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Ore 00.55. Ad occhi spalancati fisso il soffitto imprecando contro chiunque si sia permesso di far squillare il mio cellulare nel cuore della notte. Allungo una mano e pongo fine alle mie sofferenze -Pronto!?- rispondo quasi urlando -Eddie! Amore della mamma!...- alzo gli occhi al cielo -Lo sai che qua è quasi l'una vero?- eccola lei, che da quando è partita per un viaggio rilassante a Parigi col suo nuovo compagno si fa sentire per la prima volta -Scusami tesoro ma ti chiamavo per- la blocco -Che ti serve?- la sento sbuffare -Eddie, dovresti farmi un favore- ecco come immaginavo -dovresti andare a prendere una persona in aeroporto domani.- conclude in maniera ambigua -Di chi si tratta?- - Abbiamo deciso di prendere con noi una ragazza alla pari e io avevo totalmente dimenticato che sarebbe arrivata in questi giorni- -Il mio facepalm suppongo si sia avvertito fino in Francia vero mamma?- come può essere così irresponsabile alla sua età io non lo so -Oh, Eddie dai è stata una dimenticanza. Fammi questo favore e falla stare con te fino a quando non torno. - mi metto a sedere sul letto sconvolto -Sbaglio o starai li almeno un altro mese? - -Si, esatto Pierre ha tanto da farmi vedere ancora qui. Mi raccomando domani alle 10.00 fatti trovare in aeroporto. - guardo l'orologio -Volevi dire oggi alle 10...- -Eddie. Ora vado. - -Mamma, non mi stai dicendo nemmeno da dove arriva! - le urlo -Oh, dall'Italia, è Italiana. Parte da Roma. - dice riattaccando subito dopo, lancio il telefono dall'altra parte del letto. Benissimo, sono nella merda. Solo mia madre è capace di obbligarmi a tenere in casa una sconosciuta per riparare ai suoi errori. Mi giro dall'altro lato tentando di prendere di nuovo sonno ma si rivela essere quasi inutile. Sono le 8.00 quando dopo svariate lotte con Morfeo decido di mettere definitivamente i piedi fuori dal letto e la prima cosa che faccio è avvertire Luke che oggi non sarei andato in azienda, cosa che mi sarei anche potuto risparmiare di fare dato che sono il CEO ma non volevo lasciare i ragazzi nella merda (come sarei stato io quella mattina) e volevo dare loro il tempo di organizzarsi il lavoro. Mi dirigo in cucina, accendo con molta urgenza la macchinetta del caffè e mi fermo a riorganizzare i pensieri. Sarei dovuto andare a prendere una sconosciuta della quale conosco solo la nazionalità non conosco nemmeno il nome cioè, come avrei potuto riconoscerla. Sorseggiando il mio caffè mi ingegno nello scrivere il cartello che avrei esposto poi in aeroporto, nel frattempo arriva Louise la domestica alla quale chiedo cortesemente di prepararmi la camera degli ospiti prima di tutto spiegandole la situazione -Cosa preparo allora per pranzo signore? – mi chiede apprendendo dell'arrivo della ragazza -Ah, no niente la porto fuori. Non so nemmeno come si chiama figurati i suoi gusti alimentari. – Louise mi sorride, annuisce e torna alle sue faccende. La doccia la faccio durare più del previsto quella mattina tentando di rilassarmi giusto quello che occorreva per essere presentabile, ho sempre odiate le sorprese figuriamoci gli ospiti a sorpresa. Noto con piacere che erano già le 9.45 ed afferrata la prima t-shirt blu ed i primi jeans che mi capitano davanti li indosso precipitandomi contemporaneamente all'ingresso dove dopo aver salutato Louise prendo i miei occhiali da sole, un cappello e mi fiondo in macchina direzione aeroporto con sorpresa. Mi sa che in quella doccia mi sono rilassato un po' tanto. In quel di Boston fa un po' caldo per essere settembre e quando scendo dalla macchina dirigendomi verso la zona degli arrivi impreco contro mia madre che quella mattina non mi aveva permesso di stare seduto alla mia scrivania sotto l'aria condizionata. L'altoparlante annuncia che il volo partito da Roma era appena atterrato e con emozione (fintissima) esco il mio cartellone come una fan ad un concerto. RAGAZZA ALLA PARI CHE DOVEVA STARE A CASA DI MARTHA PALESATI avevo scritto e mentre mi compiacevo di me stesso e della mia fantasia sento qualcuno darmi una pacca sul braccio, istintivamente guardo verso il basso – Ciao, sono io la- e realizzo che la ragazza si era avvicinata da sola – Ah benissimo sei tu, andiamo. Ti chiami? - dico camminando verso l'uscita – Arabella. - mi risponde e mi blocco, mi giro e la guardo – Sei seria? – annuisce -Come la canzone degli Arctic Monkeys? - mi sorride – No, in realtà come l'opera di Strauss. - -Ah. - dico non capacitandomi del fatto che comunque quella canzone l'avevo ascoltata esattamente prima in macchina mentre andavo a prenderla. –Ma la signora Martha? Dov'è? - mi chiede lecitamente -Ah, se te lo racconto non ci crederai. - le apro lo sportello e la invito a sedere mentre finisco di caricare i bagagli. Una volta sedutomi in macchina anche io sospiro e mi tolgo cappello ed occhiali per asciugarmi il maledettissimo sudore e quando inizio a sentirmi osservato mi ricordo della ragazza accanto a me che mi guarda con aria, suppongo, interrogativa -Oh, scusami Arabella, veramente. Ti spiego in breve, mia madre è a Parigi perché nonostante i suoi 63 anni è un'irresponsabile e ha dimenticato del tuo arrivo per cui io, che sono suo figlio, ti porto a casa mia dove starai finché non torna.- la ragazza scoppia a ridere – Posso almeno sapere come si chiama suo figlio?- mi chiede fissandomi con quei suoi occhi grandi che sembrano due pozze di cioccolato che non so come abbia fatto a non notare prima -Ah, si Edward, mi chiamo Edward. Vabbè tu chiamami Eddie. - Arabella sorride, Arabella sorride sempre -Ok Eddie, è un piacere conoscerti.-. Mentre guido verso il centro della città mi viene in mente che la ragazza potrebbe essere affamata dopo un viaggio così lungo – Arabella, sono ancora le 11 ma magari hai fame? Hai affrontato un viaggio piuttosto lungo. - -Sono ancora scombussolata dal fuso orario onestamente, posso attendere lora di pranzo. - mi risponde senza staccare gli occhi dal finestrino -Ah ok. Dove vuoi mangiare più tardi? – si gira -Oh, scegli tu Eddie. - ed onestamente il mio nome no era mai stato pronunciato in maniera più dolce da 35 anni a questa parte, nemmeno da mia madre e non so nemmeno perché sto pensando queste cose -Allora, adesso torniamo a casa ti riposi un po', sistemi le tue cose e poi andiamo a mangiare.-. Entrando dentro casa la ragazza si lascia scappare un wow con un'ingenuità tale che non riesco a fare a meno di sorridere – Il bello di abitare in cima al mondo. - dico seguendola vicino alla finestra del salotto dalla quale si scorge quasi tutto il centro di Boston -È bellissimo. - dice con la stessa aria stupita -Vieni, ti mostro la tua stanza. - dico facendomi strada -Ecco. spero che il panorama sia altrettanto soddisfacente qui e- apro la porta sulla mia destra – hai il bagno privato. - Arabella entra e si siede sul letto – È veramente più di quello che avevo bisogno. Grazie. - il suo accento, o forse il complesso di quella che è la sua persona non riesce a non farmi piantare un sorriso ebete sulla faccia – Tranquilla, fa come se fossi a casa tua, effettivamente lo sarà per molto tempo, per cui ci vediamo dopo. - dico chiudendo la porta dietro di me. Una volta approdato sul mio divano mando un messaggio a mamma avvisandola che la ragazza è arrivata sana e salva quando sento della musica arrivare dalla camera di Arabella, perché non mi stupisce che stia ascoltando Lana Del Rey? Fino a ieri nella mia solitudine ci sguazzavo e non credevo che ad avere qualcuno in casa mi avrebbe fatto così piacere e non so se è perché sto invecchiando o se è per via del tipo di ospite che ho accolto (con molta paura). Arabella a primo impatto è innegabilmente una bella ragazza seppur bassina: formosa al punto giusto, grandi occhi da Bambi, non una modella certo ma è proprio questo che piace di lei o almeno quello che piace a me. Dopo circa mezzora (e mentre guardavo la seconda puntata della stagione 2 di Daredevil su Netflix) la vedo arrivare -Ho fatto una doccia, ho tardato per quello. - si giustifica vedendo che la stavo fissando – No no, tranquilla non ti sto fissando per quello. Ti sta bene quella gonna. - arrossisce – Ah, grazie. Mi pareva adatta per andare a mangiare fuori. Non ho ancora inquadrato lo stile di questa città. - sorrido di nuovo, come sempre -Lo inquadrerai presto.-.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 13, 2020 ⏰

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