~Sherlock/Lo hobbit~ "Il mio nome è Bilbo Baggins." Bilbo aveva ripetuto quel nome così tante volte ormai da averlo fatto suo, anche se mai del tutto. Certo, era il nome della sua famiglia, quello che i suoi genitori gli avevano dato. Ma durante la guerra degli orchi ne aveva usato un altro: John Hamish Watson. Non sapeva nemmeno perché avesse scelto proprio quello: sapeva solo che l'aveva sentito... suo... come se gli fosse sempre appartenuto. Ma poi, dopo esser stato ferito, era dovuto tornare a vivere nella casa di famiglia. Gli si prospettava una vita tranquilla e priva di qualsivoglia avventura, come ogni Hobbit rispettabile. E anche quel nome aveva perso di significato, legato com'era ad una vita di avventura e lotta. Dopo l'iniziale insofferenza, si era quasi adattato a quella condizione. Questo, almeno, finché una compagnia di uno stregone e di tredici nani non si presenta alla sua porta... Ma sarà solo l'inizio... Perché sarà l'incontro con un terribile drago a cambiare la sua vita per sempre...

Mary Morstan è morta, ma nonostante tutto John Watson ha ancora una storia da raccontargli

"Anche un orologio rotto segna l'ora giusta due volte al giorno" Sherlock non aveva mai creduto alle coincidenze; l'universo non avrebbe potuto essere così pigro, quindi ci doveva essere per forza un motivo se, quella mattina, un ragazzo di nome John Watson era inciampato su di lui e aveva perso il treno. Cinque studenti assassinati all'università di Cambridge. Nessun elemento in comune. L'attimo prima erano in vita, poi... Tra intrighi, amicizia, odio e amore Sherlock si ritroverà ad indagare su un caso inesplicabile, risolvendone parallelamente uno eccezionale: se stesso.

Quel giorno era tutto stranamente tranquillo al 221B, Nessun omicidio e nessun caso da risolvere. John era comodamente intento a bere una tazza di Tea mentre scriveva il suo Blog che aggiornava quotidianamente. Sentì sbuffare e subito dopo uno sparo, che lo fece sobbalzare e fece cadere la tazzina di Tea che gli fini sulla maglia. -No...Sherlock-

le descrizioni sono futili.

Mi porgi piano la tazza di tea caldo, mentre con la tua mano porti alle tue labbra sottili il liquido alle erbe, lasci andare il tuo corpo e ti concedi un sorriso sornione, Ah Sherlock è raro vederti sorridere così.. Seduti sulle scale ci godiamo il meritato riposo, dopo un caso complesso e a tratti intricato. Io decido di lasciarmi andare con la schiena appoggiata al muro, tutto ciò per vedere la tua figura per bene, respiro lentamente sorridendo anche io... E mi sto prendendo del tempo, passando la mia vita ad innamorarmi sempre di più di te...

One shot Johnlock "È una sera innevata d'inverno. Alla centrale di polizia Sherlock Holmes, in compagnia del suo fidato compagno John Watson, viene a conoscenza di un incidente che ha causato parecchi morti. L'ispettore si sente terribilmente in colpa, ma ci vorrà ben poco per fargli dimenticare tutto. In fondo, il suo amico John ha sempre saputo come tirargli su il morale." Un ringraziamento speciale ai miei genitori

[Seguito di "Anche un Orologio Rotto..."] Londra - Ragazzi spariscono senza lasciare traccia. La polizia brancola nel buio. Seguendo il filo rosso delle tracce solo a lui visibile, Sherlock Holmes sprofonderà nella Londra di Sotto, regno del contrabbando e pratiche immorali di cui i ragazzi sono i protagonisti. Ma due anni sono lunghi. John ha rimosso il trauma della morte di Sherlock. La sua memoria ha cancellato il passato. Sherlock dovrà fare breccia in quella mente tormentata dal dolore e allo stesso tempo fermare ciò che avviene nella Londra di Sotto

One shots Johnlock

[ One shot già presente sul mio EFP] - Devi accettarlo prima o poi, John. È successo. - Lo guardo, sento le lacrime pungere, ma se Sherlock è così forte devo dimostrare di esserlo anche io. A volte sembra proprio che non gliene importi niente. - Sono io quello malato, non tu. John, ne soffri troppo. - Apro la bocca per dire qualcosa ma lui non smette di parlare. - Voglio andarmene con la consapevolezza che tu starai bene e voglio farlo tra le tue braccia, non in ospedale, non è luogo adatto a me e lo sai. Non cercare di convincermi. Ho fatto tutto ciò che mi hai detto, la chemio, le visite, i ricoveri... solo per poterti vedere meno preoccupato, ma è successo il contrario. Sei sempre più ansioso. -