Hogwarts, 30 ottobre 1981
Sognava di scappare. Di scappare o di lanciarsi nel vuoto in quel momento, dalla cima della torre. Voleva porre fine alla sua vita piuttosto che doverlo fare. Guardò negli occhi l'anziano mago di fronte a lui: occhi glaciali, impassibili, da cui non trapelava un briciolo di paura di morire. Gli occhi di Crater, invece, erano iniettati di sangue. Bruciavano a causa delle lacrime che fitte gli scendevano copiosamente sul viso dall'incarnato grigiastro. Un volto spento, di una persona al limite. Non dormiva e non mangiava da giorni. Non se lo sarebbe mai perdonato.
"C'è sempre possibilità di scelta, Crater. Voglio solo che tu sappia questo." ribadì saggio con una fermezza impressionante il vecchio preside di Hogwarts, Albus Silente.
Dalla bocca di Crater scappò un singhiozzo. "Non è vero, non per me, mi creda." controbatté esausto. La bacchetta di peccio scura e dal nucleo di corde di cuore di drago gli tremava nella mano destra. Il suo braccio, teso ormai da minuti interi, iniziava a fargli male. Bramava nella sua mente il pensiero che Silente potesse afferrare la sua bacchetta di sambuco che qualche minuto prima Crater aveva scaraventato via cogliendolo all'improvviso con un Expelliarmus, e potesse pronunciare un Avada Kedavra contro di lui. Non si era mai vergognato così tanto e non si era mai sentito un essere più vile.
"Si può tornare indietro, credimi!" insistette l'anziano preside. Crater invece, rise nervosamente alle sue parole. In risposta, alzò velocemente la manica della sua giacca nera, e lasciò scoperto l'avambraccio sinistro. Sulla sua pelle chiarissima, risaltava l'inchiostro nero del marchio dei Mangiamorte. No, non poteva tornare indietro.
"Se tu avessi voluto uccidermi, l'avresti già fatto." Silente lo provocò. Dal suo volto pieno di rughe non traspariva nemmeno un'emozione.
Crater non colse nemmeno il tentativo di Silente di sminuire le sue capacità in quel momento. Nella sua memoria, erano proiettati all'infinito i suoi ultimi momenti a casa, appena qualche ora prima: il volto pieno di apprensione di sua moglie Lilith e il faccino di sua figlia di appena sette mesi non gli davano pace. Si maledisse di essere così emotivo.
"Crater, abbassa la bacchetta." gli intimò ancora.
Fallo, Crater, coraggio. Il sussurro del Signore Oscuro gli rimbombava nelle orecchie. O lui o tua figlia. Non c'era più tempo.
"Mi dispiace, professore." mormorò, e in quel momento impugnò meglio la bacchetta, con più fermezza. Silente chiuse gli occhi. Se avesse dovuto morire così, giustiziato per mano di Crater Langdon, l'avrebbe accettato e avrebbe affrontato la morte con il coraggio che l'aveva sempre contraddistinto.
"Expelliarmus!" sentì urlare. Poi un urlo di dolore, e poté udire un corpo lasciarsi cadere per terra. Silente riaprì gli occhi. Crater era crollato per terra, lasciatosi andare in un pianto inconsolabile e con urla strazianti. A pochi metri da lui, alla sua destra, vi era Lucius Malfoy, che impugnava ancora la sua bacchetta contro di lui.
"Stia dietro di me, professore." gli disse, e nel frattempo gli riconsegnò la bacchetta di sambuco che aveva perso.
"Lucius..." mormorò tra i singhiozzi Crater, guardando afflitto il suo amico.
"Per fortuna sono arrivato in tempo." affermò Malfoy, con un ghigno maligno. "Professore, mi duole fortemente quello che le è appena successo, ho fatto il possibile per evitare questa tragedia." continuò, rivolgendosi ad un Silente ancora confuso e non ben conscio di ciò che stesse davvero accadendo.
"Sì, grazie Lucius..." rispose tentennante. In quegli istanti, parte dell'Ordine della Fenice, l'esercito di Silente, accorse sulla cima della torre: Remus Lupin, Rubeus Hagrid e Severus Piton assistettero alla caduta di Crater Langdon.
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Scelte sbagliate || Draco Malfoy
FanfictionOphelia Lyra Langdon, figlia del purosangue Serpeverde Crater Langdon e della mezzosangue Serpeverde Lilith, è una studentessa di Hogwarts, sorprendentemente smistata tra i Corvonero dopo una generazione di serpi. Ophelia è fin da subito tristemente...