Sono trascorse diverse settimane, e mi sento sempre ferma allo stesso punto. So di essere cambiata molto, ma dopo un dolore così forte dicono che sia normale. Ma non mi sento normale per niente. Non c'è nulla di normale da quando Lui non è con me. La mia vita è andata in cenere e così non posso andare avanti. Devo rialzarmi e risorgere dalle mie stesse ceneri. Come una fenice in punto di morte, mi sento bruciare e andare a fuoco, ancora e ancora. Non so quanto ci metterò per risorgere, ma devo provarci. Forse non risorgerò mai del tutto. Forse una parte di me resterà cenere per sempre, senza di Lui.
Ho scritto tanto in questo periodo, forse troppo. Ho scritto di Lui, di noi e di quello che eravamo; ho scritto di quello che avrei voluto avere con Lui e non avremo mai. Ho scritto di quello che ha fatto e di quello che vorrei facesse e non farà mai. Non riesco a dimenticare i suoi occhi, il suo gesto e il dolore che mi ha provocato. Vorrei odiarlo con tutta me stessa, vorrei dimenticarmi di Lui e del mio amore per Lui, ma non ci riesco.
Scrivo il mio taccuino e vedo Lui, vedo sempre Lui. In ogni pagina, in ogni frase e in ogni parola. Rivedo il suo viso gentile, i suoi occhi buoni, quegli occhi che dopo il suo addio avevano smesso di brillare. Quegli occhi che erano la mia linfa vitale, e anche provando con tutto quello che restava di me stessa, non avrei potuto cancellarli dalla mia mente. Voglio scrivere, scrivere ancora. Voglio stare bene, guarire. Voglio tornare ad essere quella Sanem che voleva andare a vivere alle Galapagos, quella che si meravigliava per qualsiasi cosa, quella che amava la vita. Voglio tornare ad essere tutto ciò che non sono adesso. Voglio tornare ad essere una ragazza spensierata, allegra, felice. Non voglio essere come sono ora: spenta, triste e disperata. Disperata perché non c'è, perché lui non tornerà, perché non mi ha chiamata nemmeno una volta. Disperata perché non so se sia vivo o morto. Oh Allah ti prego, fa che sia vivo, non posso pensare ad un mondo senza di lui
Mentre scrivo i miei occhi cadono sul mio polso. È diverso, pieno di bracciali e accessori. Non ne avevo mai portati cosi tanti prima, ma ho iniziato ad usarli da quando sono qui. Anche gli anelli ormai fanno parte del mio stile, mi piacciono. I miei capelli sono cambiati, sono più lunghi e a volte faccio fatica a tenerli sciolti, così li lego in dei grandi foulard. Il mio modo di vestire è totalmente cambiato, è diverso da ogni stile che io abbia mai provato prima. Preferisco uno stile comodo, poco formale, che mi faccia sentire a mio agio. Non mi guardo mai allo specchio poichè non mi piace quello che vedo, ma credo di apparire insolita agli occhi degli altri, anche se non ho mai dato importanza al giudizio delle persone.
Sento bussare alla porta. «Avanti» dico e dalla porta appaiono i miei genitori. Mi sorridono, lo fanno tutti, ma io continuo a sforzarmi. So di non avere un sorriso naturale. Quello è sparito con lui, quel maledetto giorno. Non ho più motivo di sorridere, neppure alla vista di mia madre e mio padre. «Sanem, figlia.. come stai?» Mio padre mi rivolge le sue parole con tutta la dolcezza che ha sempre avuto per me e per mia sorella. Nel suo tono c'è sempre della preoccupazione e mi sento in colpa. So di aver messo a rischio la sua salute in questi mesi, ma non potevo fingere di provare una serenità che non avevo più. Ma dovevo sforzarmi e mentire. «Ciao papà.. Ciao mamma». Mia madre mi osserva con i suoi occhi indagatori, alla ricerca di tutte le bugie che sto per raccontarle. «Sto bene papà, ma cosa ci fate qui?» il loro sorriso si allarga ancora di più. «Sono passati diversi mesi figlia mia, ci hanno appena chiamato per comunicarci che è tutto finito. Questa sarà la tua ultima settimana. Stai bene figlia, e potrai tornare a casa, non vediamo l'ora di riaverti con noi». Mio padre emanava gioia ovunque. «Sanem». Fu mia madre ad attirare la mia attenzione. Spostai lo sguardo da mio padre a lei e la osservai. «Figlia, cosa mi stai nascondendo?». Non posso dirle la verità. Distolgo lo sguardo dai suoi occh,i capaci di tirar fuori ogni verità dei miei ventiquattro anni di vita. Quegli occhi so che sarebbero capaci di farmi confessare ogni marachella fatta da bambina, e tutti i miei dolori di adesso. Abbasso lo sguardo sul diario lasciato sulla scrivania e opto per una mezza verità. «Nulla mamma, sono felice di sapere che uscirò da qui, ma non voglio tornare al quartiere». Tengo la testa bassa e con gli occhi la guardo sottecchi. Non so come appare la mia espressione, ma di certo non è quella della vecchia Sanem, la loro bambina spensierata. So di non aver detto tutta la verità a mia madre, ma come posso dirle che dentro mi sento bruciare ancora ripetutamente senza sosta? come posso dirle che sua figlia sarà per sempre guasta, e che nonostante stia provando a rinascere una parte di lei sarà per sempre morta? E come posso dirle che tornare in quella casa, a me cara, in quelle strade che sanno di Lui, sarebbe come infliggermi l'ennesima stilettata al cuore?
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GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)
FanfictionCosa succede a due anime quando, a causa di una tempesta, sono state costrette a dividersi? Può un amore, che sembrava fosse inossidabile, sopravvivere ad una separazione di un anno? "Vai via" "Addio" La storia di Can e Sanem riparte da qui. Nuovi...