Capitolo 25

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4 mesi dopo

Amy

«Rischiamo di fare tardi a lavoro!»
«Ho capito, ma guarda qui, questo colore è terribile, dobbiamo sceglierne uno accogliente».
Annuisco, certo ha sicuramente ragione, ma se continuiamo a fissare questa parete bianca faremo tardi!
«Ok, si, sceglieremo un colore accogliente, caloroso, va bene? Ma adesso dobbiamo andare!» in preda all'isteria afferro il braccio di Alex e usciamo finalmente dal locale.
Ultimamente pensa di essere un arredatore di interni, è entrato proprio nella parte.
«Tu dovresti rilassarti di più».
«E tu dovresti pensare di più al fatto che se non lavoriamo non guadagniamo!»
Alza gli occhi al cielo e purtroppo si ritrova a dovermi dare ragione.
«Meno male che la banca ci ha finanziato... non so proprio come avremmo fatto».
«Voglio essere positiva, ce l'avremmo fatta comunque».
Sorrido al mio amico e una volta raggiunto uno dei tre uffici che ci toccherà pulire oggi, ci armiamo di coraggio, pezze, detersivi e chi ne ha più ne metta.

Quattro mesi fa, col cuore a pezzi, appena uscita dal portone di quello che oggi posso definire il mio ex ragazzo, senza pensare a lui dolorosamente, Alex mi chiamò per farmi vedere un posticino, non proprio lontano dalla spiaggia, un po' mal messo, ma non troppo, e perfetto per la nostra pasticceria.
Ce ne siamo innamorati subito e da quel giorno non abbiamo fatto altro che cercare di rendere reale quel progetto che era sempre stato solo nella nostra testa. Ritornando definitivamente dall'Italia ho continuato a lavorare con l'impresa di pulizie e sono riuscita a far inserire anche Alex che da quel momento lavora sempre con me.
Non sono più tornata dove lavora lui, ho pregato il capo di non assegnarmi più quella struttura, per fortuna non ha fatto domande e ha accettato la mia richiesta.
Non ce l'avrei fatta, almeno, non all'inizio.
«Senti, stasera ci sarà una serata, Sofi vuole andarci e sinceramente anche io, ho assolutamente bisogno di svagarmi e rimorchiare, quindi che ne dici?»
«Dove si terrà la serata?»
«Al Tency's...»
Oh, il locale dove lavora Steve, l'amico di Daniel.
Il cuore inizia a battere a mille, si lo so, ho detto che non ci penso molto a lui, forse un tantino ogni tanto.
«Non credo di poter...»
«Amy, dovresti affrontare la cosa» mi interrompe.
Sfilo i guanti «L'ultima volta che l'ho sentito abbiamo pianto fiumi di lacrime al telefono. Non so se me la sento».
«E allora lui? Avrò pianto più di te!»
«Non credo proprio. È anche vero però, che ci siamo lasciati civilmente».
«No, vi siete lasciati con la promessa che quando fossi tornata glielo avresti fatto sapere e ne avreste parlato da vicino».
Scuoto il capo contrariata. «Sono cose che si dicono e a dirla tutta, sapeva che sarei tornata quindi perché non mi ha chiamato lui?»
«Perché tu gli hai chiesto spazio!»
«Beh non mi sembra si sia crogiolato nel dolore Alex! Sono qui da quattro mesi, se non riusciva a stare senza di me, mi avrebbe sicuramente cercato. Il suo silenzio vuol dire che sta bene, che se la cava, che la sua vita prosegue com'è giusto che sia e che non pensa più a me...»
Alex non è d'accordo con le mie parole. È vero, ci siamo sentiti telefonicamente, lui mi ha spiegato che era ubriaco perso, che sentiva la mia mancanza, giustificazione ovviamente non approvata da me, ha ammesso di aver sbagliato e mi ha detto che quella ragazza che ha aperto la porta era solo un ospite che si era portata un uomo dietro senza che lui ne sapesse nulla.
Gli ho creduto perché Daniel non mente e gli ho chiesto spazio, perchè di certo, dimenticare la sua faccia incollata a quella di un'altra non sarebbe stato facile, non lo è stato e per di più, vogliamo parlare della fiducia? Come potevo fidarmi ancora di lui?
Alex su una cosa ha ragione però. Avevo promesso a Daniel che una volta tornata a San Diego lo avrei chiamato per parlarne da vicino e cercare di risolvere o chiudere definitivamente ma non ce l'ho fatta, non che lui si sia preoccupato di chiedermi cosa avessi intenzione di fare, non che mi avesse scritto per dirmi che voleva parlarmi. Niente di niente.
È scomparso, proprio come me.
«Senti» Alex mi posa una mano delicatamente sotto il mento «io, fossi in te, verrei a quella serata e mi divertirei. Se lui ci sarà...» e qui lo interrompo.
«Ovvio che ci sarà! È una serata organizzata in un locale dove lavora uno dei suoi migliori amici».
«Bene, allora vuol dire che se lo incrocerai ti comporterai da persona adulta Amy cara e se dovesse avvicinarsi per chiederti un confronto tu lo asseconderai non per fare un favore a lui, ma a te stessa. Tu hai bisogno di quel confronto per andare avanti con o senza di lui».
Odio quando è così saggio.

Daniel

Tre mesi no stop, tre mesi pieni, belli ma anche stancanti, molto stancanti. Per fortuna, oggi torno a casa e stasera potrò rilassarmi un po' con i miei amici.
Non vedo Liam da una quindicina di giorni, tra il tour per il libro in California e i vari impegni anche suoi, non siamo riusciti né a vederci né a sentirci molto, di una cosa sono certo, tra qualche minuto lo troverò stravaccato sul divano di casa mia. A quanto ne so, a casa sua c'è stata una forte perdita d'acqua che ha allagato tutto e quindi resterà da me per qualche giorno, non potrei esserne più felice.
Infilo la chiave nella toppa di casa e appena entro, come avevo previsto, la testa di Liam spunta dal divano «Ooooh, eccolo qui!» si alza e viene a stringermi forte.
«Non ricordo di aver mai trascorso tutti questi giorni lontano da te» ammette.
«Si, è vero. Come stai?» poso le valigie all'ingresso, in questo momento l'ultima cosa che voglio fare è disfarle.
Liam mi porge una bevanda fresca e insieme, brindiamo al mio ritorno. «Sto bene, mi manca un po' casa mia ma tutto sommato, va tutto bene. Grazie per avermi permesso di stare qui».
Gli do una pacca sulla spalla «Ma non dirlo neanche per scherzo».

Così passano almeno due ore, ci accomodiamo sul divano e tra un programma e l'altro gli racconto del tour e di alcuni posti visitati, fin quando non decido che è arrivato il momento di una doccia.
«Stasera c'è la serata da Steve, sei troppo stanco o pensi di farcela?»
La faccia di Liam sembra volermi dire tante cose «Ce la faccio, non sono mica un vecchietto. Sto bene, ho riposato in aereo. Voglio trascorrere una serata con tutti voi, sarà divertente».
Il mio amico annuisce incerto «Ok... allora uso la doccia di sotto».
«Sicuro che sia tutto ok?» chiedo.
«Si, perché?» invece no, ha quella sua tipica faccia da "non farmi domande ti prego".
«Sputa il rospo» con lo sguardo indagatore mi avvicino a lui e lo sento, sta per cedere.
«Cosa? Ma non ho niente da dichiarare!»
«Sputa il rospo!» lo costringo.
Sbuffa un po', fa un po' di moine come i bambini e poi finalmente si decide a parlare. «Credo che ci sarà anche lei».
Inizialmente non capisco cosa intende fin quando non ripete «Lei, lei...»
Oh. Lei.
Non sono agitato, per niente. Perché dovrei essere agitato? Sono quattro mesi che aspetto questo momento, quindi, sono tranquillo come un bambino appena nato tra le braccia della mamma.
Varchiamo la soglia del locale che sembra essersi già riempito, non lo faccio apposta ma cerco tra la folla un volto conosciuto: il suo.
So che non dovrei ma è più forte di me. Sono mesi che aspetto una sua chiamata, che aspetto di chiarirci ma da parte sua c'è stato solo silenzio.
E beh, dopo quella chiacchierata anche da parte mia, d'altronde mi aveva chiesto tempo.
«Liam, bentornato!»
Tommy mi abbraccia e quindi, se c'è lui ci sarà sicuramente anche lei.
Mi ritrovo accerchiato dai miei amici che sembra non mi vedano da una vita, ci perdiamo in chiacchiere e nel frattempo, buttando qualche sguardo nella sala, mi scolo qualche drink gentilmente offerto dalla casa.
«Ma dov'è finito Liam?» chiedo a Phil.
«Credo stia ballando con una tipa» mi fa segno in un punto esatto della sala e lo vedo, altro che ballare, si sta proprio dando da fare.
«Ma che...» inizio per poi interrompermi. Il mio radar ha intercettato un movimento, e non so come ho fatto ma anche senza vederla, so che è lei e ne ho la conferma quando trovo il coraggio di voltarmi e guardarla. Lei non mi vede, è in fila alla cassa che aspetta il suo turno e armeggia col cellulare.
È stupenda in quell'abitino nero che più semplice non potrebbe essere ma che le lascia le gambe snelle scoperte, i capelli le cadono morbidi sulle spalle e sarà che non la vedevo da troppo tempo, ma sembra ancora più bella di qualche mese fa.
Respiro profondamente e decido di fare la mia mossa.
Parlo subito con Steve che avvisa la ragazza alla cassa e quando è il turno di Amy la ragazza le dice che è stato tutto già pagato. So che probabilmente è una scena che si ripete ma se la prima volta non si aspettava fossi stato io, questa volta si gira più volte per cercarmi e quando mi trova la vedo quasi andare in iperventilazione.
Eh già Amy, questa volta non hai scampo.

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