Nightmares.

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"Watson, estrai la pallottola e ricuci la ferita, adesso!"
Il caldo mi assale quando mi avvicino alla recluta, estraggo la pallottola, disinfetto la ferita e inizio a ricucire i due lembi di pelle con gesti meccanici che ormai sono impressi nella mia mente, potrei farlo ad occhi chiusi.
Quando finisco esco dalla tenda e sbatto contro a qualcuno. "Mi scusi." alzo lo sguardo e incontro gli occhi azzurro-verdi del mio migliore amico. "Che ci fai qui?" lui mi sorride e inizia a sanguinare, come quando è caduto, "Sherlock?" "È colpa tua John, avresti potuto salvarmi." "Sherlock , io-io non potevo fare niente." "Sì invece, avresti potuto dirmi di fermarmi, avresti potuto dirmi che non ti importava della tua stessa vita e sacrificarti per me, così ora tutti saprebbero cosa sei in realtà, solo un codardo. John Watson, tu mi disgusti." Quelle parole, quante volte me le sono dette? Quante volte ho provato orrore per non averlo salvato? Nonostante ciò sentirlo da lui è... Tremendo. Sapere che l'ho deluso, sapere che l'ho tradito, sapere che è disgustato da me, è semplicemente orribile, è come venire pugnalati ripetutamente.
"Mi dispiace." bisbiglio mentre una lacrima mi scorre sulla guancia, "Le tue scuse non servono a niente, non ti rendi conto di quello che ho perso in questi due anni? Io sono morto, quel giorno sul tetto, Sherlock Holmes è morto per colpa tua." continua a sanguinare, non posso sopportarlo, mi volto e mi dirigo verso la frontiera, forse lì qualcuno mi sparerà e metterà fine a tutto questo.
All'improvviso sento un dolore bruciante alla gamba e cado sulle ginocchia "se qualcuno dovrà ucciderti sarò io, colui che è morto per una persona inutile" di nuovo alzo lo sguardo e di nuovo incontro quegli occhi che mi fanno sperare che tutto sia uno scherzo, ma non lo è.

Pistola.

Lacrime.

Dolore.

Paura.

Perdita.

Morte.

Addio Sherlock.

"Non voglio andarmene"

Bang.

"JOHN!"
Mi siedo di scatto sudato e in preda al panico, di nuovo un incubo, sempre lo stesso. Sono passate poche ore da quando mi sono addormentato, Sherlock è con me, non dovrei più avere incubi, ma la cosa peggiore è che non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi, così fisso le mie mani tremanti quasi fossero lo spettacolo più bello del mondo. "John?" "Tu mi hai ucciso" sussurro "Mi hai ucciso" ripeto ancora una volta, solo un po' più forte. Mi sforzo di sollevare lo sguardo e improvvisamente un oceano di dolore e senso di colpa provenienti dall'uomo che ho di fronte mi colpiscono e mi lasciano completamente sconvolto, lui che 'i sentimenti sono un errore chimico' prova rimorso per ciò che ha fatto. -Lui prova sentimenti per me.-
"John... Mi dispiace, dovevo farlo ma era l'ultima cosa che volevo. Quando Mycroft è venuto a prendermi per la missione la prima cosa che gli ho detto è stata 'rivoglio il mio migliore amico, adesso.', lui ha scosso la testa e io sapevo che non potevo tornare a casa, non senza aver distrutto ciò che Moriarty aveva costruito, non dopo averti messo al sicuro e in quel momento andarmene era l'unico modo per salvarti." So che ha ragione, so che lo ha fatto per me eppure non posso fare a meno di essere arrabbiato con lui. "Quando sei saltato giù da quel dannato tetto il mio mondo è andato in milioni di pezzi, tutto il buono nella mia vita era morto. La tua finta morte è stata la mia morte, Sherlock. Mi hai ucciso. Tre settimane fa avevo deciso di smettere di sperare e tu sei tornato, solo vederti vivo mi ha guarito, vederti sano e salvo mi ha salvato. Mi hai ucciso e mi hai riportato in vita." Mi avvicino e lo abbraccio "Prova a morire di nuovo e giuro che ti ammazzerò." sussurro. "John, non credo possa-" "sta zitto, Sherlock" mi allontano e sorrido, poi scoppio a ridere e sento la sua risata aggiungersi alla mia, l'incubo rinchiuso in un angolo della mia mente.
"Vai a dormire John, domani sarà una giornata migliore" sorride, gli credo, come ho sempre fatto e mi avvio verso la mia stanza. "Buonanotte John" "Buonanotte Sherlock"

*la mattina seguente*
Apro gli occhi e sorrido quando sento le dolci note provocate dal violino di Sherlock, sono semplicemente perfette, come lui. -John, non sei gay- -sta zitta vocina, per Sherlock potrei fare un'eccezione- Wow, devo essere proprio impazzito, ora parlo anche con me stesso. Scendo dal letto continuando a sorridere e mi dirigo verso il bagno per darmi almeno un'aria presentabile, per chi non lo so nemmeno io, poi mi affretto giù per le scale.
Quando vedo una tazza di the fumante ad aspettarmi mi blocco e mi volto verso Sherlock "Hai fatto il the? Per me?" Lui annuisce senza guardarmi quasi fosse imbarazzato. "Beh, grazie." sorrido e mi siedo sulla poltrona con in mano la tazza, bevendo lentamente.
"Uhm... John... Mi stavo chiedendo se... Ecco... Ti andava di tornare a risolvere casi con me... Se non ti va posso sempre chiedere a Mol-" "Oh, Dio, si." lo interruppi e iniziai a ridacchiare, poi scoppiai a ridere come un idiota guardando il sorriso sulla sua faccia. -È così semplicemente perfetto. I suoi zigomi sono così... Perfetti. I suoi occhi sono indescrivibili, quasi come se oro, azzurro e verde si siano incontrati e mescolati creando un'armonia di colori mozzafiato, ma due secondi dopo sono completamente verdi, poi blu, poi azzurri. Non si possono descrivere, non puoi nemmeno provarci.- -Che ne è stato di 'io non sono gay'?- -Te l'ho già detto, eccezioni.-
***
"Graham mi ha scritto, un ladro ha rubato un quadro senza rubarlo... John? Hai capito quello che ho detto?" lo vedo riemergere dai suoi sogni ad occhi aperti e sorrido lievemente, chiedendomi a chi stia pensando, naturalmente a qualcuno di importante, qualcuno di così importante da fargli dilatare le pupille, ma chi? Già, il grande Sherlock Holmes non riesce a dedurre il suo migliore amico, o forse non vuole. Non voglio sapere a chi sta pensando perché naturalmente quel qualcuno non sarei io.
"Un ladro ha rubato senza rubare, ok... No, aspetta, cosa? Come puoi rubare senza rubare?" "Gavin-" "Greg" "Ah, si fa chiamare così adesso?" "È il suo nome, Sherlock" "Oh ok... Non che sia importante... Comunque, stavo dicendo, il Detective Lestrade mi ha solo scritto di sbrigarmi poichè, a quanto pare, un ladro ha rubato senza rubare." "Ma come è possibile?!" accennai un sorriso mentre un lampo di eccitazione mi passava negli occhi "Scopriamolo." Presi il cappotto e la sciarpa e uscii di corsa dall'appartamento, scendendo le scale e scontrandomi contro qualcosa, no, qualcuno. Una ragazza sui vent'anni, capelli rossi, occhi blu e freddi, appena arrivata dalla Francia a giudicare dalla targhetta sulla valigia, amante della musica classica, pianista, madre morta e padre scomparso. Sorrisi alle mie deduzioni e mi affrettai fuori dell'edificio, senza curarmi di scusarmi con lei, probabilmente non l'avrei mai più rivista. "Il gioco ha inizio, John!" Urlai al mio coinquilino, senza rendermi conto di quanto in realtà fosse vicino.
John Watson, così vicino ma così irraggiungibile.

~note dell'autrice~
First of all, OH MY CROFT 1,8K!
Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo questa storia, che commentano e che votano, grazie mille.❤️ Grazie perché anche se aggiorno raramente voi continuate a leggere e non sapete quanto significhi per me vedere che vi piace la mia storia, grazie.❤️
Seconda cosa scusate lo schifo (soprattutto la parte di John...) e la brevità ma ho un blocco dello scrittore enorme.😭 Perdonatemi vi prego, cercherò di dare del mio meglio anche perché devo presentarvi meglio il nuovo personaggio.
Terzo, sabato ho visto un film stupendo è tristissimo con un giovane Benedict Cumberbatch, "Third Star". Non so quanti di voi lo abbiano visto ma è davvero di una tristezza e bellezza infinita. (Il video allegato è quello della canzone finale.)

~Shezza

Can you stop being dead?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora