Nel fondo del pozzo

60 7 0
                                    


Mycroft camminò lentamente, avvolto nella giacca sportiva, con la sciarpa ben stretta. Le mani le teneva in tasca, al riparo, nella fretta non aveva preso con sé i guanti. Le sue scarpe pesanti, quelle acquistate con Molly, calpestavano foglie secche e ramoscelli. Decisamente adatte a quel sentiero sconnesso. Aveva tanto da imparare dalla praticità di lei. Il cuore cominciò a battere forte, sentiva il freddo penetrare nelle sue gambe che divennero a poco a poco rigide.

Era sfibrato da tutto quello che aveva passato nella mattina. La mente sconnessa era invasa dai dubbi.

Persino l'amore per Molly lo disturbava, non capiva se era un sentimento sincero o dovuto alla sua condizione. Suo fratello adesso era così amorevole e troppo vicino da spiazzarlo. Per anni non c'era mai stato. Il cuore di Mycroft si piegò nel rancore.

Ora, che avrebbe potuto essere morto da giorni, si era riavvicinato e quel bimbetto che era stato, dispettoso e fragile, era un uomo risoluto che gli girava intorno cercando di aiutarlo come poteva.

Da quando aveva deciso di mettere fine alla sua vita, non capiva perché gli arrivasse tutto quell'amore. Nessuno si era mai ricordato di lui.

Forse i farmaci non lo aiutavano a mettere a fuoco quello che in realtà voleva. La sua testa ovattata, la sua mente lenta, erano le stesse sensazioni che provava Eurus quando la sedavano. Ed erano i suoi ordini, gli ordini di un fratello che non c'era mai stato per lei...

Eurus si era persa, e lui colpevole l'aveva lasciata andare al suo destino. Il fallimento dell'amore fraterno lo addolorava e lo aveva portato sul baratro. Riuscì unicamente a salvare Sherlock, ma gli costò la sua rabbia e il suo disprezzo.

Camminò ancora, affollato dai pensieri e finì per allontanarsi troppo. Era gelato, si sedette su un vecchio tronco che costeggiava una siepe di alloro. Si rese conto di non sapere dove era. Aveva freddo, fino al cuore, fino alle ossa. Rabbrividì, gli passò rapidamente per la testa che poteva non farsi trovare più. Sarebbe giunta l'ipotermia e avrebbe chiuso il discorso di quattro settimane prima. Avrebbe semplicemente dormito e.... Fine dei giochi.

Con le mani si coprì gli occhi, stordito, preso da un malessere scuro senza soluzione. Logorato, sfinito e. solo.

Ma subito con prepotenza vide Molly. La sua Molly.

Il suo sorriso disteso, la sua dolcezza, il suo calore, quella cura che aveva per lui, che lo faceva stare bene. Non pretendeva nulla in cambio, non era come gli altri. E i baci, quei baci caldi che lo facevano capitolare. Il suo amore gli fu improvvisamente nitido, come uno squarcio tra le nubi dopo un disastroso temporale quando il sole vince sul buio. Ebbe paura di perderla. Ebbe paura di non rivederla.

Si rese conto di temere la morte, l'oscurità dell'oblio. Sentì la voglia impetuosa di vivere, quella che non aveva avvertito settimane prima, quando reggeva la pistola nella mano.... Voleva ritornare .... E stare con lei e con tutti quelli che lo avevano sorretto. Si rese conto che non era compassione, era amore. Ora lo vedeva chiaramente.

Rivide il volto disperato di suo fratello quando lo aveva trovato con l'arma in mano. E la dedizione di John, che discreto lo aiutava a lottare.

Affondò la mano nella giacca e prese il cellulare. Sherlock rispose dopo due squilli.

"Fratello, mi sono perso. Non so dove sono, ma devo aver camminato parecchio. C'è una siepe di alloro e un vecchio tronco, sono seduto qua." Aveva la voce roca.

Sentì Molly che voleva parlargli.

"Myc arriviamo, so dove sei, ma alzati e muoviti è troppo freddo perché tu stia fermo."

La mia ultima richiesta : No flowers.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora