Sono come un cancro... ti divorano da dentro, pezzo dopo pezzo, li perdi di vista un attimo e ti hanno già invaso l'intero organismo. Banchettano tra i programmi, gli impegni e il caos che hai in testa, a volte prendono il sopravvento e tu scompari, non sei più nessuno. Una valle di tulipani che viene invasa da dei piccoli insettini, presi individualmente non sono niente ma, un intero sciame fa accapponare la pelle. Ecco descritti i pensieri negativi, uno e poi un'altro e un'altro ancora, li rinchiudiamo in una scatoletta nell'angolo più tenebroso del nostro cervello, ma tempo dopo tempo mese dopo mese la scatoletta diventa troppo piccola e si trasforma in un barile poi passo dopo passo diventa un silos, fino ad occupare l'intero cervello.
E' facile nascondersi con un sorriso, una battuta, una risata, fingere di stare bene. Dentro di me ho un'intera metropoli, gli abitanti non mi vanno molto a genio ma ci devo convivere, non è una cittadina tranquilla, molto spesso ci sono dei caos, delle rivolte interne e i problemi diventano immensi, scatenando in me degli attacchi di panico.
Nell'ultimo periodo, la metropoli si era ampliata e quasi raggiungeva la grandezza del Sacro Romano Impero d'occidente, mi ripetevo "non importa, è solo la mia testa" e ci credevo, continuavo a crederci, lo giuro. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, ma stavo male, male davvero, continuavo a ripetermi "è nella mia testa, è tutto nella mia testa, prima o poi passerà da solo", in fin dei conti non avevo tutti i torti.
Ora, ci sono i miei genitori che piangono, io cerco di consolarli ma non mi vogliono ascoltare, fanno finta di non sentirmi; un agente di polizia è entrato in camera mia, ha guardato sul letto, il mio corpo steso, pallido e rigido poi guarda le braccia sono rosse, lui non vede quello che vedo io, dalle ferite non esce il sangue, escono nuvole di vapore, sono sempre più fitte, l'impero si è sciolto, oppure si è rotto in mille pezzi per poi evaporare.
Il viso di mia madre è rigato dal pianto, continua a ripetere "è impossibile stava bene aveva sempre il sorriso, faceva battute, rideva, stava bene", lei non capisce, sono sempre stato bravo nella recitazione in effetti. Dietro ad ogni risata, ad ogni sorriso c'era una voragine che si creava, mi tagliava e divorava da dentro. Non capisco perché piangono io ora sto bene.
Ho accarezzato il viso di mia madre questa notte, mentre piangeva, non mi sentiva ma io ero lì; sono seduto sul sedile posteriore della macchina, mio padre sta guidando, mia madre guarda fuori dal finestrino, mi stanno venendo a trovare, affianco a me ho una vaso di tulipani rossi, i miei preferiti, spero che almeno loro non appassiscano tra i miei pensieri come ho fatto io.
Si incamminano, mio padre abbraccia mia madre, si fermano davanti a una piastra di roccia, sembra uguale a tutte le altre ma, per loro non è così, su quella c'è la mia foto e scalfito nella lastra sono impressi i miei brevi e terrificanti 17 anni di vita.
Diciassette anni, vi sembreranno pochi, lo sò, ma era come vivere nel mio inferno personale e all'inferno ogni secondo è immenso e un tormento.
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Pensieri all'inferno
Short StorySe la scatoletta di pensieri si riempie troppo, cosa potrebbe accadere?