Capitolo 24.

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Nella mia vita,ho sempre ricevuto
porte in faccia quando avevo bisogno di aiuto.
Andavo spesso dai vicini,per farmi aiutare
ma facevano finta di non sentire la porta.
Chiamavo i miei nonni al cellulare
ma non hanno mai risposto.
Sono sempre stata disponibile,
quando qualcuno aveva bisogno di aiuto.
Sono sempre stata pronta ad aiutare
tutti.
Non ho mai lasciato qualcuno
in difficoltà,anche se gli altri con me lo fanno.
È la violenza il titolo principale del tema,
ma non parlerò di questo,
non ne ho mai parlato con nessuno
e mai lo farò,probabilmente.
Molte persone mi hanno detto di aprirmi,
che non fa bene tenere tutto dentro
e le stesse persone poi,si sono dimenticate
di me.
La mia vita,non mi piace condividerla.
Il titolo è "Violenza" ed io,l'unica cosa
che dirò,è che ho cercato aiuto,urlavo,
piangevo,mi disperavano,ma queste
non sono cose gravi,
la cosa grave era che
tutti riuscivano a sentirmi e riuscivano
a fare silenzio per non venire ad aiutare.
Non dirò in che circostanza,
non dirò il motivo,perché nessuno
sarebbe in grado di aiutarmi.
'Omertà",è questo quello che facevano
preferivano nascondersi,
piuttosto che aiutare una bambina di dieci anni.

Ero incerta se consegnare questo tema o meno.
So di non essere entrata nel dettaglio,non lo avrei mai fatto,ma ho detto più cose di quando avrei voluto dire.
Magari non avrò rispettato la traccia,ma poco m'importa,nessuno è mai riuscito a farmi proferire parola,figuriamoci uno stupido tema insignificante che verrà buttato via,insieme a tutti gli altri.
È sempre così che va a finire,una persona scrive tutto il dolore che ha subito e l'unica cosa che riescono a fare gli altri,è fregarsene.

Mi piaceva scrivere da piccola e forse,un po' mi piace tutt'ora.
Ogni volta che mi succedeva qualcosa,prendevo un foglio e una penna e raccontavo tutto nel minimo dettaglio.
Una volta riletto,strappavo il voglio in mille pezzettini e andavo a buttarli.
Sembra strano ma aiuta a liberarsi,è come se mi togliessi i problemi di dosso e li passassi al foglio.

Il lunedì mattina,sotto richiesta dei professori,tutte abbiamo consegnato i temi.
Fortunatamente abbiamo finito le lezioni con i ragazzi,non aspettavo altro,la loro presenza mi innervosiva.

Sono seduta al mio posto,mentre la professoressa di matematica spiega le equazioni.
Devo ancora cercare di capire a cosa mi serviranno nella vita.

Mi sento lanciare un bigliettino che,rimbalza nella mia schiena e cade a terra.
Mi abbasso per prenderlo cercando di non farmi vedere da nessuno e lo apro piano,cercando di non fare rumore con la carta.

Non sei triste per il tuo amico?Sarà solo soletto in isolamento:(

Mi giro verso Viola,mi guarda con il suo solito sorriso antipatico e mi fa l'occhiolino.
In tutta risposta le alzo il dito medio per mandarla a fanculo e lei distoglie lo sguardo.
Questa ragazza mi da i nervi,non immagina quanto.

Le lezioni sono finite finalmente,adesso è il turno dei ragazzi.
Andiamo in cortile e Viola si mette a giocare con le ragazze del suo stupido gruppetto.
Vado verso di lei e la tiro per i capelli portandola in una panchina,scaraventandola su di essa.

"Che cazzo fai,troia!" mi urla contro,ma per il momento le sue parole non mi toccano minimamente.

"È stato il tuo ragazzo,vero?" dico mettendole le mani al collo e non gliele leverò di dosso fin quando non mi dirà qualcosa di sensato.

Piccoli delinquenti//E.C.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora