Il club

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Il rumore assordante della musica arrivava sin fuori il locale. La fila era immensa e il gelo insopportabile.

Tutto ció che volevo. Pensó sarcasticamente Sanem.
Settembre ad Istanbul non era particolarmente freddo, ma quella sera il vento soffiava forte e i vestiti minuscoli che indossavano le due ragazze coprivano bene poco.

L'idea del vestito corto ovviamente fu di Leyla. Aveva naturalmente obbligato la sorella, e Sanem non ha potuto proferire parola. 

Leyla era una di quelle persone chiamate teste calde; s'imputava spesso ed era difficile farle cambiare idea.


Paillettes da per tutto, lunghezza coscia, mini bretelline. 
Certamente non era il genere di Sanem.

Il mood della povera ragazza era sempre il solito: scocciata, arrabbiata e delusa. In quel momento non desiderava sostare davanti a una discoteca. 

L'unica cosa che chiedeva era di poter stare nel suo letto, con il suo pigiama, a leggere un libro.

Il libro: Lettere a Milena di Kafka.

Invece no, si ritrovava in un luogo non propriamente nei suoi standard, con una musica rimbombante, ad aspettare il suo acerrimo nemico.

Ok, forse questa cosa non era vera, forse sperava nel rivederlo, ma era una cosa che non aveva senso e non doveva far trapelare quest'emozione. 

'Ho freddo e sono già stanca' 

Sanem si stringeva le braccia al petto per diffondere un pò di calore nel corpo. Era un continuo lamentio, un lagnarsi perpetuo e instancabile. 

'Sanem! Hai 25 anni, goditi un po questa vita! Hai stancato con questo polemizzare su tutto. Ora siamo qui, è inutile.' 

Il bodyguard fece segno loro di passare. Sanem fece un sospiro di sollievo: almeno poteva riscaldarsi!.

La festa era già iniziata, il centro della pista gremito di gente che ballava e si strusciava. Per poter passare, le ragazze vennero tastate da mani sconosciute e non gradite, assaltate da uomini brilli  e donne gelose. 

Era questo che odiava Sanem, odiava ostentare quel pezzo di pelle in più, odiava sentire quel puzzo di sudore, odiava percepire quelle mani su di le.

Leyla le tese la mano e innalzo le punte dei piedi. Voleva vedere qualcosa, o meglio, qualcuno.

Mise un mano sopra la fronte, in segno di vedetta, e poi fece un cenno a Sanem.

'Oh, eccoli laggiù'. Disse indicando con l' indice il banco del bar.

La ragazza aguzzò la vista e guardò a fondo, come sempre le prese quel mix di emozioni che non sapeva definire. 

Era felice, ma delusa: seduto sullo sgabello del banco vi era solo Emre, e non c'era traccia dell'altro fratello.



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Can detestava essere immischiato in loschi affari, ma purtroppo vi era ben dentro. 

Quella sera doveva essere al Sultan, con il fratello e con la piccola ragazza a cui pensava costantemente. 

Invece no.

Per poter pagare le cure del padre Can entrò in un brutto giro, questo andava avanti ormai da mesi.

Purtroppo quando si accede in faccende del genere, è veramente difficile uscirne. 

E questo il ragazzo lo intendeva parecchio bene. 

Arrivò il suo primo cliente. Il clichè vuole che tutti i suoi clienti venissero incappucciati, coperti, a nascondere la propria identità. 

Si c'era da vergognarsi e lui se ne vergognava molto

'Hai tutto?'

Can tirò fuori dalla tasca una bustina con delle piccole pastiglie bianche. 

Senza pronunciare parola, i due fecero uno scambio, barattando la bustina  con dei soldi. 


//A different love story - (Daydreamer Fan Fiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora