Capitolo 1

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Abbie

Sono ormai quaranta minuti che passo a setaccio larmadio per trovare qualcosa di decente da mettere, il cielo torvo e le nuvole che minacciano pioggia non mi aiutano di certo, alla fine scelgo un maglione nero a collo alto largo, dei jeans a palazzo e le mie immancabili converse. Fortunatamente linsistenza di mio padre per farmi prendere un appartamento direttamente nel campus dellUniversità si è dimostrata utile, anche se per due settimane non ha fatto altro che parlare della comodità e dellefficienza di abitare a due minuti dalle classi. Chiudo la porta della stanza e mi affretto a camminare per raggiungere lala a nord dove seguirò le prime due ore di lingue straniere, a volte mi chiedo perché non abbia scelto ununiversità più piccola, se lavessi fatto, in questo momento non correrei sotto la pioggia per raggiungere quella maledetta aula. Percorro la scalinata per raggiungere il primo piano smuovendo i capelli bagnati dalla pioggia e cercando di togliere lacqua rimanente sui miei vestiti mentre controllo lorario e vedo che sono in ritardo solo di cinque minuti; distrattamente manco uno scalino, mi preparo allimpatto imminente chiudendo gli occhi istintivamente ma allimprovviso sento due mani che tentano di sorreggermi, apro gli occhi e vedo un ragazzo che sta cercando di nascondere una risata ma con scarso successo

Ha un bel sorriso però

-hai intenzione di stare accasciata così ancora per molto?-

Dice tra una risata e laltra

Mi aggrappo al corrimano e mi ricompongo, la mia mancata spigliatezza di certo non aiuta in queste situazioni, che bella figura di merda.

Lo guardo un po imbarazzata ma riconoscente, consapevole del fatto che se non ci fosse stato lui mi sarei ritrovata sul pavimento con un paio di lividi sul culo:

-grazie-

Gli sorrido per poi avviarmi frettolosamente verso la mia meta

-se corri così, cadrai di nuovo e io non ti assicuro che ci sarò questa volta, dimmi almeno il tuo nome così che poi ti cercherò in infermeria-

Una volta in cima alla scalinata guardo verso il ragazzo dagli occhi color nocciola, soffoco una risata ripensando alla scena di prima

-Abigail, e sono in ritardo grazie ancora per non avermi fatta cadere ma ora devo davvero andare-

Sto per rigirarmi quando vedo un ragazzo che non avevo mai notato, mentre entra nelledificio, agita le mani sopra la testa per togliere lacqua piovana rimasta, ciocche scure sono attaccate al volto per la pioggia, il suo viso si alza una frazione di secondo verso la nostra direzione per poi rigirarsi e andare verso unaula che credo sia di medicina, rimango immobile per qualche secondo quando il ragazzo non troppo distante da me parla

-sono Alex comunque-

Gli sorrido credo per la terza volta, odio non sapere come comportarmi in situazioni come queste

-ciao Alex-

Detto questo controllo lorario e vedo con disappunto che il mio lieve ritardo di cinque minuti è diventato di quindici, entro nellaula aperta, noto che qualche sguardo si poggia su di me, ma fortunatamente niente di troppo lungo o insistente da dover chinare la testa, mi siedo sbuffando per linizio non molto promettente della mia giornata.

**spazio autrice**

non so se qualcuno leggerà la mia storia ma sono comunque contenta di poterla scrivere e continuare, grazie e commentate se vi va.

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