CAPITOLO 14

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Sono minuti interi che Niccolò cerca Meredith. Si è addirittura intrufolato nel bagno delle signore per cercarla, ma di Meredith nessuna traccia.
"Nì, te vedo inquieto" - è Adriano a parlare mentre raggiunge Niccolò al bancone dello champagne per riempire nuovamente i bicchieri.
"Non riesco a trovare Meredith" confessa Niccolò agitato, continuando a fare una panoramica di tutta la sala.
Adriano gli da di gomito e "Certo, se n'è andata una ventina di minuti fa. Ha detto alla madre che doveva andare a cercare una persona" gli riferisce Adriano, versandosi dello champagne. Niccolò si volta verso l'amico e lo prende per le spalle, impedendogli di bere il suo champagne.
"Sei serio?" - Adriano annuisce, "Cazzo!" esclama Niccolò, portandosi le mani nei capelli.
"Che c'è?"
"La conosco quella sconsiderata, avrà fatto qualche cazzata!" sbotta Niccolò. Sicuramente avrà fatto qualche cazzata.
Adriano lo guarda senza capire.
"Qualche cazzata?" domanda mentre Niccolò annuisce cercando di pensare, "Tipo?" chiede nuovamente Adriano.
Niccolò chiude gli occhi cercando di pensare. Poi, d'un tratto, "Tipo seguire la signora Remor" mormora con tono agitato, muovendosi affannosamente.
"Seguire la signora Remor?" - Adriano è più confuso che mai. Niccolò annuisce, afferrandolo nuovamente per le spalle e facendogli sporcare la comica bianca con un po' di champagne. Per quella sera Adriano capisce che è meglio posare lo champagne prima di che ci si faccia la doccia.
"Sì, seguire la signora Remor. È tropo complicato da spiegare, ma ora devi seguirmi. Ho un brutto presentimento ed ho paura che si sia cacciata nei guai" - lo sguardo di Niccolò è implorante e la paura attraversa i suoi occhi marroni. Adriano non ne capisce il senso, ma sente che c'è qualcosa di grande in ballo. Così lascia perdere lo champagne e annuisce mentre Niccolò si fa spazio tra la folla.
"Comunque," tenta di rassicurato Adriano, "vedrai che non si sarà cacciata in nessun guaio! Cosa potrebbe accaderle in una nave in mezzo all'oceano?"




"Ecco fatto!" esclama l'uomo, apponendo l'ultima firma su quel testamento e rileggendolo ad alta voce, "Io, Josephine Remor, lascio tutti i miei beni, le mie aziende, le mie azioni ed il mio patrimonio a Asor Remor, mio marito" - il tono che ha è il tono compiaciuto di chi riesce a portare a termine il suo piano.
"Così è questo che volete fare, vero? Arricchirvi sulla pelle degli altri" sono le parole sprezzanti che Meredith vomita con assoluta sincerità sull'uomo davanti a lei. L'uomo le ha tolto il bavaglio, minacciandola di farle fare la stessa fine della signora Remor se avesse provato a gridare.
Ora tutto le tornava chiaro, ma a delucidarla sul piano malvagio è proprio lo stesso Baskerville - o forse a questo punto è meglio chiamarlo Remor, dato che è il figlio del signor Asor Remor - che si volta verso di lei con fare compiaciuto. Mentre cammina per la stanza e poggia il testamento sul tavolo in marmo, dopo aver falsificato la firma, "Sei furba ragazza," si complimenta, poi "Diciamo che sto cercando di far riavere alla mia famiglia ciò che è sempre stato nostro"
"Alla tua famiglia? Tua madre e il signor Remor sono divorziati"
"E no! È qui che ti sbagli!" esclama l'uomo, prendendo una sedia e posizionandosi di fronte a Meredith. Poi sorride, "Mia madre e mio padre non si sono mai separati. Sono sempre stati insieme. Un giorno uno stronzo ci portò via tutta l'eredità e quando scoprimmo che era il marito della sorella di lei," - ed indica la signora morta a terra, "Mio padre e mia madre hanno deciso di fingere il loro divorzio. Mio padre ha sposato questa donna, se l'è lavorata per bene per farsi intestare tutto ed ora che è fuori dai giochi finalmente siamo di nuovo ricchi!" spiega con convinzione, lanciando uno sguardo famelico alle cosce scoperte di Meredith. Il bestione le era risalito fino a metà coscia e si sentiva estremante nuda, ma con le mani legate non le era possibile coprirsi.
Con le lacrime secche sulle guance e gli occhi rossi per il pianto, "E perché avete dovuto uccidere le altre donne?" domanda ancora la ragazza.
"Se fossero rimaste in vita quelle sue ex mogli, mio padre sarebbe stato costretto a dividere anche con loro tutti questi soldi, per mantenerle" delucida lui con sguardo orgoglioso del piano ben congeniato.
"Quindi sei stato tu ad ucciderle? E allora come-" Meredith si blocca, inorridendo davanti all'uomo che le lancia sguardi viscidi, "Come è possibile che ho sentito una donna urlare quando è stata uccisa la seconda ex moglie del signor Remor?"
"Facile," - fa spallucce l'uomo, "La donna che si trova nella camera sorvegliata, la 22, be', è lei che abbiamo pagato per gridare e per depistare il detective Geronimo. Ma non mi sarei mai aspettato che una ragazza così bella si sarebbe messa in mezzo" mormorar, avvicinandosi di qualche centimetro a Meredith.
La ragazza gli lancia uno sguardo di fuoco, stringendo i denti. Adesso torna tutto. Ogni singolo pezzo del puzzle è al suo posto. Deve solo trovare il modo per uscire di lì. L'uomo continua a guardarla senza vergogna e Meredith si sente troppo esposta.
"Perché mi hai raccontato tutta la verità?" domanda poi lei, cercando di dimenarsi. L'uomo le poggia una mano sulla spalla e si avvicina al volto di Meredith, "Perché tanto ucciderò anche te" le sussurra avvicinando le loro fronti e Meredith ha un tuffo al cuore e le lacrime stanno di nuovo premendo per uscire, ma per orgoglio decide di ricacciarle indietro. Digrigna i denti, cercando di mettere a tacere la paura.
"Bastardo!" sputa Meredith in un impeto di rabbia, scatenando però la risata dell'uomo.
"Ah, ragazzina," sussurra lui, sfiorandole le labbra con la punta dell'uncino, "Quante cose potresti fare con questa bocca, invece che parlare..."
Meredith sente il disgusto per quelle parole e le viene anche da dare di stomaco per la paura. Se quelle parole gliele avesse dette il suo compagno di squadra, il suo Niccolò, ora sentirebbe l'eccitazione invaderla, invece è solo un lurido cinquantenne a sussurrarle e la paura che possa farle del male l'attanaglia.



"Abbiamo setacciato tutta la sala, tutta la camera, ovunque. Non c'è"
"Non può essere sparita!"
"Proviamo i piani superiori allora!"
Ed è tra un'esclamazione e l'altra che Niccolò ed Adriano raggiungono il penultimo piano. Hanno setacciato tutta la stanza di Meredith, ma di lei nessuna traccia. Niccolò è disperato. Ha una sensazione sgradevolissima all'altezza dello stomaco e non gli piace per niente. Vuole averla tra le braccia, stringerla, sentirne il profumo, toccare i morbidi capelli e anche farla arrabbiare. Vuole sapere che Meredith sta bene.
"Io vado a destra, tu a sinistra. Ci rivediamo alle sca-" stava dicendo Adriano quando Niccolò si abbassa di getto e "Cazzo!" esclama per l'ennesima volta in quella serata.
"Che c'è?" si avvicina Adriano mentre Niccolò solleva un paio di scarpe nere con tacco per poi guardare Adriano con sguardo allucinato, tanto da spaventare quest'ultimo, "Nì, che c'hai?" ripete l'amico, "T'hanno spaventato sti tacchi così alti? Tranquillo che non te li devi mette te" tenta di sdrammatizzare Adriano, ma Niccolò scuote vigorosamente la testa.
"No Adrià, questo so le scarpe sue," mormora, "È qua da qualche parte" - Adriano strabuzza gli occhi, accorgendosi davvero della gravità della situazione.
"Aspetta, se non me sbajo la signora Remor alloggia in una de ste camere"
"Quale?"
Adriano scuote la testa, "Non lo so, ma sono tutti nel salone per il gala. Bussiamo a tutte le porte e l'unica ad aprirsi sarà la stanza della signora Remor".

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