Io sono stato cattivo per anni. -Jalen!Come cazzo metti quel cazzo di cucchiaio?Jalen bastardo puzzolente.- Sono fottuto e devo nascondermi le mani. Presto !Devo nascondermi le mani. Non mi fai male!Bastarda tonaca nera non mi fai male!Intanto guardo la forchetta entrare all'altezza del mignolo.La mette dentro, la spinge nella mia carne. Questa vecchia cagna! Che dolore di merda!E mentre lo fa vedo scendere il crocifisso dal collo. Cazzo Signore!Ora la strozzo con la tua faccia. Lo penso,lo dico e lo faccio. Le prendo il collo e giro il rosario due volte intorno. Grugnisce questa vecchia puttana e ha un branco di porci nella testa.Che bell'istante lunghissimo! Godo mentre vedo nascere la sua gran paura di morire. Poi mi prendono...la cagna si salva e mi fanno piangere come un maiale . Sono a testa in giù nella stanza senza pantaloni e senza mutande.Nudo e rosa come un porco. Anche i buoni dopo quaranta giorni di frustate smettono di pregare e di essere buoni. Sono preoccupato per Daniel,non lo vedo da stamattina.Non mi piace quella camicia che gli hanno messo.L 'hanno lavato . Ho sentito come gli scorticavano le ginocchia con il sapone e con la fottuta spugna della stanza numero 2.Quella la prendono solo per le occasioni. Daniel mi vuole bene e pensa che andremo via insieme da questo posto. Lui non è come me.Non usciremo mai da qui .Nessuno passa. Nessuno verrà a prenderci qui ...dove tutte le notti ci contano le scarpe. Lasciatemi figli di puttana!Fatemi scendere! E' quasi notte. Ho visto la luna. Se mi dondolo meglio forse... se mi sbatto più a destra riesco a vedere dalla finestra. Si è la luna. Sta arrivando la notte. Lasciatemi figli di puttana!Fatemi scendere. Anche questa notte li sentirò piangere e non potrò far nulla. Oddio aiutami . Dio aiutami. Quel che dico...devo dirlo piano perchè sta arrivando. Io sono Jalen e basta. Sono nato nel Dicembre del 1950 e vivo a "Haut de la Garenne" sull'isola di Jersey.

Colleterno è una lugubre cittadina con un cimitero abbarbicato su una delle colline che lo circondano. Tra le sue stradine male illuminate e solitarie Sico, un ragazzo di sedici anni, si aggira in moto in una notte d'estate per tornare a casa. Colleterno è immersa in una atmosfera irreale a causa dell'inspiegabile freddo invernale che l'ha invasa dopo una giornata di pioggia ininterrotta. La città sembra viva, pulsante, trabocca oscurità e angoscia. Sconvolto dalla paura e con la sensazione di essere seguito da quella oscurità, Sico inizia a correre sempre più veloce sulla sua moto, fino a perderne il controllo e a cadere. Si risveglia immerso completamente nel buio. Si mette in cammino attraversando visioni assurde fino a raggiungere una tetra valle puntellata di sterpaglia con i profili di alberi scheletrici sullo sfondo. Due ragazze emergono dal silenzio della valle. Gli spiegano che la sua vita è sospesa, che può tornare indietro, ma per farlo dovrà salvare almeno cinque delle nove anime che raggiungeranno la valle. Sono anime di persone che moriranno quella notte, ognuna con la sua storia, ognuna col suo finale che Sico dovrà cercare di cambiare per riportare tutti indietro.

"Nella mia frenetica e inconsueta questione ordinaria di vita o di morte".

Un bel giovane del nord ha la sventurata idea di compiere un viaggio al sud. In quegli anni si andava in giro con lo zaino, le Adidas, i Roy Rogers e la Fruit of the Loom. L'abbigliamento non influiva affatto su quello che il caso ti avrebbe potuto riservare. Infatti mai avrebbe immaginato di essere casuale testimone di un efferato delitto di mafia. Sarà inseguito da uomini della 'ndrangheta che ovviamente volevano liberarsi di un pericoloso (per loro) testimone. Nina, una bella e parecchio, ma non più giovanissima vedova di mafia lo aiuterà. Un capo bastone, di una 'drina nota alle cronache giudiziarie, rivelerà una inaspettata sensibilità. Il Capitano Antonio Magni, anche in questa storia, farà la sua parte. Questa storia che mi ha visto alle prese con la scrittura di una storia su un torbido, profondo sud, è stata dura da scrivere, perché non è facile raccontare le contraddizioni della propria terra. Alla fine è stata l'occasione per riflettere sullo sfacelo morale della Calabria, ma anche per cercare col lumicino ciò che resta di buono.