta lo sguardo sulle mie dita tremanti. «Autocontrollo, signorina Sartini.»

Dilato le palpebre e stringo i pugni. «Se mi ha fatto rimanere per farmi la predica, posso dirle sin da subito che è tempo sprecato.»

Inarca il sopracciglio sinistro, ma non ribatte. La tensione che aleggia tra noi è così palpabile da rendermi instabile: una bomba pronta a esplodere. «È meglio che vada, ho bisogno di schiarirmi le idee.» Mi giro e cammino verso la porta.

«Da subito è emerso il suo carattere irascibile, ma non mi aspettavo fosse così infantile da non riuscire ad affrontare una conversazione con il sottoscritto.»

Blocco la mano in prossimità della maniglia con il cuore che martella nel petto. Le sue parole pungenti aumentano il mio turbamento; il respiro accelera e lacrime di rabbia invadono la mia sclera. Vorrei andare da lui è sfogare la mia collera, ma so che non avrei nessuna possibilità. Senza badare alle conseguenze, tiro un pugno alla porta con tutta la forza che ho per sfogarmi e non mi curo del dolore lancinante che si propaga nelle mie ossa l'attimo successivo.

Stringo la mano dolorante con quella sana e mi volto verso Glad. «Che cosa vuole da me, principe? Vada dritto al punto.»

Socchiude le palpebre e guarda con aria assorta il mio arto leso. Viene verso di me e incrocia le braccia al petto. «Per quale motivo è qui, Iris? È evidente che non vuole la corona, altrimenti si sarebbe comportata in maniera diversa nei miei confronti.» Un luccichio illumina le sue iridi scure e capisco che mi sta mettendo alla prova.

«Sa già qual è la risposta.»

«Vorrei sentirla dire da lei.»

Inspiro e raddrizzo la schiena. «Non voglio diventare la regina del regno e, può starne certo, non ho accettato di partecipare per lei. Sono venuta qui per mia sorella e perché ho sentito uno dei consiglieri dei suoi genitori parlare della selezione» sibilo a denti stretti.

Aggrotta la fronte. «Che cosa ha sentito?»

«Abbastanza da capire che non devo fidarmi di nessuno.»

Contrae la mascella e volta il capo verso destra, mostrandomi il suo profilo definito. Non si aspettava che la conversazione avrebbe intrapreso questa piega. «Perché dovrei farla rimanere?»

Un sogghigno amaro compare sulle mie labbra. «Non si prenda gioco di me, principe Glad. Sono impulsiva, ma ho anche un cervello funzionante. Sappiamo benissimo entrambi che se lei avesse voluto mandarmi via lo avrebbe già fatto, a prescindere da quello che è il mio volere. Dunque, mi spieghi lei per quale ragione io sono ancora qui.»

Solleva gli angoli della sua bocca, esibendo un'espressione beffarda. È arrivato il momento di giocare a carte scoperte.

«È indubbia la sua preparazione fisica; ha sconfitto le sue avversarie con estrema facilità. Io voglio ottenere la corona e lei potrebbe aiutarmi ad averla.»

«Come?»

Sospira, come se spiegarmi gli costasse un certo sforzo. «Le propongo un accordo, Iris. Lei accetterà le mie decisioni senza contraddirmi e io la farò restare nella competizione fin quando sua sorella rimarrà.»

«Dov'è il tranello?»

«Nessuno. Ha la mia parola.»

«Non mi fido di lei. Le ricordo che mi ha strangolato.»

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora