17. Rose

8 1 0
                                    

Quella notte feci uno strano sogno: ero al castello di Re Manuel e stavo nella mia cella quando, dalla finestra, mi chiamò una voce familiare: era Rose!

- Finalmente sei tornato! Ma dove eri finito? Ti ho cercato dappertutto, - mi disse un po' irritata ma con quegli occhi dolcissimi.

- Cosa? Ma sei reale? - affermai, alzandomi dal letto.

- Questa è bella: ti sembro un sogno?

- Beh, tu sei sempre un sogno di ragazza!

- Oooh, adulatore! - arrossì la mia aliena. Iniziò a piovere ed immaginai un sottofondo di musica jazz, ed entrambi ci ritrovammo seduti ad un caffè di New York. Una cameriera dagli occhi piccoli e due treccine che le arrivavano sino ai seni ci servì del tè caldo con la buccia di limone sopra e un piattino di biscotti al burro.

- Che posto romantico per il nostro primo appuntamento! - disse sorridendo Rose accarezzandomi il braccio. Eravamo seduti ad un tavolo per due, vicino alla vetrina e guardavamo il traffico della Grande Mela bagnato di pioggia. Davanti a noi si fermò un taxi e scese una bella signora tutta impellicciata, tenendo in grembo un Chihuahua addormentato. Entrò in caffetteria e si sedette accanto a noi: ordinò una torta di mele e una cioccolata calda. La cameriera, premurosa, portò pure una ciotola di acqua per il cagnolino. Ogni volta che la cameriera prendeva un ordine le si formavano due buffe fossette sulle guance, quanto erano dolci.

- E così io non esisto, - affermò la mia aliena, guardandomi con tristezza. Cercai di ignorare il suo sguardo, ma non ci riuscii: era così bella e attraente da farmi impazzire. Le presi la mano e ci intrecciammo le dita.

- Già. Credimi, è stato un trauma anche per me. Ormai non riesco più a distinguere i miei sogni dalla realtà. Pensa, degli alieni mi hanno catturato e congelato per trent'anni! Ti pare normale?

- E si sono nutriti dei tuoi sogni, quindi mi conoscono!

- Certo! - risposi, e non riuscii a staccare i miei occhi dai suoi. Nel frattempo non pioveva più e i newyorkesi chiudevano i loro ombrelli. Ne passò uno tutto giallo: sotto vi erano una coppia di amanti, sembravano felici.

- La Terra è stata sottomessa da questi criminali da così tanti anni che le città ormai sono abbandonate a se stesse, sembra di essere nel film 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra.

- Cosa succedeva in questo film? - chiese incuriosita Rose, divorando un paio di biscotti a forma di cuore.

- Il protagonista, interpretato dal grande attore Charlton Heston, è un medico ed è l'ultimo essere umano sopravvissuto a una pandemia batteriologica che ha trasformato l'umanità in una sorta di vampiri, difatti di giorno non possono uscire allo scoperto e lui ne approfitta per cercare cibo e beni di prima necessità. Di notte, infatti, è costretto a rinchiudersi in casa per evitare di essere catturato da Loro.

- E tu ti senti come questo medico, vero?

- Beh, non proprio. Sono entrato in questa scuola militare dove stiamo cercando, assieme ai miei commilitoni, di risvegliare più umani possibili dalla schiavitù dei Parassiti ingordi dei nostri sogni, e ho da poco conosciuto i superstiti di questa città che vivono... - mi interruppi, perché mi venne un presentimento: e se questo sogno fosse un trucco utilizzato dagli Invasori per svelare il segreto della comunità del prof Andersen? Lingua mia taci! Dovevo risvegliarmi prima di farmi scoprire. Mi alzai e tentai di uscire dalla caffetteria, ma Rose mi bloccò davanti alla porta e mi baciò: fu un lungo e appassionato bacio tra due amanti che non si vedevano da molto tempo.

- Rose, piccola Rose... Questo credo che sia un addio! - le mormorai, accarezzandole le guance e asciugando le sue lacrime.

- Non andare via... Resta ancora, - affermò quasi piangendo la ragazza, ma io ero già uscito fuori, dove si era fermata una limousine nera.

- Entra! - disse la voce dentro l'auto, e non era certo un invito. Mi bloccai: dove potevo rifugiarmi? Rose era ancora dentro al bar, in un mare di lacrime. La signora con la pelliccia la stava consolando e il cagnolino abbaiava verso di noi. Dall'altro lato della strada spuntarono dei poliziotti minacciosi e armati di bastoni: ce l'avevano con me?

- Entra, sono io! - disse la voce che finalmente riconobbi: era quella di Will.

- Will? Ma che sta succedendo? - affermai gettandomi dentro l'auto e chiudendo il portello appena in tempo: i poliziotti erano già sul posto e provarono ad entrare. L'auto accelerò e ci immergemmo nel traffico.

- Ci hanno scoperto. Ti sto parlando tramite un congegno che è in grado di entrare nei tuoi sogni. Ci hanno catturato, Brave! Liberaci, svegliati e liberaci! Sei la nostra ultima speranza!

BraveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora