Be brave, princess | Bellamy Blake

L'indomani

Ben sette giorni passarono prima che i podakru imparassero tutti i segreti della lotta e delle loro nuove armi; c'era chi si dilettava molto bene con le spade, tra cui Lia, altri che preferivano maneggiare delle asce, mentre i più tradizionalisti continuarono ad usare i loro tridenti, solo in modo diverso e non più per la pesca.  Per quanto riguarda Danae, grazie agli attenti insegnamenti di Ryco , divenne invece molto brava con l'arco: insieme si allenavano dalle prime luci dell'alba fino a che le acque del lago si tingevano del colore caldo del tramonto, anche se molto spesso si ritrovavano ad allenarsi pure a notte inoltrata. I due ragazzi erano sempre più uniti e molto spesso dopo gli stancanti allenamenti, si addormentavano l'uno tra le braccia dell'altro sulle rive del lago.

«Danae.. pensi che la Regina Naiadi sia ancora viva?» sussurrò una mattina Ryco mentre stringeva tra le braccia la skaikru.

«Deve esserlo.» rispose.

«Si ma.. se non lo fosse.. Avremmo fatto tutto questo per nulla.» sospirò «E' probabile che molte persone muoiano e se non riuscissimo nemmeno ad avere indietro la nostra regina non voglio immaginare cosa possa capitare..»

«Naiadi non può essere morta.. E, nel caso lo fosse, noi non avremmo fatto tutto questo per nulla Ryco! Ci saremo liberati comunque dal Clan della Scogliera Blu, saremo finalmente un popolo libero.. o almeno lo spero. In caso contrario sappiamo invece di avercela messa tutta, comunque vadano a finire le cose.»

A queste parole il ragazzo non rispose, diede solo un leggero bacio sulla fronte a Danae e tornarono ad osservare le magie del lago di fronte ai loro occhi.

«Se qualcosa dovesse andare male, questa potrebbe essere l'ultima volta in cui vedremo il lago così..» interruppe il silenzio Ryco.

«Non pensarlo. Dobbiamo solo avere fiducia in noi stessi e nel nostro popolo.. Potremmo farcela davvero, sai?»

«Certo, ne sono sicuro.» continuò «Però penso sia giusto tenere di conto ogni cosa in queste situazioni, potrebbe andare tutto bene come no. Potrebbero esserci delle complicazioni. Domani mattina a quest'ora saremo nella foresta, con le armi in mano pronti a combattere.. Verso un destino che nessuno di noi potrà conoscere. Quindi, Danae Carter, credo sia una buona cosa per entrambi goderci appieno queste magie, come se fosse davvero l'ultima volta.»

«Ma non lo sarà.»

«Non lo sarà..» ripeté il ragazzo.

Danae si mostrò sicura per tutto il tempo per infondere coraggio a Ryco, ma in realtà aveva molta paura. Paura che forse davvero non sarebbe servito a nulla, paura di non trovare la Regina Naiadi, paura di perdere la fiducia del suo popolo che adesso era riuscita a conquistare dopo tanta fatica, paura di queste "complicazioni" che poco prima aveva citato il ragazzo, paura di perderlo e paura di ritrovarsi a esalare il suo ultimo respiro nel villaggio degli ouskejon kru, con il viso di Natsh vittorioso davanti ai suoi occhi.

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Era l'ultimo giorno di allenamento, tutti iniziarono a prepararsi per l'indomani. Nell'aria c'era un misto di tensione, voglia di vincere, preoccupazione, ma nessuno si volle tirare indietro.
Ryco prese la barca per controllare come stessero procedendo i preparativi negli altri villaggi attorno al lago e Danae andò con lui, sperando di poter dare un po' di forza ad ognuno di loro.
Sembravano più preoccupati del villaggio principale, ma ad ogni costa trovarono sempre dei podakru pronti a donar loro un sorriso di gratitudine e di speranza, e questo alleviò un po' la paura che la ragazza si portava dentro ormai da giorni.
Sperava solo di non deluderli.
Arrivarono quasi a fine giro, quando un signore anziano fece loro cenno con la mano di avvicinarsi e i ragazzi fecero come disse.
Si accostarono con la barca e non appena misero piede a terra, vennero circondati da persone tanto calorose. Gli fecero domande sulla futura battaglia, altri mostrarono loro ciò che avevano imparato nei giorni di allenamento, fieri delle loro nuove capacità. Ryco e Danae continuarono a sorridersi a vicenda, un po' più consapevoli di aver regalato a tutte queste persone una cosa più grande della paura: la speranza.
Si avvicinò poi lo strano signore che li ebbe chiamati poco prima.