Dopo quella sua richiesta non riuscii a trattenermi: feci congiungere le nostre labbra, premendole delicatamente sulle sue e circondandogli il collo con le braccia.
Il ragazzo le accolse cercando subito di approfondire, battendo lievemente con la lingua su di esse e sorridendo soddisfatto quando gli lasciai l'accesso, finendo con i fianchi attirati ai suoi e le spalle staccate dalla scomoda porta.
La mano che mi aveva avvicinato iniziò ad addentrarsi piano piano sotto la mia maglietta, prima accarezzandomi la pelle nuda della schiena e poi passandola sull'addome, lento, facendomi riscuotere da numerosi brividi fino alle sue labbra.
«J-jungkook, le tue mani sono fredde» sussurrai staccandomi lievemente con la pelle d'oca in entrambe le braccia; e lui, di ripicca, con un sorriso di sfida fece scorrere anche l'altra mano su un mio fianco, facendomi contrarre sotto il suo tocco.
«Non sono le mie mani ad essere troppo fredde, ma il tuo corpo ad essere troppo accaldato».
Le sue dita iniziarono così a tamburellare sulla mia pelle, scorrendo verso l'alto e poi verso il basso dandomi la sensazione di tante piccole formiche camminarmi sulla vita.
A causa di quel piccolo solletichio mi storsi un po' e lasciai sfuggire una lieve risata dal fondo della mia gola,
facendo sorridere più ampiamente il bel carnefice in un ghigno.Fermandosi un suo sopracciglio si inarcò, staccando le mani a qualche centimetro dal mio corpo.
«Non dirmi che soffri il solletico hyung» disse con tono finto sorpreso, come per prendersi gioco di me.
«Affatto» risposi sentendo ancora i brividi del solletico scorrermi sotto pelle, insistenti.
Lui, però, sembrò ridacchiare tra sé a sé, come se tramasse qualcosa.
«Ah no?», inclinò così leggermente il viso e lo avvicinò al mio, facendo sfiorare i nostri nasi come pronto a baciarmi di nuovo ma senza farlo succedere.
Seppur lo avessi voluto mi era impossibile distogliere lo sguardo da quei grandi occhi pece: «E se anche fosse?».
Inserendo una gamba tra le mie mi spinse di nuovo contro la porta, ritrovandomi ancora senza alcuna via d'uscita.
Sembrava pronto a divorarmi da un momento all'altro.
«In tal caso divertiamoci un po', mi piacciono le ragazze che soffrono il solletico».
Dopo detto ciò si fiondò nuovamente sulle mie labbra, allacciandomi la schiena con le braccia e attirandomi nuovamente a sé, come per non lasciarmi andare; e io, al contrario, mi sentii paralizzare dalla punta dei piedi fino ai capelli, con un forte groppo alla gola.
«Che c'è? Qualcosa non va?» mi chiese in un sussurro, confuso, a qualche millimetro dalla mia bocca.
«Io... - il cuore mi batteva forte nel petto, - Ma io non sono una ragazza, Jungkook».
E, a quelle parole, il ragazzo fece staccare i nostri petti, allungando una mano verso il mio viso per riordinarmi alcuni ciuffi che si erano ribellati sulla mia fronte.
«Non mi importa, - disse accarezzandomi poi una guancia, fino a scendere sul collo - ciò che voglio ora sei te».
Prendendomi per un polso mi trascinò verso il grande letto al centro della stanza, ritrovandomi a cavalcioni sulle sue cosce e con le sue mani che esploravano ancora il mio corpo; le nostre labbra impegnate a divorarci.
Non ero più in grado di resistergli in alcun modo, ormai era troppo tardi per farsi indietro.
Le sue dita raggiunsero il mio fondo schiena, attirandomi a sé, sorridendo durante quel caldo bacio in cui i nostri respiri si mescolavano e si scontravano con la nostra pelle, facendoci rabbrividire.
STAI LEGGENDO
fantasticherie color ciliegia. jikook
Fanfiction«Perché continui a guardarmi? Ho fatto qualcosa di male?» «Non puoi capire cosa tu riesca a farmi immaginare, Jeon Jungkook...» (incompleta) 2021 © ossobruco