II

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La sveglia suona, la luce passa attraverso le persiane della finestra, Annalisa canticchia sotto la doccia le canzoni degli One Direction, immaginando di essere in compagnia di Louis Tomlinson che nel frattempo sogna che sia fidanzato con Harry Styles.
"Anna, sbrigati, per favore." le urlo e la sento smettere di cantare, improvvisamente. Viviamo a Londra insieme: è sempre stato uno dei sogni principali che ci accompagnano dalle nostre prime chiacchierate. Le dichiarai che con nonno amavamo viaggiare con la fantasia tra le vie della famosa città inglese e lei mi disse che aveva un debole per Starbucks. Dopo aver smesso di ridere, aggiunse:"Magari un giorno ci divertiremo tanto in una casa a Londra, o vicino.". Così abbiamo cominciato a frequentare corsi d'inglese e appena abbiamo finito l'università, lei laureata in psicologia ed io in lettere, abbiamo deciso di trasferirci qua.
È quasi un anno che ammiriamo questa principale via vicino a Notting Hill mentre facciamo colazione. Era la casa di un'anziana zia di Annalisa, ricca quasi quanto la regina. Per questo custodisce abitazioni ovunque e visto che la mia migliore amica è una delle sue nipoti preferite, ha deciso di lasciarle questo ben di dio.
"Londra va vista con occhi pieni d'amore." mi ripeteva nonno, quando ci immergevamo in quei mille volumi che la citavano nei secoli. Tante volte vorrei tornare a casa, ma so solo che laggiù sentirei il vuoto che ha lasciato il mio compagno di mille avventure che invece Londra riesce, in qualche modo, a colmare.
"Le abitudini inglesi non le prenderemo mai." si mette a ridere la mia amica, avvicinandosi a me con una tazza di caffè fumante.
"No, credo proprio di no. Anche se qualcuno ha finito il bacon." la riprendo. Si guarda intorno e si stringe nelle spalle: "Sarà stato Noah, o come si chiama?".
Le tiro una pacca sulla spalla. Noah è il il mio collega. Siamo due redattori editoriali, un lavoro che amo con tutta me stessa: mi piace pensare che sono una degli stimoli disposti a far avverare un grande sogno. Sono convinta che nonno sarebbe fiero di me, sapendo che ogni giorno leggo pacchi e pacchi di racconti con la mia stessa voce. Lo stabile non è molto distante dalla mia abitazione. Diciamo che potremmo collocarlo vicino a Oxford Circus. Da Notting Hill Gate, in meno di mezz'ora, prendendo la metro, arrivo alla mia destinazione.
"Quando decidiamo a prenderci la macchina? "domando, mentre mi sistemo dentro il mio tubino nero che arriva al ginocchio e pettinando i miei lunghi capelli marroni.
"Quando decideremo a capire in che direzione si guida in questo luogo. Ti vorrei ricor..."ma la blocco immediatamente con un gesto della mano. So che sta per rammendare la mia grande figuraccia quando mi sedetti al posto dell'autista,abituata all'Italia. Quell'uomo non smise di ridere per tutto il viaggio e disse che mai nessuno aveva cercato di guidare al posto suo.
Finisco si truccarmi, poi metto i miei soliti tacchi bassi e mi avvio verso la Notting Hill Gate. Ogni volta che passeggio in questa strada, mi ricordo il famoso film girato con la bravissima e bellissima attrice Julia Roberts e il fantastico attore Hugh Grant. Immagino sempre quelle scene e quel bellissimo amore che spero un giorno di vivere davvero.
Viaggio nei miei mille pensieri anche seduta sulla metro rossa, per fortuna il tratto è breve e scendo dopo qualche fermata. Non sopporto la confusione che c'è il martedì mattina su questo mezzo, i ragazzi che si stringono tra loro e i maleducati che occupano tutti i posti con le loro borse.
Mando immediatamente un messaggio ad Annalisa con scritto: "Sono sempre più convinta di prendere la macchina.". La sua risposta è una sua foto, mentre è già seduta nel suo ufficio colorato, da psicologa professionista per ragazzi.
Insieme a molte altre persone, tra cui i soliti volti noti, scendo e percorro le scale per arrivare alla grande porta d'uscita. Noah, come ogni giorno lavorativo, mi aspetta attaccato al grande cartello del pullman. I suoi occhiali neri e il suo solito cappellino rosso, che fa spuntare da sotto i suoi capelli marroni, mi ricordano molto lo stile di un turista di Londra. Noah è molto più alto di me, ha le spalle grosse e veste sempre con maglie firmate. I suoi occhi sono di un colore verde chiaro, sempre in contrasto con le sue maglie scure.
"Bellissima." mi sorride,baciandomi sulla guancia destra. Parliamo inglese, ma capisco cosìbene questa lingua che sento che mi appartiene. Per questo vi tratterò dei nostri dialoghi in lingua italiana, sperando che la mia professoressa d'inglese riesca così a capirmi.
"Oggi com'è l'umore di Mr. Morris?"domando, attraversando le strisce a passo felpato per non rischiare che torni il colore rosso.
Noah incontra ogni mattina il nostro datore di lavoro uscire di casa. Così, ogni volta che viene a prendermi, mi avverte già come comportarmi di fronte a quell'uomo. È un signore già di una certa età, portato per il suo lavoro, ma è una testa calda quasi quanto me. E sapete, quando due teste calde si incontrano non possono che dar vita ad un incendio.
"Ho sentito che litigava con il figlio più piccolo, sempre in ritardo per andare a scuola." si mette a ridere. Mi sembra di sentire sempre la stessa identica storia. Vuol dire che oggi sarà una lunghissima mattinata, sperando di non incrociarlo alle macchinette per non venire a contatto con il suo carattere meschino.
Mr.Morris ha due figli: uno che fortunatamente ha già una famiglia e vive a Tokyo, e un altro, invece, con la nuova moglie. L'avremmo vista due volte in tutto l'anno, si dice che sia così impegnata con le sfilate di moda che non abbia molto tempo per starsene a casa. Così, del piccolo Morris, si occupa suo padre, molto indaffarato pure lui.
"È già tanto se non chiede a me di portare quel fringuello a scuola." si lamenta ancora Noah, davanti all'ingresso. Si toglie il capellino e si sistema i capelli.
"Siamo due opposti." lo riprendo, appena entriamo nell'ascensore "Io vestita elegante, tu sportivo.".
"È più di un anno che mi ripeti questa frase." borbotta, accennando uno dei suoi sorrisi e mostrando le sue fossette al margine della bocca.
"Due voragini." diceva nonno, quando descriveva la sua amata donna e si asciugava gli occhi con il fazzoletto a pois che portava sempre nella tasca destra.
"Magari un giorno ti deciderai a vestire in giacca e cravatta, come si deve." rispondo, superandolo nell'uscire dall'ascensore e dirigendomi verso il mio ufficio.
"Ci vediamo dopo eh." lo sento urlare dal dietro, ma ignoro ogni sua parola che aggiunge in seguito.
"Buongiorno Sarina. "mi saluta con un sorriso Federica: la segretaria. È una donna molto determinata, seria e gentile. Mi piace molto il suo modo di rapportarsi con le persone e tanto di più i suoi cambi di colore di capelli. Oggi, ad esempio, ha un colore sul rosa chiaro.
"Ti stanno benissimo." la saluto, facendole l'occhiolino. Lei mi sorride e mi avverte della quantità di fogli che dovrò firmare.

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora