Ormai è più di un mese che vivo nella tenuta di Mirhiban. È un posto bellissimo immerso nel verde, accogliente e tranquillo. Mi sento a casa qui. Mirhiban è una persona dolcissima, mi tratta come una figlia e mi supporta in tutto, soprattutto nelle mie pazzie. Ricordo che una mattina mi sono guardata intorno come se non riconoscessi quel posto. Mi sentivo come un'ospite, nonostante il giorno prima io mi sentissi bene, così insieme a Mirhiban abbiamo deciso di cambiare il nostro giardino. Abbiamo aggiunto delle lucine e dei cuscini sui quali potersi sedere. Sorella Mihriban è speciale. Mi ha anche aiutata a stravolgere totalmente il mio stile lasciando indietro la vecchia Sanem per fare spazio a quella nuova.
La sera è la parte della giornata che preferisco. Riesco a rilassarmi e a prendermi un momento per pensare. Stasera però non sono sola, c'è Mirhiban con me. Di tanto in tanto ci concediamo una serata per sole donne e ci raccontiamo tante cose, o meglio, lei racconta tante cose. Mi parla della sua vita, della sua storia e del suo vecchio e grande amore che non dimenticherà mai, mentre io mi limito ad ascoltare. Non voglio parlare, i ricordi mi fanno male, mi lacerano il cuore, o quello che del mio cuore è rimasto. E poi parlare di me significherebbe parlare di lui e io non voglio parlarne perché mi farebbe ricordare che lui non c'è, e che da quando è andato via io non sono più io.
Sono una nuova Sanem si, ma sono una Sanem a metà perché lui mi completava, e sapere che è andato via mi provoca un dolore così atroce da sentire l'aria mancarmi nei polmoni. Nessuno ha mai osato chiedermi di lui. Da quando sono uscita dalla clinica, tutti intorno a me fanno finta che non esista e che non sia mai esistito sperando che possa dimenticarmi di lui, ma non lo farò mai. Dimenticarmi di lui, sarebbe come dimenticarsi di respirare.
Stasera però, sorella Mirhiban mi sembra strana. Ho come l'impressione che voglia chiedermi qualcosa, ma che non abbia il coraggio di farlo. Continua a guardarmi finché, dopo un bel sorso di vino, si fa coraggio. «Vorresti parlarmi di lui?» mi dice. La guardo impietrita sgranando gli occhi, mi blocco perché non ne avevo mai parlato con nessuno, se non Denize, da quando ci siamo detti addio. E senza nemmeno rendermene conto, le lacrime iniziano a bagnarmi le guance. No Sanem, non farlo, non parlare di lui. Sento il sangue pulsare nelle vene, il cuore inizia a pompare forte nel petto e parla per me. In un attimo, sento la mia voce uscire dalle mie labbra senza che me ne accorga. «Lui... Vedi sorella Mirhiban, Lui era tutto per me. Me ne sono innamorata subito, da quando ci siamo guardati negli occhi per la prima volta, da quando ha chiesto il mio nome» Mi asciugo le lacrime e continuo a parlare mentre sento Mirhiban stringermi la mano come a volermi infondere un po' di coraggio e continuo a pronunciare parole che da troppo tempo, erano represse dentro di me. «Gli ho fatto male Mirhiban, tanto. L'ho ingannato, gli ho mentito, gli ho nascosto delle cose importanti. Mi sono lasciata convincere da Emre che lui era un Re Cattivo che voleva far del male alle persone e all'agenzia, ma non era così. Lui è...». Mi blocco e faccio un sospiro, poi ricomincio a parlare. «Lui era la persona più buona, premurosa e gentile del mondo. L'ho amato con tutta me stessa, più di me stessa» I singhiozzi iniziano a scuotermi le spalle, ma la mia bocca non è collegata al mio cervello e continuo a parlare senza riuscire a fermarmi. «Lui è stato il mio primo amore, il mio primo ti amo. Ci siamo fatti male, ci siamo urlati contro, ci siamo ignorati ma siamo sempre rimasti. Io c'ero per lui e lui c'era per me. È sempre stato così.» dico tirando su col naso «Sempre, fin quando non mi ha detto addio. E io non lo perdonerò mai. Non lo posso perdonare perché mi ha spezzato il cuore, ha sgretolato il mio mondo. Se ne è andato lasciandomi sola col mio dolore e con i suoi ricordi impressi nel mio cuore e nella mia mente. Non posso perdonarlo perché nonostante tutto lo amo e non posso dimenticarlo. Lo vorrei qui, vorrei urlargli contro che è un Re Cattivo, che lo odio, che non doveva andare via. Che lo odio perché ha lasciato che mi distruggessi, perché ha bruciato il mio taccuino, perché...Io lo amo. Lo amo, e io non riesco ad immaginare una vita senza di lui. Ma lui non tornerà, non tornerà mai e io non posso fare niente per cambiare le cose.»
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GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)
FanfictionCosa succede a due anime quando, a causa di una tempesta, sono state costrette a dividersi? Può un amore, che sembrava fosse inossidabile, sopravvivere ad una separazione di un anno? "Vai via" "Addio" La storia di Can e Sanem riparte da qui. Nuovi...