talk so pretty, but your heart got teeth

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IMPORTANTE!!! LEGGERE QUA!

Ho segnato GORE nei tag della storia, in quanto sono presenti scene in cui ho scritto di sangue e corpi sviscerati. Sentitevi liberi di non leggere se è qualcosa che potrebbe darvi fastidio e/o farvi sentire male. Altrimenti, se leggere di gore descritto in modo poetico non vi turba, buona lettura ❤
***nelle note d'autore a fine pagina metto un glossario delle creature presenti in questa fic***


***

Il bosco non è un posto sicuro. Il bosco è un posto ancor meno sicuro di notte.

Ma un mietitore non ha bisogno di sicurezza, non ha paura, perché tutti hanno paura di lui, tutti hanno paura della morte personificata.

***

L'odore di piante bagnate si faceva sempre più potente man mano che si addentrava nel bosco.

Junmyeon arricciò il naso, la falda del suo cappello larga a sufficienza da riparargli la faccia dalla pioggia, ma non abbastanza da offrirgli abbastanza riparo quanto un ombrello. Forse avrebbe dovuto prenderlo. I tacchi delle sue scarpe eleganti affondavano nel fango a ogni passo che faceva, il sentiero che stava percorrendo si riempiva di pozzanghere man mano che i minuti passavano.

Tirò fuori dalla tasca della giacca una busta bianca, il sigillo di cera rosso cremisi spezzato a metà molte ore prima quando aveva aperto la busta per la prima volta. Il cartoncino al suo interno era spesso, la carta ruvida; gocce di pioggia caddero dal cappello, bagnandolo, ma l'inchiostro non si sbavò, l'ultimo nome scritto al centro era ancora leggibile:

Kwon Minsoo

Junmyeon mise il cartoncino di nuovo nella busta, infilandosela poi in tasca. Sospirò.

Gli alberi si facevano sempre più fitti, la luce della luna andava via via diminuendo, rendendogli quasi difficile vedere, e presto smise anche di sperare che quello che stava calpestando fosse semplicemente fango.

C'era vento, il cappello aveva rischiato di volargli via più volte quella sera. Non si sentivano rumori oltre quello delle sue scarpe sul terriccio bagnato e al fruscio delle piante.

Una luce fioca in lontananza gli fece capire di essere vicino alla sua meta. Quella, e il distinto odore di sangue che Junmyeon percepiva provenire da quella direzione.

Non affrettò il passo, non ne aveva bisogno. Il cadavere non sarebbe andato da nessuna parte.

La casa era una baita di legno a due piani, le luci al suo interno erano accese solo al primo, insieme a quella del portico. Intorno ad essa gli alberi si aprivano a cerchio, circondandola, creando una sorta di cancello naturale, dando al prato ben tenuto e cosparso di fiori colorati l'idea di un giardino.

Junmyeon non sapeva se era solo un caso, o se fosse voluto.

Si fermò vicino agli alberi, osservando senza stupore lo spettacolo che gli si presentava davanti agli occhi. Kwon Minsoo era sdraiato a terra, gli arti piegati in modo innaturale, aveva la bocca aperta, rivoli di sangue gli avevano macchiato il mento, le guance; gli occhi erano rivoltati quasi interamente all'indietro tanto che sembrava guardassero nella direzione di Junmyeon, ma erano vitrei, immobili.

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