23 - «Ci siamo solo io e te.»

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smut

Capitolo 23

Taehyung

Il tempo sembrava non scorrere mai dentro quella noiosa stanza in cui ero ricoverato, gli unici momenti che apprezzavo erano le visite di Jungkook. Il piccolo non si lasciava sfuggire nessuna delle due occasioni giornaliere per raggiungermi, sia all'ora di pranzo che all'ora di cena. Si sedeva affianco alle mie gambe, mi raccontava quello che gli succedeva mentre passava le dita tra i miei capelli e di tanto in tanto si sporgeva per intervallare le parole con degli affettuosi baci sulle labbra; si prendeva cura di me, parlava coi medici per essere direttamente a conoscenza di come sarebbe andata la guarigione, aveva di nuovo indossato i panni di un fidanzato protettivo che aveva intenzione di restarmi accanto. Voleva ricominciare daccapo, desiderava tornasse tutto come prima e mi aveva perdonato, solo che io non avevo fatto i conti con me stesso. Nella mia testa fiorivano ancora le parole di Felix che ribadivano fossi colpevole della sofferenza che gli avevo causato, non riuscivo a trovare pace all'idea lo avessi fatto star male in un modo smisurato, per non parlare di come mi detestavo per averlo portato a vivere quelle scene strazianti. Adoravo le sue attenzioni e da una parte ero contento volesse ancora stare con me, dall'altra non sapevo se fosse la cosa giusta: avevo commesso un errore troppo grande, non meritavo affatto una seconda possibilità, non ero degno di avere ancora il possesso di quel cuore così puro che era tornato a battere dopo che proprio io lo avevo distrutto.


La Vigilia di Natale arrivò in fretta e Jungkook non saltò l'appuntamento neanche con l'impegno di dover accogliere i suoi genitori a casa, preferì farmi compagnia per quanto gli era concesso. La serata era già illuminata dal suo arrivo, diventò perfino più lucente quando annunciò mancasse poco alla mia uscita.

-I dottori hanno detto che dovrai prendere un bel po' di farmaci e fare delle medicazioni, tornerai ad avere una vita normale ma non dovrai sforzare troppo il braccio destro. Non fa nulla, ti aiuterò io a portare le valigie per Seoul!- esclamò entusiasta mentre mi aggiornava.

Spalancai gli occhi. -Che? Valigie? Seoul?- alzai la nuca dal cuscino e inarcai un sopracciglio. Non avevo la minima idea di cosa stesse dicendo.

L'altro si portò le mani sulle labbra, rimpiangendo di non poter mangiarsi le parole cacciate fuori per sbaglio. -Ops... buon Natale, Tae.-

Fu proprio così che scoprii il mio regalo, ecco spiegata anche la sua esagerata allegria nel sapere sarei uscito in tempo per Capodanno. Saremmo partiti il 30 Dicembre per trascorrere tre giorni nella capitale e visitarla come una tranquilla coppia innamorata alle prese col primo piccolo viaggio insieme. Seguii attentamente i suoi progetti con un sorriso costruito sulle labbra, ignorai il modo in cui il mio stomaco si chiuse. Il minore era così felice e mi ero sforzato di apparire allo stesso modo ma, quando rimasi solo nella stanza, smisi di trattenermi e diedi sfogo alla mia reale reazione con un pianto soffocato sul cuscino.

La verità era che non me la sentivo di andarci, non riuscivo più neanche a prendere l'iniziativa di sfiorarlo, accarezzarlo o baciarlo come lui faceva con me, perfino le nostre conversazioni erano mandate avanti solo da lui. Forse pensava non ricambiassi i suoi gesti per stanchezza o dolore, non avrebbe mai potuto aspettarsi cosa si celava dietro quella freddezza e io non avevo il coraggio di accennare una singola parola su quello che tenevo dentro, per questo mi ritrovai a trascinare con difficoltà la valigia alla stazione di Busan senza la minima opposizione.

Jungkook si accorse di me, notò non riuscissi ad usare il braccio sinistro con scioltezza e si diresse nella mia direzione. -Tae, ti aiuto io!-

-Non preoccuparti, so cavarmela.- risposi.

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