Capitolo 24

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La notte appena trascorsa era stata difficile e interminabile. Colin aveva aspettato di riprendersi in quel vicolo, prima di tornare a casa. Era notte fonda, e la consapevolezza che avrebbe trovato il padre già a letto gli aveva leggermente risollevato il morale. Aveva fatto comunque attenzione, infilando la chiave nella toppa e girandola per aprire la porta. Non voleva rischiare di svegliarlo, non voleva dover dare spiegazioni che non avrebbe potuto dargli. Era andato dritto in camera, prendendo dal bagno un asciugamano pulito e dell'acqua ossigenata con cui pulirsi al meglio. Aveva poi provato a dormire, senza successo. Le parole di Jim gli avevano tenuto compagnia fino all'alba, quando aveva deciso di alzarsi, lavarsi velocemente e uscire, lasciando al padre un breve biglietto in cui si scusava e giustificava quell'assenza mattutina con un'interrogazione improvvisa che aveva dimenticato. Sapeva che la sera avrebbe dovuto spiegargli quei lividi in faccia, non avrebbe potuto rimandare ulteriormente.

Arrivando a scuola, notò una pace che mai circondava quell'edificio, sempre pieno di studenti frenetici e urlanti. Se ne beò alquanto, sedendosi su una delle panchine del cortile. Il primo ad arrivare fu il preside Glenn, che lo guardò di sbieco. Sicuramente si stava chiedendo come mai avesse il viso tumefatto, ma non si fermò a fare domande. Tutto ciò che succedeva fuori dal Moonlight High School non lo riguardava, erano anni che si ripeteva quel mantra. Colin, comunque, ne fu sollevato. Non voleva dare spiegazioni anche al preside. In fretta, il sole illuminò l'intero spazio antistante la scuola, scaldandolo un po'. Colin si sistemò meglio sulla panchina, chiudendo gli occhi e alzando il volto verso la luce. Non amava particolarmente il caldo, ma quel tepore lieve di inizio autunno riusciva a rasserenarlo.

Quella calma, comunque, durò poco. I primi studenti cominciarono ad arrivare, creando intorno a lui un vociare che gli arrivò ovattato. Quel calore piacevole stava conciliando il suo sonno, e dopo una notte passata totalmente con gli occhi sbarrati, quei pochi minuti gli sembrarono ore. Non aveva mai avuto problemi ad addormentarsi, e lo avrebbe fatto anche lì, con la testa penzoloni e le braccia incrociate al petto, se le urla spaventate di Mina non lo avessero svegliato.

«Cosa cazzo ti è successo?» strillò, vedendolo da lontano. Colin, riconoscendo la voce, aprì gli occhi, portando una mano davanti al sole per coprirlo e vedendola correre impaurita verso di lui.

«Buongiorno» disse divertito «Dormito bene?»

«Non provare a cambiare argomento, non mi incanti» lo ammonì lei, rimanendo in piedi davanti al ragazzo con sguardo severo e denti serrati. Era davvero preoccupata, e più analizzava ogni centimetro del viso di Colin più la paura aumentava. Era talmente terrorizzata che quasi dimenticò i dissapori del giorno precedente e tutta la chiacchierata con Micol al Cinquecento Lire.

«Rissa da bar» minimizzò lui, alzandosi e stiracchiandosi un po'. Si sentiva tutto indolenzito, colpa delle botte e del poco riposo. Prima di incamminarsi, si massaggiò leggermente le tempie, con gli occhi di Mina sempre puntati addosso.

«Rissa da bar?» chiese sconvolta «E cosa ci facevi in un bar in piena settimana? C'è la scuola, dovresti stare a casa a studiare» lo rimproverò ancora, facendogli alzare gli occhi al cielo. Provò anche a divincolarsi, camminando tra la folla, ma la ragazza non lo mollò un attimo, allungando il passo pur di tenere il suo.

«Non sei mia madre» rispose lui, annoiato. Lei lo bloccò per un braccio, costringendolo a guardarla negli occhi. Era difficile, per Colin, mantenere la calma quando gli occhi di Mina incontravano i suoi. Avrebbe voluto baciarla, stringerla, raccontarle ogni problema. Non lo fece, comunque, convinto che il silenzio fosse la via migliore.

«No, ma sono tua amica. E mi preoccupo» ribatté lei, sicura.

«Davvero?» chiese lui, con tono di sfida. Quella risposta fu pungente, tanto da far indietreggiare leggermente Mina, colpita nel vivo. Ne dubitava ancora, nonostante gli ultimi giorni? Lui voleva solo allontanarla, ferirla un po' per chiudere quella conversazione, consapevole che avrebbero chiarito ma quel "davvero" la rattristò istantaneamente. Tuttavia non ebbe il tempo di rispondere perché una Micol furiosa e terrorizzata li raggiunse. Anche lei, da lontano, aveva notato il volto di Colin. La sua voce, come quella di Mina, era improvvisamente diventata acuta e fastidiosa.

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