Non seppe per l'esattezza quanto tempo aveva trascorso rinchiusa in quel buco fatiscente, lo stomaco iniziava a ribellarsi ai morsi della fame e lamentandosi andò a massaggiarlo, sperando di attenuare in parte quella tortura.
Aveva le labbra arse e la gola stretta nel bisogno di dissetarsi.
Decise di alzarsi, camminare un po', sgranchire le gambe atrofizzate dal poco movimento.
Il vestitino oramai logoro aveva bisogno di una ripulita, come anche lei d'altronde.
I suoi bei capelli lucenti si erano trasformati in un ammasso informe di nodi.
A fatica riconosceva le sue braccia, divenute piccole quanto le sue gambe, patire la fame era mostruoso e fino a quel momento non lo aveva ben compreso.
Spinta dalla disperazione salì quei gradini due alla volta e tentò invano di aprire quella porta che si affacciava sulla libertà, ma trovandola chiusa la frustrazione aumentò di livello. Con i pugni ben chiusi andò a battere prepotentemente sul legno duro.
Forte.
Insistente.
Le sue urla fungevano da colonna sonora.
«APRIMI, LASCIAMI USCIRE, HO DETTO DI FARMI USCIRE DA QUESTO POSTO!»
Urlava così tanto da non avere più fiato nei polmoni e la gola le bruciava.
Pianse, versando lacrime dal sapore amaro.
«Ti prego, non ce la faccio più.»
Sussurrò più a se stessa che all'uomo fuori.
Si accasciò dietro la soglia, oramai priva di forza, spoglia perfino della volontà di combattere.
Quando però il suono di una serratura la raggiunse, fu fulminea nell'alzarsi e asciugare gli occhi gonfi.
Quando l'alta figura si rivelò, Ella fu pronta a fronteggiarlo, celando bene il crollo emotivo che stava sopraggiungendo.
«Ne hai ancora per molto? Non hai presente quanto le tue urla possano causare disturbo?»
Negli occhi dell'uomo soggiornava disprezzo, rabbia e un altro sentimento ad Ella ancora estraneo.
«Ho fame, non chiedo nulla di così eccessivo.»
Franco la fissò in silenzio soppessando la sua richiesta, che non suonava poi così assurda.
Spalancò l'uscio mettendosi da parte: «Che tutto questo ti sia servito da lezione, osa ancora dissobedirmi e tutto ciò sarà niente in confronto.»
Ella stentava a credere ai suoi occhi e alle sue orecchie, l'aveva liberata.
Fissò i suoi occhi in quel paio glaciali che fuggirono da lei poco dopo.
Con una spinta la scostò da lui, spingendola verso la cucina.
«Mangia qualcosa e va subito a farti un bagno, starti vicino mi risulta impossibile.»
Ella non obiettò, né tantomeno si ribellò come faceva di solito dinanzi alle sue offese, qualcosa di strano aleggiava intorno e quel qualcosa la destabilizzava.Aspettò che si allontanasse da lui prima di correre verso la sua camera, un'ira incontrollabile a crescergli nel petto.
Spalancò un'anta e se la richiuse dietro con medesima violenza.
Quella donna, avvolta tra le sue lenzuola, dormiva tranquilla, ignara della battaglia che si stava combattendo nell'animo del suo amante.
Si accese una sigaretta, irrequieto inalò due, tre, quattro tiri di tabacco fino a distendere i nervi.
Andò ad affacciarsi alla finestra, posando i palmi sull marmo fresco, respirando a pieni polmori l'aria fresca, chiuse gli occhi, cercava in tutti i modi di scavare in fondo a sé stesso in cerca di quelle risposte che non se la sentivano ancora di venire a galla.
Improvvisamente due mani, alle sue spalle, lo accarezzarono lascivamente sotto la camicia, sfiorando l'addome piatto ricoperto da una leggera peluria, scendendo piano oltre il bordo del pantalone.
Un primo ansimo soddisfatto gli salì dalla base della gola librandosi nell'aria.
Quella mano tentatrice andò ad afferrare il nucleo pulsante del suo desiderio nascente.
Poggiando la testa sulla spalla della donna dietro si lasciò andare a quelle gradite attenzioni. Con fare esperto gli dava piacere e la sua mente fu finalmente libera. «Andiamo a letto.» Gli soffiò poi, nell'orecchio, seducente quanto il serpente che tentò Eva.
Ma quelle poche parole lo irrigidirono, tutta l'eccitazione del momento cessò, si dissolse come granelli di sabbia tra le dita.
Sgranò gli occhi sconcertato, era sicuro che dietro di lui non ci fosse quella dannata strega che scatenava ogni qualvolta il peggio di lui; ma allora perché le sue orecchie avevano udito quella vocetta bassa ma melodiosa?
Non se lo seppe spiegare.
Afferò la mano della donna con rabbia spintonandola lontana.
«Lasciami stare!»
Disse soltanto, non rivolgendole neanche uno sguardo.
Adirato con sé stesso uscì di casa, aveva bisogno di allontanarsi da tutto quello schifo, sentiva di stare impazzendo e voleva evitare a tutti i costi di perdere le redini delle sue azioni.
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Dangerous obsession
General FictionLa storia di un'ossesione malata che vedrà la lenta distruzione psiologica e fisica di una ragazza innamorata del proprio carnefice.