Capitolo Diciannove: Un migliaio di testi di canzoni veri

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Oggi era il giorno - il giorno dello spettacolo.

Da quando Charlotte mi aveva rimproverato di essere poco romantico, mi ero messo in testa di corteggiare Jessica, nonostante la mia inesperienza a riguardo. Non ero una persona sdolcinata, non ero il tipo di ragazzo che bussava alla porta di Jessica e le cantava una serenata scritta appositamente per lei che proveniva dal cuore o cose simili. Ma dovevo ammettere che alcune canzoni romantiche riuscivano ad esprimere esattamente ciò che io non ero in grado di spiegare.

Pensavo che sarebbe stato azzardato chiedere a Charlotte e Kyle di abbandonare le loro esibizioni ormai già pronte per cantare una canzone richiesta da me per dedicarla a Jessica. Ma Charlotte avrebbe fatto di tutto per cantare quella che avevo proposto e, sorprendentemente, anche Kyle

"Il giorno che ti sei invaghito di Jessica è strano come la mia scelta di iscrivermi allo spettacolo e cavolo, certo che ti aiuto," mi disse, con un sorriso allusivo. Ero troppo felice di avere avuto la loro approvazione, non mi interessava di quello che avevo dovuto passare perché, sinceramente, sapevo che sarei stato ripagato dei miei sforzi.

La canzone che avevo chiesto a loro di cantare era una canzone che Jessica aveva ascoltato durante una delle nostre sessioni di studio. Io ero nel mezzo di un'emicrania pazzesca e mi stavo arrabbiando, ma Jessica non se ne preoccupò e rimase con la testa serenamente appoggiata ad uno dei miei cuscini mentre ascoltava "Wanted" di Hunter Hayes. Non sapevo perché l'avevo ascoltata per diverse ore dopo che se n'era andata, ma questa canzone, in alcune parti, descriveva esattamente i miei sentimenti per lei.

Inoltre, era romantica, e Charlotte approvò con ancora più felicità.

Ma c'era qualcosa che interferiva con l'attesa per quella sera ed era una piccola testolina bionda che stava vomitando in bagno prima che io lasciassi casa per andare a scuola.

"Tienimi aggiornato, okay? Sono un po' preoccupato," dissi al cellulare a Rebecca, mentre camminavo lungo i corridoi della scuola per raggiungere l'aula della seconda ora. Chris aveva recentemente avuto delle fitte, accompagnate da momenti in cui vomitava o aveva la nausea perché aveva perso l'appetito. Rebecca era stata chiamata spesso al lavoro perché Chris aveva la febbre e l'avrebbe portato in ospedale il prima possibile.

Il professor Wallace poteva arrabbiarsi per il mio ritardo, ma non mi interessava, le questioni famigliari erano importanti. Vedere Chris stare male mi stava preoccupando da morire. Se lo spettacolo non fosse stato oggi e Rebecca non avesse insistito perché andassi a scuola, sarei stato a casa con quel ragazzino a guardare tutti i film della Disney, per cercare di farlo stare meglio. Odiavo sentirmi inutile in queste situazioni.

Come mi aspettavo, il professor Wallace si alzò quando entrai in classe, guardandomi come se fosse pronto a mettermi punizione per dieci minuti di ritardo. Alzando una mano, dissi, con il mio tono più sincero, "Mi dispiace di essere in ritardo, professore, ma stavo parlando con il mio tutore al cellulare. Era un'emergenza, glielo giuro." Dopo avergli spiegato la situazione di Chris senza che il resto degli studenti sentisse, mi fece sedere al mio posto, mentre riprendeva la lezione.

Jessica mi guardò, confusa e preoccupata mentre si era alzata dal suo posto per darmi un abbraccio. La trattenni più a lungo del dovuto, fregandomene dei mormorii e dei fischi di qualche idiota. Ero presente il giorno della nascita di Chris e non mi interessava quanto fastidioso o ficcanaso potesse essere, era come un fratello. Mi uccideva vederlo così.

Jessica si scostò, per guardarmi in faccia. "Cosa succede, stai bene?" Mi chiese, pizzicandomi la guancia.

Sospirai, sporgendomi verso di lei per un momento, prima di sedermi e gettare un'occhiataccia verso coloro che ci stavano guardando. "Chris sta davvero male. Rebecca lo porta in ospedale, ma sono preoccupato lo stesso."

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora