La giusta mise

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Ho scritto il capitolo con la cover di Harry Styles di Medicine, se volete entrare ancora di più nel capitolo vi consiglio di ascoltarla mentre leggete.

" È questa la giusta mise per aprire ad uno sconosciuto?"
mi guarda dall'altro verso il basso, soffermandosi dove le mie mani tengono strette l'apertura del candido asciugamano bianco, non che l'unica cosa che mi copre.

'Fantastico è anche un pervertito' pensai.

Lui!? Chi cazzo aprirebbe seminuda

Odio doverlo ammettere, ma la mia coscienza mi fa notare effettivamente quanto io sia una sprovveduta.
Mi ripresi dal mio stato di shock e decisi, inutilmente, di nascondermi dietro la porta.
"Tu sei?" chiesi, sistemando nervosamente una ciocca di capelli ancora bagnata dietro l'orecchio.
"Qualcuno che non aspettavi affatto a quanto pare" disse disinteressato attraversando l'uscio.

Lo guardai dirigersi in salotto come se conoscesse questa casa come le sue tasche e mi ritrovo a pensare:

Quante cose non so sulla mia vita.

Non è aria nuova per lui, anzi.

"Se cerchi mio padre, non è qui".
Non lo voglio qui, non so nulla di lui, non so chi sia, non so cosa voglia o peggio...chi voglia; e come se non fosse sono ancora in asciugamano davanti a lui, cristo.
Ma a lui sembrava non importare, era concentrato ad osservare ed analizzare le foto poste sulle mensole al di sopra della televisione, soffermandosi a lungo a guardare una persona in particolare.

Mia madre.

Si girò lentamente a guardarmi e solo allora mi fermai a studiarlo.

Aveva la pelle olivastra, il viso ovale caratterizzato da una mascella ben definita che però, non induriva in nessuna maniera i suoi lineamenti perché addolciti da una spruzzata di lentiggini che adornava il suo naso perfettamente diritto; aveva degli occhi arrotondati leggermente tirati, di un azzurro...forse ceruleo, un colore a me tutto nuovo.
Mi soffermai poi sulla ciocca di capelli che ricadeva morbida in prossimità della sua fronte.
Una ciocca che componeva una chioma biondo cenere, lasciati al naturale ancora leggermente umidi: 'Ha probabilmente fatto la doccia da poco' pensai.

Una leggera barba, ben curata, contornava il suo viso rendendolo mozzafiato.
Aveva delle labbra rosee, non troppo carnose, con un arco di cupido pronunciato.

"Non sono qui per lui Sophia"

La sua voce profonda mi riportò alla realtà; mi si accapponò la pelle.
Come sapeva il mio nome?

Dio mio, ne parli come se fosse un mistero, capisci chi è tuo padre? Ricordi di chi sei figlia?

Mi ritrovai a dare ragione alla mia coscienza, ma comunque a chi passerebbe per la mente di presentarsi a casa di qualcuno così alla bell'e meglio?

Ma cosa più brutta, imporre la tua presenza e spaventarmi.

Non sapevo se il suo intento fosse quello, ma lo stava facendo.

Tu una domanda ti devi fare, a chi viene in mente di aprire nuda?

Ignorai le lamentele della mia coscienza, che vertivano solo sul mio asciugamano legato in vita.

"Ci conosciamo?" chiesi cercando di sembrare il più calma possibile, non dovevo perdere il controllo, non avrei concluso nulla agitandomi...dovevo mantenere la calma.
Altrimenti tutto questo mi si sarebbe rivoltato contro.

"Oh no, io e te non ci conosciamo affatto, non ci siamo nemmeno mai visti per caso, ma so chi sei tu e chi è la tua famiglia" si fermò un momento per prendere una sigaretta che portò alle labbra ed accese velocemente, normalmente mi sarei lamentata...odio il fumo, ho obbligato mio padre a smettere ed è stata l'unica cosa che abbiamo fatto per me dopo anni; inspirò ed espirò il fumo e riprese il discorso: "Se credevi di conoscere la tua famiglia, ti sbagli...non hai nemmeno scartato il libro"

Dire che questa situazione è assurda...è poco.

Un uomo che non conosco mi piomba in casa e mi dice che io non so nulla di ciò che mi appartiene.

Pensaci potrebbe avere ragione

Cosa stai insinuando? Adesso ha pure ragione

Sono giorni che il diario di mamma parla di cose strane...persone e situazione che non conosciamo, e se lui fosse la chiave di tutto...

...capirei l'odio nei miei confronti.

Alzai lo sguardo verso i suoi occhi, non traspariva nessuna emozione.
Si avvicinò a passo felpato, facendomi sobbalzare e quasi cadere l'asciugamano.

"Posso dirti ciò che vuoi mia regina" disse sfiorando la mia guancia con il dorso di due dita. È come se avesse capito a cosa io stessi pensando e mi avesse risposto. Lasciai perdere l'insignificante appellativo che mi aveva affibbiato, cercai di carpire qualcosa dai suoi occhi grazie alla poca distanza che c'era tra noi.

Dovevo capire cosa volesse da me a tutti i costi.

Alzai lo sguardo e mi avvicinai, lo vidi deglutire, sorrisi vittoriosa tra me e me anche se non si scompone comunque, dissi sussurrando alla distanza di un palmo dalle nostre labbra: "La regina va a vestirsi, visto che non sono nella 'giusta mise' " dissi avvicinandomi alla porta d'ingresso e aprendola lo invitai ad uscire.

Alzò le mani in segno di resa.

"Vado via, ma non finisce qui piccola"

Andò via chiudendo la porta dietro di sé.

Appoggiai la mia schiena alla porta e iniziai a respirare regolarmente come non avevo fatto in sua presenza.

Cosa diavolo era successo?

Quanto tempo è durato tutto questo?

Alzai lo sguardo al cielo e l'occhio cadde sull'orologio posto sulla parete adiacente al salotto.

"Cristo sono in ritardo" dissi a me stessa mentre salivo velocemente le scale.

Scusate l'enorme attesa, spero piaccia.
-sara






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