Una presenza che cresce lentamente tra le pagine non solo come conforto, ma come amore sincero, delicato, in punta di piedi. Non un salvatore, ma uno che sa rispettare i silenzi, accogliere le fragilità, e restare quando tutto sembra tremare. Lui non entra con promesse, ma con gesti piccoli. Non pretende di riempire i vuoti, ma cammina accanto a lei nei giorni grigi. Le sorride anche quando il suo volto è spento. Le scrive parole che non invadono, ma sanno accarezzare. E nel capitolo finale... Lei non si sente salvata. Si sente vista.

"La mia luce" Illuminavo volti spenti, con mani piene di cielo. Ridevano nel mio sole, senza sapere quanto costava. Mi hanno lasciata al tramonto, quando la mia luce si è fatta fioca. Ma il giorno è tornato e ho capito: ero io l'aurora. "Specchi rotti" Tutti venivano da lei con il cuore in disordine. Lei aggiustava, cuciva, amava. E ogni volta qualcuno ripartiva più bello, più forte quasi irriconoscibile. Nessuno si chiedeva come facesse. Nessuno restava a vedere quando lei crollava. Un giorno, guardandosi allo specchio, vide che rifletteva solo ombre. Allora capì: gli specchi degli altri brillavano perché lei aveva regalato i suoi pezzi migliori.