Saverio-Carinci
Gli agenti e lo sceriffo, impegnati a cercare un uomo confuso che ruba giocattoli ai bambini, lanciano un'ombra più grande: un coprifuoco imminente, città evacuate, movimenti militari senza spiegazioni. Come se il mondo stesse preparando un sipario per un evento troppo grande per essere raccontato.
E proprio lì, tra scaffali di peluche e luci al neon che sembrano tremare insieme alla voce dello sceriffo, c'è Bob. Con il suo giubbotto stropicciato, gli occhi stanchi e quelle spalle leggermente curve di chi ha fatto troppe domande senza ricevere mai risposte. È un uomo dei servizi, dicono. Ma sotto quella facciata ordinata c'è uno che ha smesso di credere alle versioni ufficiali, uno che sente il rumore sottile delle cose che non tornano.
Mentre lo sceriffo parla, Bob finge di ascoltare, ma in realtà osserva tutto come se fosse un disegno sbagliato:
la foto segnaletica che non sembra c'entrare niente,
gli agenti troppo nervosi per un ladro di giocattoli,
il rumore lontano dei telegiornali che parlano di evacuazioni,
il mondo che sembra trattenere il fiato.
Blu, accanto a lui, non parla: guarda. E sente. Perché per lui tutto ( il negozio, lo sceriffo, la foto dell'uomo scomparso, persino il caos ) non è rumore: è direzione. È mappa. È segnale.
Un tassello, un altro, e un altro ancora.
Tutti puntano a una sola, misteriosa parola:
Ubuaba.
E Bob... Bob sente che stavolta è dentro qualcosa che va ben oltre qualunque missione gli abbiano mai assegnato.