Un tuono risuonò nell’ambiente, ad un tratto un lampo fra le nuvole scure illuminò il cielo e, di colpo, la pioggia incominciò a venire giù, torrenziale, come se fosse in atto un secondo diluvio universale.
Il ragazzo imprecò appena sentì la prima goccia cadergli sui lunghi capelli neri, prese il cappuccio della felpa e se lo tirò sulla testa, correndo verso l’unico riparo vicino; un cafè, fortunatamente aperto.
Il campanello in cima alla porta suonò appena la spinse per poter entrare all’interno del locale.
Si tirò giù il cappuccio, scoprendo di nuovo la chioma, legata con una coda bassa da un nastro rosso, lasciando soltanto due ciuffi ai lati del volto del ragazzo liberi.
Sospirò, sentendo finalmente l’aria calda dell’ambiente investirlo e causare l’arrossamento delle sue gote.
Wei Wuxian aveva diciannove anni, frequentava la scuola d’arte ed era tutto’altro che uno studente tranquillo.
Gli piaceva disturbare durante le lezioni, intervenire, far ridere i propri compagni e parlare, Dio, se gli piaceva parlare, quasi non stava mai zitto.
Sistemò la propria felpa sulle spalle, andando poi verso il bancone e sedendosi ad uno degli alti sgabelli davanti ad esso.
Poggiò i gomiti sul tavolo, osservando la figura di spalle davanti a lui.
Aveva lunghi capelli neri, come i suoi, indossava una camicetta azzurrina ed il grembiule color beige dei dipendenti cingeva i suoi fianchi, quasi pensò fosse una ragazza dalla sua fisicità minuta.
Appena si girò, però, incontrò lo sguardo di un ragazzo.
Uno sguardo freddo, a dir poco gelido, così tanto che Wuxian si sentì rabbrividire, come se Zeus lo avesse fulminato.
Il cameriere deglutì, osservandolo.
Aveva le guance piene, Wuxian poteva notarlo, la bocca carnosa e rosea, il nasino piccolo ed all’insù, due ciocche di capelli gli ricadevano sulle spalle, arricciandosi dolcemente a contatto con la camicia.
Sul suo petto vi era attaccata una targhetta con il suo nome, che Wuxian riuscì a leggere poco prima che il ragazzo si girasse per poter andare alla macchinetta per preparare la limonata.
Wangji.
Si chiamava Wangji.
“Scusami” disse Wuxian, guardando il ragazzo che metteva dei cubetti di ghiaccio nel bicchiere che poi avrebbe riempito con il liquido al limone.
Nessuna risposta, che non lo avesse sentito?
“Chiedo scusa” ripetè il ragazzo, ma ancora nulla.
Così decise di osare “Wangji” disse, chiamandolo per nome.
Il cameriere si irrigidì, come se lo avessero appena schiaffeggiato.
Girò lentamente la testa verso di lui, guardandolo, con le sopracciglia corrucciate e la mascella serrata.
Dopo aver dato la limonata al cliente del tavolo 5, Wangji tornò dietro al bancone, andando proprio davanti a Wuxian.
“Come sai il mio nome” disse soltanto, aveva la voce bassa, seria, sembrava uno che non rideva mai.
“Hai la targhetta” disse Wuxian, facendo un mezzo sorriso e guardandolo, poggiando il gomito al bancone, prima di posare il proprio mento sulla mano.
“Cosa vuoi” rispose Wangji.
“Soltanto ordinare qualcosa” ribatte l’altro ragazzo.
Wangji alzò gli occhi al cielo, prendendo il blocco notes che teneva nella tasca del grembiule ed una penna, pronto a segnare l’ordine di Wuxian.
“Oh no no, non so cosa prendere…scegli tu, ti va?” domandò il ragazzo dal nastrino rosso, mordendosi appena il labbro, sperando in una risposta positiva da parte del ragazzo.
Quest'ultimo alzò gli occhi al cielo, andando poi verso la macchinetta per il caffè.
Gli avrebbe preparato un dalgona coffee, sperando che quel ragazzino dall’aria saccente la smettesse di dargli fastidio.
Dopo aver messo la schiuma del latte in cima al bicchiere ed aver dato una girata con un cucchiaino, lo portò al ragazzo, accennandogli un piccolo sorriso.
“Oh, un’ultima cosa” disse Wuxian, prendendo il polso di Wangji, che quasi svenne sentendo il tocco con qualcuno di sconosciuto “Posso avere il tuo numero?” domandò.
Wangji sbarrò gli occhi, tirando il proprio polso via dalla presa del ragazzo “Non ti conosco nemmeno, potresti essere un maniaco” disse, guardandolo, sentendosi in imbarazzo e con il cuore che batteva a mille.
Non aveva mai visto un ragazzino del genere, con un tale comportamento.
Sarà che la sua famiglia lo aveva ben educato, era abituato a regole rigide e tutto ciò gli sembrava strano, ma quel ragazzo lo incuriosiva.
Non sapeva come mai, ma il cuore gli batteva forte, le guance gli si erano arrossate e non sapeva che parole utilizzare per rivolgersi a lui.
Wangji non si era mai interessato alle relazioni sentimentali, anzi, odiava aver contatti con le altre persone, toccare altre persone.
Il suo posto ideale era lui solo in camera a suonare il suo violino, questo era ciò che gli bastava.
Non poteva nemmeno dire se gli piacessero le donne o gli uomini, ma ciò che sentiva osservando Wuxian era completamente nuovo, come qualcosa di mai provato, come delle emozioni che, tutto ad un tratto, lo avevano investito come un tornado.
“Su, non sono un maniaco” allungò la mano oltre il bancone, guardandolo “Sono Wuxian, Wei Wuxian…ora non siamo più sconosciuti, ti va bene?” gli domandò, alzando un sopracciglio per guardarlo.
Wangji guardò la mano tesa del ragazzo, una mano rovinata, sporca, come di pittura, sembrava un bambino che aveva appena terminato di dipingere, ma tese comunque la mano verso la sua, stringendola “Wangji” disse quasi, sottovoce “Ma già lo sai questo”.

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dalgona coffee ۵ wangxian
Fanfictiondurante un giorno di pioggia, wei wuxian entra in un cafè per ripararsi dalla tempesta. il cameriere che lo servirà lo incuriosirà particolarmente. [cover by @wwxsAJ1s on twitter]