Mi dicono che sia trascorsa qualche settimana da quando sono qui. Mi dicono che sto migliorando, ma so che mi mentono. Non posso migliorare, non senza lui. Le giornate qui passano a rilento tutte uguali. Passeggiate all'aperto, conversazione con i terapeuti e socializzazione fra i pazienti.
Non riesco a sopportarlo ma lo faccio. L'unico momento della giornata, in cui ho scoperto di sentirmi meglio, è quando la mia nuova amica viene a trovarmi. Denize, viene da me tutte le sere. Mi porta sempre qualcosa da mangiare, e nonostante io tocchi poco e niente, mi ascolta e mi lascia parlare, molto di più di quanto non faccia con amici o parenti. Il problema è che tutti quelli che amo e che conosco, mi ricordano dannatamente la persona che mi ha portata a stare qui. In più mi dicono continuamente di farmi forza e superare il dolore, come se per loro io volessi crogiolarmi nella mia disperazione e nei miei incubi. Come posso andare avanti se la mia testa è cosi piena di noi due?
«Dimenticalo» mi dicono, come se potessi schioccare le dita e farlo per magia. La verità e che non voglio dimenticarlo. La verità è che lo amo ancora e confido in un suo ritorno. Ecco perché Denize, è l'unica persona con la quale sento di potermi aprire e raccontare tutta la mia storia, tutto l'amore che ho dentro. Lei non lo conosce, non sa quanto sia stato bello e profondo il nostro amore. E così io parlo. Le racconto ogni cosa, perché la nostra storia è una di quelle che vanno gridate al mondo intero. Le racconto tutto. Ma raccontare di noi mi fa male, ogni giorno sempre di più. Specialmente quando le racconto l'ultima volta in cui ho visto i suoi occhi.
Questa sera la mia amica mi ha sorpreso. È venuta da me con una cosa diversa dal cibo. Mi ha portato un regalo. Un taccuino. «Agnellino, non avere paura. È un regalo». Alla vista di quel dono, sento il mio corpo immobilizzarsi. Non capisco. Perché un diario? Eppure lei sa quanto stia soffrendo per ciò che ha fatto. Per ciò che ci ha fatto.
«Grazie Denize, è molto bello, ma.. non lo voglio». Provo a parlare con voce chiara, ma tutto ciò che ne viene fuori, è una copia sbiadita della mia voce di un tempo. Ancora una volta, non ha nessun colore. «Sanem, tranquilla è una terapia che vorrei tu provassi. Vorrei che tu prendessi questo diario e scrivessi tutto ciò che vuoi. Qualunque cosa. Io credo che ti farà bene. Prova a scrivere cose nuove. So che hai molta immaginazione, usala per scrivere».
Denize posa il diario sulla mia scrivania, mi da un bacio sulla guancia e va via. Mi siedo sul letto, e con uno sguardo torvo guardo quell'oggetto a lungo, come se potesse aggredirmi. Scrivere era da sempre una cosa che faceva parte di me. Avevo da sempre scritto racconti, storie e poesie. Amavo tutte le parole che riuscivo a tirare fuori dall'inchiostro. Da quando era andato via, ma forse anche un po' prima, avevo completamente smesso di imprimere su carta i miei pensieri.
È solo una terapia, posso gestirla. Mi alzo lentamente dal letto, e altrettanto lentamente mi avvicino alla scrivania. Allungo una mano verso quell'oggetto tanto familiare e tanto terrificante che mi ricorda la mia fine. Lo afferro e inizio a scorrere con il dito il dorso. Mi siedo alla scrivania e apro quel diario vuoto che aspetta di essere riempito. Apro il cassetto e tiro fuori una penna. La guardo, quasi aspettando che si trasformi in una piuma. Come quella che mi aveva regalato..Can.
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GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)
FanfictionCosa succede a due anime quando, a causa di una tempesta, sono state costrette a dividersi? Può un amore, che sembrava fosse inossidabile, sopravvivere ad una separazione di un anno? "Vai via" "Addio" La storia di Can e Sanem riparte da qui. Nuovi...