scrivoquellochesogno
Milano non dorme mai del tutto. Anche quando tace, resta sveglia in qualche finestra accesa, in un tram che passa vuoto, in due respiri che si cercano senza saperlo.
Lorenzo cammina per le vie bagnate, le mani nelle tasche del giubbotto, le cuffie accese ma la musica lontana. Da quando si è lasciato, tre anni fa, ha imparato a riempire il silenzio con il rumore del lavoro. Le live, i video, i fan: tutti frammenti che lo tengono occupato, ma non intero.
Dice a sé stesso che va bene così. Che non ha tempo per l'amore, che certe ferite è meglio lasciarle dove sono. Ma quando guarda il riflesso delle luci sui navigli, qualcosa in lui vacilla: quella nostalgia del lago, di Varese, di un tempo in cui era solo un ragazzo e non "Lollo Lacustre".
Dall'altra parte della città, Veronica chiude il portatile dopo l'ennesimo shooting. Le dicono che ha uno sguardo che buca l'obiettivo, ma nessuno nota la dolcezza stanca nei suoi occhi quando torna a casa. Si trucca per lavoro, ma nella vita preferisce la semplicità: il profumo del caffè, i capelli sciolti, il silenzio prima della pioggia. Ama Milano, ma a volte le manca l'aria, così scappa al lago, nella piccola casa che profuma di legno e malinconia.
Non si conoscono ancora.
Eppure, da qualche parte, le loro vite hanno già cominciato a parlarsi - in una nota di chitarra, in uno sguardo mancato tra la folla, in un desiderio che entrambi fingono di non avere.
Ci sono amori che tornano.
E altri che arrivano piano, come la marea.