Non smette di parlare, nemmeno quando si decide ad accompagnarmi in macchina fino all'abitazione. La sua Land Rover Discovery Sport è spaziosa e molto ordinata. Un deodorante d'ambiente scende dallo specchietto interno, raffigurante l'immagine di Dobby.
"Sai, quando ero piccola avevo paura di Dobby." ammetto, mentre tiene lo sguardo fisso sulla strada e tamburella a tempo di musica sul volante.
"Davvero?" domanda, ridendo.
"Non c'è molto da ridere. "lo riprendo, di scherno, e cerca di mordersi il labbro per trattenersi "Quando lo vidi nel primo film, ricordo, che corsi su per le scale. Nonno dovette ricordarmi quello che avevo letto nei libri, ma io non ci riuscivo.".
"Scusa se rido." sfocia in una delle sue più belle risate.
"Mi hanno preso tutti in giro per quella fissa." sorrido "Anche un ragazzo con il quale uscivo. Questa paura per Dobby mi ha perseguitata quasi fino ai 'Doni della morte-parte 1'.".
Adesso ride più forte. Ma il suo modo di rendere più divertente l'avvenimento, non mi infastidisce. Anzi, sono contenta che mi stia ascoltando.
"Perché ti faceva paura?" domanda, fermi ad un semaforo. Desidererei che quel rosso rimasse per sempre. Lui si volta verso di me, in attesa del colore verde e di una mia risposta.
Mi stringo nelle spalle: "Non so, mi rimase impresso il suo battere la testa contro la lampada di Harry. Nei miei sogni era sempre presente e una notte, nonno, mi consigliò di immaginarlo su un red carpet,con un vestito rosa lungo e un boater hat di lana, fucsia. Ci provai e, da quella volta, nel buio non vidi più spuntare quella sagoma immaginaria.".
"Bella mossa, dovrei farlo pure io quando mi prendono le fisse che qualcuno mi stai fissando nel buio." ammette, rimettendo in moto l'autovettura. Rido insieme a lui.
"Notting Hill." commenta, mentre la percorriamo. Ma appena entriamo nella stradina e incontriamo una pattuglia di polizia, mi ricordo di aver lasciato per tutto il tempo il telefono in silenzioso nella borsa.
Guardo le mille chiamate e i mille messaggi da Annalisa e dal suo ragazzo Robert, spero che quelle macchine non siano state lì a causa mia.
"Sto arrivando" le scrivo.
"È questa." indico a Tom, mentre studia ogni casetta attorno a noi. Nella mente mi passa il desiderio di dirgli che ci siamo persi, che non ricordo più quale sia la mia casa. Poi scaccio via quell'idea infantile.
Mi lascia proprio davanti alla porta d'ingresso e scende nello stesso momento che io apro la portiera.
Rimaniamo a fissarci, entrambi non sappiamo cosa dire precisamente. Da una parte sono felice di queste bellissime ore passate in sua compagnia, dall'altra non accetto che si siano già concluse. So che non lo rivedrò più, che rimarrà solo un ricordo nelle mia mente. E so che ogni volta che lo ricorderò, starò bene.
"Grazie mille, anche di avermi offerto il tè." riesco a dire, salendo il primo scalino.
"Strano." borbotta a bassa voce. Sicuramente avrebbe voluto non farsi sentire e lo noto dalla sua espressione appena chiedo: "Cosa?".
Con le braccia conserte e la testa poggiata su di esse sopra il tettino della sua autovettura, mi guarda, con occhi sgranati, e un mezzo sorriso tra quelle labbra sottili e a forma di cuore.
"Cosa?" ripeto ancora.
"Strano che tu non mi abbia chiesto una foto." risponde, tutto d'un fiato, quasi si volesse rimangiare le parole appena pronunciate.
Accenno un sorriso:"Ma Tom, io ti ricordo qua." Indico la mia tempia e mi stringo nelle spalle. Lo guardo di nuovo negli occhi, prima di distogliere per sempre lo sguardo. Ogni passo che faccio, mi costringe a girarmi per incrociare ancora quel ghiaccio. Ma cerco di trattenermi e...
"Che ne dici se ci rivediamo?" domanda. Prima di voltarmi di nuovo verso di lui, mi stringo forte il labbro per nascondere la felicità suscitata da quella richiesta.
"Ti conviene non diventare mio fan." rispondo, guardandolo dritto negli occhi.
Ride ancora, poi si stacca dalla sua macchina e si sistema i capelli: "Beh, non sarebbe male. Tu mia fan, io tuo fan.".
Scuoto la testa divertita, poi mi limito a sorridere.
"Ti passo a prendere domani sera alle diciotto." ordina ancora, facendomi l'occhiolino e aprendo la portiera "Puntuale, Sara.".
Trattengo un sorriso che si trasforma in euforia non appena varco la soglia di casa.
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Non so se sei solo un sogno || Tom Felton
FanficPer amarsi bisogna rischiare. Per amare bisogna saper affrontare. Sara, fin da quando è bambina, cresce con Harry Potter grazie al nonno. Adesso si trova a Notting Hill, con la sua migliore amica, tra i mille fogli di nuove storie, ma sarà proprio...