Capitolo 13

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Mike
Dopo un mese dall'accaduto partimmo per raggiungere mio padre in Francia e un attimo prima della partenza salutai tutti i miei amici e la mia ragazza.

Undici: Prometti che mi chiamerai ogni giorno.
Io: Lo prometto.

Dopo quelle parole lasciai l'America. Mi mancavano tanto e non sapevo quando avrei potuto rivederli. Il volo fu ricco di turbolenze. C'era molto vento.

Karen: Stiamo attraversando un tratto molto ventilato.
Nancy: L'ho notato.

Mia sorella si spaventava un po' delle altezze e mi stressò per tutto il viaggio.

Nancy: Devo distrarmi un qualche modo, no?
Io: Non stando buttata su di me però.
Nancy: Che carattere! Ma da chi hai preso?
Io: Molti mi dicono che ho il tuo stesso carattere. Vedi un po'.
Nancy: Beh, si sbagliano.

Dopo molte ore arrivammo a destinazione.

Io: Quella è la Torre Eiffel. Dal vivo è molto più alta. L'ho sempre vista in foto.
Nancy: Io l'ho vista più di una volta dal vivo.
Io: Tu viaggiavi sempre con mamma e papà. Io preferivo la solitudine.
Nancy: (ride) Dov'è l'ufficio di papà?
Karen: Mi ha detto in una via vicino il Louvre.
Io: Oh, eccolo. Vedo papà laggiù.
Karen: Ohh tesoro. Siamo arrivati.

Sistemati i bagagli nella nostra nuova casa, mi buttai sul mio letto e osservai la camera con attenzione. Era strano non avere una cantina con i tuoi amici che ti aspettano per giocare. Era strano non avere Undi tra le braccia e riempirla di coccole. Era strano non vivere nel mio Paese. Non mi sarei trovato per niente bene in questo posto. Volevo soltanto riprendere l'aereo e tornare lì. Mi mancava tutto. Il telefono della nuova casa squillò.

Io: Pronto?
Undici: Ei, Mike. Sei arrivato?
Io: Sì, cucciola. Sono appena arrivato.
Undici: Come stai?
Io: Beh, direi che la risposta è scontata...
Undici: Lo so... Anche io sto come te.
Io: Già. Senti, tu stai tranquilla, ok? Perché ci rivedremo presto.
Undici: Per "presto" intendi fra anni?
Io: No. Molto prima.
Undici: Va bene... Ei, non farmi stare in pensiero.
Io: Nemmeno tu. Da te è notte, giusto?
Undici: Sì.
Io: Bene, allora buonanotte.
Undici: Grazie, ci sentiamo...

Staccai a malincuore la chiamata e gettai la cornetta del telefono con tanta di quella rabbia che avrei potuto romperlo. Mi sedetti sul letto con i gomiti sulle ginocchia e la testa in mezzo alle mani. Feci dei sospiri profondi prima di prendere una decisione e alla fine mi venne in mente un'idea.

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