Capitolo 37: 𝑴𝒊𝒍𝒂𝒏𝒐, 𝒔𝒖𝒔𝒉𝒊 𝒆 𝒄𝒐𝒄𝒂.

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Com'era andato l'appuntamento con Neels?

Contro ogni prognostico, era andato bene. Nonostante ci fosse stato un inizio lento e silenzioso, immerso nell'imbarazzo.

Poco prima di mezzogiorno, ero uscita dalla porta di casa. Neels mi stava aspettando seduto a uno dei tavolini presenti nel terrazzino. La sua testa si era girata verso di me e lui mi aveva accolto con il suo sorriso raggiante. Ancora non essendo abituata a quella vista, mi ero imbambolata per qualche secondo. Neels si era alzato e mi aveva raggiunta.

Se avessi dovuto definire lo stile di Neels, avrei utilizzato il termine "E-boy": jeans a vita alta, neri e strappati sulle gambe, stretti intorno all'addome da una cintura di una marca famosa; maglietta a maniche corte, blu e con un drago nero disegnato al centro; Vans nere da cui uscivano dei calzini blu alti fino alla caviglia (non aveva caldo?).

Inutile sottolineare quanto stesse bene vestito in quel modo. Ma forse Neels sarebbe stato bello in qualsiasi caso.

«Sei bellissima» disse, ricordandomi che mi ero fermata a fissarlo.

Mi resi conto che anche lui mi aveva osservato.

Si avvicinò ancora un po' a me. «Come al solito» aggiunse.

Nonostante non pensassi che l'aggettivo bella potesse essere usato per descrivermi, il suo complimento mi fece sentire bene. Apprezzai il gesto, soprattutto perché mi ero impegnata per prepararmi, scegliendo con cura i vestiti da indossare. Avevo persino guardato un tutorial per truccarmi bene.

Abbassai lo sguardo, imbarazzata. «Anche tu non sei male» mormorai, troppo imbarazzata per dirlo ad alta voce.

«Lo so.»

Il suo sorriso si riempì di malizia e divertimento. Mi diede un'ultima occhiata, facendomi rabbrividire. «Andiamo» disse. Mettendosi le mani in tasca, si girò e iniziò a camminare verso le auto.

Lo seguii, tenendomi dietro di lui di qualche passo. Non mi sentivo ancora capace di camminare di fianco a lui. Non era quello il mio posto.

Neels superò la sua auto e poi anche quella di Jackson. Mi fermai, confusa. Neels se ne accorse e si girò per guardarmi. Invece di darmi una spiegazione o aspettarmi, iniziò a camminare all'indietro.

«Vieni?» chiese, alzando le sopracciglia. La mia esitazione sembrò divertirlo.

Mi resi conto che si stava avvicinando alla moto di Stephen. La osservai, notando che a terra erano stati appoggiati due caschi.

La indicai, aprendo la bocca per la sorpresa.

Neels annuì. «Ce l'ha prestata.»

Mi sbrigai a raggiungerlo, ancora troppo incredula per accettare che fosse vero. Mi fermai accanto a Neels, che stava accarezzando la superficie della moto.

«Sono riuscito a convincerlo a farmela usare» spiegò, guardandola con meraviglia. «Sei senza parole, eh?»

Sì, lo ero. Stephen amava la sua moto, molto più di quanto tenesse alla sua auto. Persino io, che non ero in rapporti intimi con lui, sapevo che era molto protettivo nei suoi confronti. Ginevra mi aveva rivelato che una volta Stephen era finito in una rissa perché qualcuno si era avvicinato troppo alla sua moto mentre parcheggiava.

«Come ci sei riuscito?»

«È un segreto.»

La sua risposta, per quanto fosse prevedibile, mi fece scappare una risata. Per una volta, si trattava di un mistero che non ero interessata a svelare.

Neels raccolse i due caschi neri e me ne passò uno. «Sai come indossarlo?» Annuii, ma lui si offrì comunque di aiutarmi a metterlo e aggiustarlo intorno alla testa.

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