Capitolo 15

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Il Brunch

Wendy

Bryan mi accompagna a casa poche ore prima dell'arrivo di mamma e papà. La casa è quasi completamente pulita con tutte le tracce della festa che spariscono in fretta. Imbocco le scale per salire in camera mia ma la voce di Aaron mi ferma.

"Quando sei uscita?" Capisco dal suo tono di voce la confusione nel vedermi adesso. Potrei dire di non essere mai uscita ma lo zainetto sulla spalla e forse il mio aspetto smetteranno una tale bugia.

Mi prendo tutto il tempo per girarmi verso di lui e vedere il suo volto confuso e l'espressione stanca. Non credo abbia dormito molto. Non c'è traccia di Adam o Ellen, la sua ragazza, quindi presumo stia pulendo casa da solo. Il mio buon sangue si sarebbe, in altre circostanze, offerto comunque di aiutarlo nonostante le promesse ma oggi non credo proprio di farlo.

"Buongiorno anche a te!" Sorrido al meglio delle mie possibilità anche se sono ancora arrabbiata con lui per la storia di ieri. Non avrebbe dovuto rivolgersi a me e Bryan in quel modo.

"Wendy, quando sei uscita?" Ripete la domanda spazientito e il mio sorriso sparisce. Guardo il sacchetto della spazzatura fra le sue mani per trovare la calma e non iniziare un litigio per il suo stupido atteggiamento di superiorità.

Ma chi si crede di essere?

Sono un'adulta cresciuta, anche se mi sono messa a frequentare l'ultima persona che si aspettasse non gli da il diritto di trattarmi in questo modo.

"Ho dovuto portare una cosa da donne a Dyan." Taglio corto con una bugia del secolo e mi affretto a salire il resto delle scale. So che non mi crederà ma mi importa ben poco.

"Wendy, aspetta!" Mi ferma nuovamente e io sbuffo girandomi verso di lui con le mani incrociate. Sono pronta, mi dico, sono pronta a incalzare qualsiasi accusa, pretesa o insulto.

"Cosa c'è?" So di non avere l'aspetto minaccioso che vorrei in questo caso ma i miei occhi lo guardo comunque con accidia. Fatti sotto fratellone!

I suoi occhi simili ai miei mi scrutano ancora per qualche secondo con evidente tumulto ma la sua espressione presto cambia. I suoi lineamenti cedono sotto un sentimento che riconosco benissimo, un mix fra resa e dispiacere. Sospira mettendo giù il sacco nero che rimane integro e mezzo pieno. "Quindi è vero? È lui il ragazzo di cui parlavi?" Il tono della sua voce è basso come quello di un adulto che parla ad un bambino. Che cosa gli prende ora?

Questo cambiamento mi destabilizza ma resto ferma nel mio intento a non cedere. Potrebbe essere un falso intento di convincermi a lasciar perdere la causa. "Si, Aaron, è lui." Suono un po' incerta ma non mi lascio scoraggiare.

Lui distoglie gli occhi stanchi e gli rivolge verso una foto di famiglia all'inizio delle scale appesa al muro. La guarda come se quella lo aiutasse a dire ciò per cui è qui davanti a me. "Non puoi davvero pensare che fra vuoi due funzioni?" Chiede piano con una calma che mi sorprende. Quindi è questo che pensa? Che non riusciremo a costruire qualcosa? I suoi occhi si spostano di nuovo nei miei e sembrano quasi supplicarmi di dargli ragione. "Wendy, lui è molto più grande di te. Ti sta usando. È un uomo in cerca di avventure e tu gli stai dando questo onore di essere la sua vittima." Queste accuse nei suoi confronti mi fanno sbuffare e vorrei persino mettermi a ridere. Se avesse cercato un'avventura io non avrei ancora la mia verginità e lui probabilmente non avrebbe mai dedicato il suo tempo a me in quel modo. Il problema di Aaron è che pensa che tutti gli uomini sono uguali e in cerca di sesso come lo era lui una volta. Vorrei capirlo su questo fatto ma non ci riesco.

"Molto più grande di me? Ma ti senti? Sono solo sette anni di differenza e poi che cavolo di importanza può avere questo? Sei incredibile, Aaron! Come fai poi a dire che non può funzionare? Solo perché vi siete parlati un paio di volte non vuole dire che tu lo conosca o sappia le sue intenzioni. Non pensi che tocchi a me giudicare questo aspetto?" La mia voce si alza gradualmente arrivando alle ultime parole e respiro freneticamente. Ho visto abbastanza il soldato per dire che non è assolutamente come, il ragazzo davanti ai miei occhi, lo sta dipingendo.
Di fronte al suo silenzio capisco di aver toccato le corde giuste. Le cose stanno così e non c'è più nulla da dire al riguardo. Faccio un bel respiro calmandomi. "Perché non lasci stare e basta?"

La Cerbiatta Innamorata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora