(alias: Zia Vanna, per i bambini che non sanno pronunciare altro) Nessuno sa da dove venga. Alcuni dicono che sia uscita da un vecchio modem bruciato. Altri, che sia caduta da una crepa nel cielo dietro un supermercato abbandonato. Zia Vanna ha gli stivali fosforescenti, una giacca fatta di orologi rotti, e una valigetta piena di oggetti del futuro che nessuno capisce: - un cucchiaio che scrive poesie, - una radio che parla solo con le formiche, - un giradischi che suona i ricordi di domani. Non racconta mai favole del passato. Dice che quelle ce le hanno rubate la TV, i telefonini, e il mare di notifiche che friggono le orecchie. Lei invece racconta cose che devono ancora succedere. 🔮 "Un giorno ci sarà una scuola dove i voti si misurano in meraviglia." 🔮 "I bambini salveranno il mondo, ma solo se impareranno a fallire con stile." 🔮 "Le città parleranno, e alcune avranno voce gentile." 🔮 "I gatti voleranno, ma solo di notte e solo se hai creduto abbastanza." I bambini che la ascoltano - pochi, ma attenti - dicono che quando parla, il tempo si storta un po'. Le lancette si distraggono. I videogiochi si bloccano. E qualcuno sente nostalgia di qualcosa che non è ancora successo.

"Abbiamo rapito la maestra Maria" è una commedia surreale. Tre alunni, un'idea folle e una maestra. Tra piani sbilenchi, equivoci assurdi e avventure virtuali piratesche, niente andrà come previsto. Un "rapimento" che fa ridere, spaventa un pochino e insegna più di una lezione. La scuola non è mai stata così pericolosamente divertente.

Armando Lupini è un ventottenne che dal diploma è perennemente alla ricerca di un posto di lavoro. Su suggerimento della sua analista e in concomitanza con l'assunzione presso una piccola azienda farmaceutica a conduzione famigliare decide di tenere un blog sul quale scriverà dall'ottobre 2019 fino al maggio 2020. Tra amici disillusi e invasati, influencer strampalati, chat cospirative, guerriglie di paese e un traffico internazionale di farmaci scaduti, Armando cercherà di mettere un po' di ordine nella sua vita, conquistare l'enigmatica Pentesilea e trovare finalmente un impiego a tempo indeterminato.

Una raccolta di poesie e un diario intimo, graffiante e ironico, che racconta i primi due mesi di scrittura di un uomo qualunque. Una manciata di poesie - o, come le chiamo io, "palle di pelo" - nate dall'istinto. Dopo aver ingerito il mondo, digerito il caos, e rigurgitato qualcosa da modellare. Piccole opere, imperfette ma sincere. Il tutto intervallato da un racconto personale, affettuoso a tratti, dissacrante quando serve. Questo libro è il racconto di una nascita creativa, tra pagine che mescolano prosa e versi, malinconia e leggerezza. È il viaggio di un pensatore silenzioso che inizia a parlare senza avere troppe pretese, con una voce sincera, sporca e umana. Un diario di chi ha attraversato il classico "periodo del cazzo" e ha trovato il suo modo per restare a galla. Di chi ha smesso di credere di dover solo sfogare, e ha iniziato a raccontare. Questo è un libro per chi scrive. Per chi legge. Per chi ascolta... Anche quando tutto tace.

Sono disponibile a leggere e a commentare le vostre storie, lasciando il mio giudizio e riflessioni finali inerenti la narrazione. All'interno troverete, inoltre, una raccolta di consigli pratici e suggerimenti che spero possano ispirare trame più complesse e significative.