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"da quanto lo sai?" chiese il bicolore con tono quasi divertito.

"sin dall'inizio, ti stavo aspettando quando sei salito su quel palazzo e hai provato ad uccidermi la prima volta"

Tre settimane prima

Il verde stava in camera da letto quando ricevette un messaggio anonimo con una foto allegata. L'aveva preso alla sprovvista quell'informazione improvvisa. La foto ritraeva il suo assassino, in qualche modo lui era diventato il bersaglio di un famoso assassino e non poteva farci molto, tranne escogitare un qualsiasi modo per scampare alla morte e, perché no, provare ad uccidere il suo stesso assassino.

Uscì dalla camera da letto e andò in sala, dove si presentava una grande vetrata, storse la bocca, quello era proprio un punto perfetto per mirare alla sua testa e farlo fuori. Decise di sporgersi di poco e lo vide, il riflesso tipico del mirino che riflette la luce del sole. Sorrise, quell'assassino era talmente esperto che non si preoccupava di adempiere al proprio lavoro all'oscurità della notte.

Si guardò intorno ed escogitò al volo un modo per invogliare l'assassino a spostare il dito dal grilletto. Azzardò, ne era consapevole, ma qualcosa doveva fare, non poteva aspettare che quell'assassino si stufasse e abbandonasse la sua postazione in cima al palazzo di fronte.

Gli passò tra i piedi Puck, il gatto che aveva deciso di adottare qualche settimana prima, e si lasciò uscire un risolino. Nessuno uccide un ragazzo che coccola un gatto. Come si potrebbe mai mirare ad un ragazzo rischiando di colpire un povero, innocente gatto?

Lo prese in braccio e cominciò a passare la mano nel morbido pelo del suo gatto. Aveva un effetto calmante su di lui, era incredibile come la sua vita fosse migliorata dopo aver adottato quel felino. L'aveva trovato vicino a un cassonetto che cercava di racimolare qualche scarto commestibile e aveva deciso che, da quel giorno in poi, quel gatto non avrebbe più dovuto saltare dentro un cassonetto nella speranza di mettere qualcosa sotto i denti appuntiti.

Dopo un po', notò che il riflesso del mirino era sparito e decise di andare a prendere il cellulare abbandonato sul materasso a due piazze che occupava metà della stanza. Si lanciò a pancia in giù sul letto e sbloccò con l'impronta digitale lo schermo. Scorse i messaggi e rispose allo sconosciuto che l'aveva avvertito del suo assassino. Lo ringraziò dicendogli che aveva avuto già l'onore di esser stato preso di mira, letteralmente, dal suo presunto assassino e poi spense il cellulare e si girò sulla schiena, fissando gli occhi sul soffitto ridipinto da poco.

Si addormentò senza nemmeno accorgersene e si risvegliò dopo un tempo indeterminato. Si girò con gli occhi socchiusi e cercò di interpretare la posizione assunta dalle lancette dell'orologio appeso nella sua camera da letto. Mise a fuoco i numeri e si rese conto solo in quel momento che erano passate quattro ore, durante le quali avrebbe dovuto fare la spesa sia per lui che per Puck.

Si alzò di corsa e uscì dall'appartamento. Mentre correva si rese conto che pochi metri avanti c'era un ragazzo con la testa chinata in avanti, ma la cosa che lo colpì fu il colore dei capelli, era impossibile non riconoscerlo, chioma di due diversi colori, bianco e rosso, non aveva dubbi, quello era proprio il ragazzo catturato nella foto che gli era stata mandata quel giorno. Quello era il suo assassino e aveva passato quattro ore in prossimità del suo appartamento in attesa di ucciderlo.

Decise all'improvviso che quella era un'occasione più unica che rara per fare amicizia con il suo assassino e fare in modo che non lo uccidesse dal tetto di un qualche palazzo.

Corse e volontariamente andò a sbattere con la spalla contro quella piegata del bicolore.

Presente

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