CAPITOLO 33: AL DESTINO PIACE SCHERZARE

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Point of view Aaron

«Aaron? Aaron! Aaron ci sei?!»

Come una doccia fredda la voce di James mi risvegliò dai miei pensieri tormentati. «Sì, scusa.»

«Aaron, amico, ti devi distrarre. Non puoi continuamente pensare a lei.»

Sorrisi. Ovviamente lui aveva compreso il motivo della mia mancata attenzione. «Dici così solo perché non hai ancora trovato la tua compagna.»

«A me piace la mia vita» così dicendo incrociò le braccia dietro la testa subito dopo però si inclinò di nuovo in avanti. «Dico sul serio però. Smettila di farti del male da solo. Lei ti ama ancora.»

Scrollai la testa. «Non riesco a fare a meno di pensare di... Che se...» Sospirai e mi passai le mani sul volto. «Stavo pensando anche a quello che le ho detto e mi maledico perché non avrei dovuto.»

«Aaron ascoltami. Non ha senso stare qui seduti a pensare al peggio. Alzati e vai a chiarire con lei.»

A quelle parole il cuore iniziò a battermi più forte. Era da una settimana ormai che non le rivolgevo la parola e mi mancava ogni giorno di più. Alzai lo sguardo per cercarla tra la folla, ma senza riuscire a vederla, fu allora che mi accorsi di una sensazione in me di cui prima, troppo tormentato, non mi ero accorto, solo che non apparteneva a me, ma la sentivo solo grazie al marchio. La rabbia mi salì in corpo e il fatto che non riuscivo nemmeno a vedere la diretta interessata non faceva che aumentarla. Sentivo che la sua presenza era vicina, ma non riuscivo a capire esattamente dove.

Mi alzai per andare da Sebastian, magari il fratello sapeva dove poteva essere, ma James mi prese per un braccio fermandomi.

«Hey dove vai?»

«Nives, non c'è. Sta succedendo qualcosa.»

La furia che imperversava dentro di me doveva essere eloquente anche da fuori perché mi lasciò andare immediatamente.

«Sebastian!» Dissi non appena arrivai da lui. «Dov'è Nives?!»

Alzò lo sguardo da terra. «Da quella parte.» Mi indicò. «E Aaron?» Aggiunse vedendo che me ne stavo già andando. Esitò un attimo, ma poi aggiunse «C'è anche Alexander con lei.»

«Che cosa?!» Sbraitai. Mi guardai attorno e scoprii in effetti che anche lui mancava all'appello dei presenti.

«Come hai potuto permettere che stessero insieme da soli?!» Lo guardai se possibile ancora più arrabbiato di prima.

«Sono sicuro che non le farà del male.» Disse indicando il marchio di fuoco.

«Io non mi fido di lui.» Quasi ringhiai.

«Nemmeno io.» Disse. «Però mi fido di lei e anche tu dovresti. Mia sorella non è una stupida, ha sicuramente una buona ragione per fidarsi di lui.»

«Cosa?! Lei si fida di quel... di quel... non mi vengono nemmeno le parole per descriverlo!» Dissi e mi voltai nella direzione da lui indicata.

«Aaron?» Mi richiamò ancora una volta. «Non essere così duro con mia sorella.»

Feci un sorriso tirato e mi inoltrai nella boscaglia. Feci solo qualche passo prima di trovarli e quel che vidi non mi piacque per niente. Il volto di Alexander era troppo vicino a quello di Nives, alla Mia Nives, e la teneva contro il tronco dell'albero. Ciò mi fece andare definitivamente il sangue al cervello ed emisi un verso di cui non sapevo nemmeno di essere capace. Entrambi erano voltati nella mia direzione probabilmente perché avevano sentito in anticipo il rumore dei miei passi.

«Allontanati da lei. Immediatamente.» Ringhiai.

«Aaron non è come sembra.» Provò a calmarmi la mia compagna.

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