𝓣𝓱𝓮 𝓔𝓷𝓭.

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15 novembre 1958.

Paul McCartney's P.O.V

Passó un anno.

Non vidi John da un anno, era scappato da me e non fece più ritorno.

Ero certo che non avrebbe fatto ritorno mai più ormai, era finita.

Provai a salutarlo a scuola, provai a riavvicinare il nostro rapporto, ma più ci provavo e più si allontanava da me, facendomi riflettere su ciò che feci quel giorno.

Me lo meritavo.

Smisi del tutto di provare a farlo ritornare da me.

Nel mentre, le mie alluncinazioni aumentarono giorno dopo giorno, facendomi diventare sempre più paranoico è strano agli occhi degli altri.

Era buio fuori, i lampadari erano accesi e sparavano luce gialla per terra.

La luna si innalzó nel cielo scuro, era di un colorito rosso arancio, pareva sangue.

«VAFFANCULO MCCARTNEY! SEI INUTILE! UN BASTARDO!...»

Urlai a squarciagola stringendo i miei pugni il più forte possibile, sprecando la mia voce e sentendomi poco a poco sempre più debole.

le lacrime iniziarono a cadere per terra e caddi anch'io, atterrando sulle mie ginocchia, iniziando a piangere senza fermarmi un attimo.

Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla, spaventandomi e automaticamente facendomi balzare su in piedi.

Alzandomi notai le mie gambe tremare, mi girai verso la figura che mi tocco la spalla e vidi di nuovo la creatura della bambina dalle orbite vuote e la bocca insanguinata.

Persi un battito, sgranai gli occhi e d'istinto iniziai a correre il più veloce e forte possibile, a volte rischiando di inciampare su qualcosa e cadere, sbucciandomi il ginocchio.

O peggio.

L'unica persona su cui potevo ancora contare e a cui potevo chiedere aiuto era John.

Corsi a casa sua, bussai sulla porta e aspettai, sperando che chiunque mi aprisse.

E così successe,

La porta si aprì, rivelando un John stanco e incazzato.

Subito cambiò espressione appena mi vide, tramutandola in shock, panico e orrore.

«VATTENE!»

Mi urlò contro, sbattendomi la porta in faccia e causando molto più dolore del dovuto.

Vedere il mio migliore amico essere così chiuso e distante da me mi distruggeva.

Mi guardai dietro e vidi la creatura avvicinarsi sempre di più.

Sempre più vicino.

Sempre. più. vicino.

Continuai a sbattere le mie mani contro la porta della casa di Mimì e iniziai a piangere, disperato.

«JOHN?! JOHN! JOHN TI PREGO SALVAMI!»

Ma nulla accadde, John non aprì la porta, invece, mi lasciò in pasto a quella creatura terrificante. provai ad alzarmi e scappare, dirigendomi chissà dove.

«Sto arrivando a prenderti Paul»

La creatura dietro di me disse, continuando ad avvicinarsi.

«STAI INDIETRO! VAI VIA TI PREGO! JOHN AIUTAM!-»

sbattei contro una panchina e caddi per terra, sull'asfalto della strada. Gemetti dal dolore, pian piano alzandomi, e guardandomi attorno.

sentii una voce femminile sussurrare al mio orecchio, e io rimasi senza parole, la paura prendendo sempre più possesso della mia mente ogni secondo che passava.

«Alla tua destra..»

Senza dire una parola, girai la testa alla mia destra, e vidi una macchina avvicinarsi a me sempre di più. Sgranai gli occhi, le lacrime iniziando a colare giù per le mie guance.

Merda.

«Buonafortuna all'inferno, PAUL»

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