Capitolo 9

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*Perdonati*
5 giugno
Mi sembra inutile dire che da quel giorno è passato esattamente un mese:
dopo avermi davvero riportato in Australia, approfittando di un viaggio fatto di assoluto silenzio, ho dovuto prendere vari passaggi per rientrare in ospedale e buttarmi nella mia stanza per poter finalmente sfogare la mia rabbia con le lacrime. E nessuna è stata così potente da farlo ritornare, chi diceva che con le lacrime non si risolve nulla aveva proprio ragione ed io me ne rendo conto senza riuscire a smettere; non si è più fatto vedere, né sentire. Ho perso più volte il controllo, ho perso anche più peso del previsto, giorno dopo giorno la situazione diventava sempre più insostenibile e la tosse è aumentata a dismisura. Per circa una settimana sono rimasta qui dentro senza muovermi, senza parlare, mangiare in modo costante o semplicemente guardare oltre un punto fisso, solo scatti d'ira e tante, tante lacrime amare; l'altra settimana, invece, l'ho passata accanto alla finestra nella speranza che lo vedessi arrivare e invece qui non ci ha messo più piede. Mentre l'ultima, quella fino a poche ore fa, fuori, in terrazza, seduta con le gionacchia al petto rivedendo in continuazione le nostre figure che si davano il primo bacio.
Adesso sono ferma davanti allo specchio con le mani che tremano, gli occhi gonfi per il pianto, lucidi, vuoti, il mio viso è rosso, la mia aria stanca.
<< dove sei? >> sussurro al mio riflesso e non risponde << JOHNNYYY >> urlo disperata dando un pugno nello specchio che sfrantumo in mille pezzi continuando a singhiozzare. Numerose grida accompagnano il mio pianto mentre mi abbasso lentamente fino ad inginocchiarmi sul pavimento continuando a chiedermi il perché. Perché deve essere così difficile? Perché ammettere di essere malata mi fa male?
Perché amare, perché amare fa così maledettamente male?
Come può un sentimento così bello farti morire prima? 

Sento delle mani portarmi su per potermi stringere, è Betty, mi lascio abbracciare senza riuscire a smettere di pensare ai suoi abbracci, alle sue parole dolci, a tutti quei piccoli gesti che ha fatto per me, a tutto il suo amore che è scomparso dal nulla.

Ma lui tornerà, tornerà perché non si dimentica chi ti faceva stare bene.
Ed è così, vero?

Il tempo che è passato mi ha uccisa, mi ha reso più fragile, vulnerabile, mi ha tolto tutto, ogni tipo di forza...ma non la speranza: quella di quando aprono la porta e spero che sia lui.
Quella di quando suona il cellulare e spero sia lui.
Spero sempre che sia lui ma la relata è che lui non c'è mai e non ci sarà più.

Mi manca così tanto, mi manca quando mi nascondevo, mi manca quando mi guardava o quando mi prendeva in giro, mi manca tutto e mi manca la me che ero con lui.
Mi manca quella parte viva, quella che se pur morta dentro fuori risplendeva ed ora neanche più quella piccola luce calda c'è. Non c'è niente,
non c'è un cazzo
di niente in me.
Sono un corpo così vuoto
da far schifo.

Dopo le numerose medicine mi siedo sul pavimento in un angolo buio e piccolo, prendo il mio cellulare e sfoglio le sue foto, dopo quelle due tre che abbiamo insieme, quelle dove persino io sembro bella, clicco sul tasto play di un video che abbiamo fatto in aereo: Johnny disegna ed io lo prendo in giro così da fargli alzare lo sguardo e gli do un bacio sullo zigomo, mi prende il viso e morde la mia guancia con la sua bocca grande e poi sorride e poi mi viene da piangere, di nuovo, lo stomaco si stringe mentre noi ridevamo e i nostri occhi si guardavano, ciò che volevamo era stare assieme, senza se, senza ma.
Vado nella sua chat, vuota da così tanto

io: Mi manchi 
Resto a fissarlo a lungo senza ricevere alcuna risposta e quasi me ne pento quando lascio che lo schermo diventi tutto nero.
Ripenso a quella sera e alle mie parole, a come sono riuscita a rovinare un momento magico:"devi lasciarmi in pace" ti dissi e invece non lo pensavo affatto. Avevo paura, paura della verità, paura dei tuoi occhi, paura che mi avresti lasciata sola e così è stato.

Johnny: Se pensi che a me non interessa nulla della tua vita ti sbagli. Perché a me interessa e molto. Ti avevo solo chiesto di fidarti un po' in più, di parlarmi. Ti avevo chiesto di parlarmi Amanda.

io: io te ne avevo parlato

Johnny:Si?

io:Perché devi trovare sempre il pelo nell'uovo?

Johnny: Scrivimi quando riuscirai a perdonare te stessa, quando capirai che continuare a prendermi in giro fa schifo.
Lancio il cellulare dall'altro lato della stanza mettendo le mani nei capelli iniziando a dondolare tenendo la testa bassa e lui nei pensieri; se prima riuscivo a pensare di stare bene, ora, di stare bene, non ne ho neanche la voglia.
Per cosa dovrei stare bene?
Per chi? Per me? Per Amanda Johns che non è mai riuscita ad amarsi davvero?
Come si ritorna indietro? Come si ritorna a vivere? A credere, a sperare?

" Ho voglia di te,
Quando mi sentivo giù bastava pensarti ma ora non basta, non basta più e probabilmente non basterà mai.
Ricordi quel momento, io ti urlai contro "riportami a casa" e mica lo sapevi che la mia casa eri tu, le tue braccia calde, il tuo sorriso...
Johnny,
tu sei ancora casa mia.
Ogni pensiero brutto va via, persino la mia malattia va via, è fra le tue braccia che mi sento bene, è sulle tue labbra che mi sento viva.
Ti prego,
riportami a casa. "

Ed è così che riempio la pagina bianca del mio diario, la pagina bianca della mia vita, la stessa vita che senza te non esiste neanche minimamente, neanche per un poco.
E poi ci sono momenti come questo, dove capisci che non serve a nulla essere circondata da persone quando la solitudine ti divora, quando ti senti sola contro il mondo, contro le tue stesse paure che sembrano così grandi ed imbattibili, contro le ombre che ti seguono, contro tutto il male che di invisibile non ha nulla, contro delle persone che fingono di starti accanto ma non capiscono neanche quando stai male e non parlo delle macchie, della tosse, la febbre e così via, non parlo di questo, perché basterebbe della medicina per loro e non si rendono neanche conto di quando tutto questo faccia male più ciò che sentiamo, si fermano, si bloccano al nostro sorriso che proviamo a controllare, ci fissano ma non osservano. È davvero così che una persona dovrebbe sentirsi? E dopo ogni misera caduta come si fa a riprendere il cammino?
Ed allora io resterò qua, seduta per aspettare te; ti aspetterò perché io lo so, lo so che tornerai, lo so che…

Lo so.

Lo so che tornerai a prendermi.

Allungherai la mano e mi salverai.

Ancora.

Di nuovo.

Sempre.

I'll stay among the stars... foreverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora