Capitolo 24

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STEVE
«Se sei venuto qui per una consulenza psichiatrica, mi dispiace informarti che hai sbagliato orario di visita» Tony mi accolse nel suo laboratorio così, con il suo sarcasmo che non si sarebbe smentito mai.
D'altro canto, lui era l'unico da cui potessi avere un parere sincero.
Bucky ed io non parlavamo molto, forse per colpa mia, o forse perché nessuno dei due riusciva ad ammettere all'altro di provare qualcosa per Elizabeth.
Ciononostante, confidarmi con il miliardario lo trovavo davvero liberatorio.

«Tony, puoi ascoltarmi per cinque minuti?» lo pregai.
Lui incrociò le braccia al petto e contemporaneamente roteò gli occhi «E va bene. Ti ascolterò! Ma solo per mettere a tacere la mia anima pettegola, e sapere che cosa ti frulla in testa».
Ridacchiai alla sua battuta.
Mi avvicinai a lui a passo spedito.
Entrambi eravamo vicino alla sua "postazione di lavoro", uno di fianco all'altro,  guardando dritto davanti a noi.
«Sei serio?» Incrociai anch'io le braccia al petto ed alzai un sopracciglio.
«Guardami!» si indicò con tono ironico «Credi che fare da consulente di coppia mi piaccia? Ovviamente no. Ma ognuno deve dare il proprio contributo all'unanimità: tu hai salvato il mondo diventando un polaretto, Miley Cyrus con "wrecking ball" ha sconvolto più di tre generazioni, ed io come consulente psichiatrico sono pessimo, ma nonostante questo, facendolo, sto evitando di far sostituire le vetrate ogni settimana».
Lo guardai smarrito.
«Non so a chi tu ti stia riferendo» ammisi.
Lui mi guardò sconvolto «Hanna Montana, amico» poggiò una mano sulla mia spalla per poi sospirare «Prima o poi ci arriverei».
«Non mi riferivo a lei!».
«Oh!» era sorpreso «Bhe, ovviamente mi sto riferendo ad Elizabeth. Ha la strana mania di lanciare le cose, o di romperle...O entrambe» disse con una buffa smorfia sulle labbra ed annuendo più a se stesso che a me.

Sciolsi le braccia dal petto, le feci scendere lungo i fianchi, ed infilai le mani in tasca «Si, ogni tanto le piace essere plateale» ammisi sorridendo, poi con la coda dell'occhio guardai il miliardario «Chissà da chi avrà preso».
Lui alzò le mani al cielo in risposta «Non guardare me».
Io scossi la testa ridendo.
Pochi secondi dopo tornai serio, e sospirai «Con lei è come stare sulle montagne russe» iniziai «Come quando in una giornata soleggiata, arriva una tempesta improvvisa, ti sconvolge, ti impaurisce, e cerchi di coprirti dalla pioggia che batte ininterrottamente, ma poi ti fermi, ed alzi gli occhi, le gocce ti bagnano il viso e ti senti una persona nuova, ti senti libero» mi portai le mani fra i capelli, scompigliandoli un po' «Fino a qualche mese fa, pensare alla pioggia mi rendeva triste, oggi invece mi ricorda lei, e mi fa stare dannatamente bene».

«Tu la ami?» mi chiese senza giri di parole.

Amarla? Era così complicato.
Non sapevo cosa provassi per lei.
Ho sempre pensato che l'amore fosse un qualcosa di puro, di semplice, di indistruttibile nonostante il tempo e le distanze.
Ma con lei, tutte queste certezze si erano volatilizzate.
Tutto ciò che ci legava, ci distruggeva anche, ci consumava, ci bruciava, e più ci facevamo male, più eravamo attratti l'uno dall'altro.

«Settant'anni fa, ho perso quello che credevo fosse l'amore della mia vita, poi ho conosciuto Elizabeth, e tutte le sicurezze che avevo sull'argomento sono crollate. Accettare di amare Elizabeth è un po' come ammettere che in realtà Peggy fa parte del passato, e non so se sono pronto a fare questo passo» ammisi abbassando la testa.
Tony portò l'indice sulle labbra, come a voler trovare la risposta perfetta al mio problema.
«La vita ti ha dato una seconda possibilità: la prima volta non hai colto i segnali, e sei diventato il massimo esponente dell'aspettate troppo, adesso invece, i segnali ci sono tutti, ma ne neghi l'esistenza per paura di poter amarla, anche più di quanto avresti potuto amare Peggy».

Tony era stato molto chiaro.
Fin troppo.
Ma forse era questo il problema.. Rifiutavo che qualcuno potesse prendere il suo posto, e negavo un possibile futuro con un'altra, solo per portare rispetto ad una relazione mai iniziata.
Risi di me stesso.
In entrambi i casi, sia con Peggy che con Elizabeth, non avevo mai avuto il coraggio di rischiare.
Forse con la prima, dato il contesto storico, non ne avevo avuto la possibilità.
Ma ero arrivato ad una conclusione.
Ero innamorato solamente dell'idea che mi ero fatto di Peggy, perché in realtà, nemmeno la conoscevo.
Un bacio ed una promessa di un ballo, mi avevano illuso di aver trovato ciò che definivo vero amore.
Ma era davvero questo l'amore?
Forse a quei tempi si.
Ma ora, non ne ero così tanto convinto.

PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora