Vincitrice Wattys2020 nella categoria "New Adult" «E se io provassi a baciarti?» «Ti arriverebbe un calcio proprio lì, dove non batte il sole.» Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. «Smettila di fare la cinica.» «E tu smettila di flirtare con me.» In quel momento, contro ogni aspettativa, lui mi sorrise. E fu un sorriso dolce, uno di quelli pericolosi. «Tanto ce la farò.» sussurrò. «A fare cosa?» Mi poggiò nuovamente la sciarpa attorno al collo, attirandomi leggermente verso di sé. «A farti innamorare di me, ovviamente.» ATTENZIONE: In questa storia sono presenti battute squallide, risposte ciniche, baristi sexy, musicisti dall'animo combattuto, pettorali scolpiti e fossette. Potrebbe causare fangirlamenti acuti, urla da shippatrice accanita e salivazione eccessiva. Si prega di leggere attentmente le istruzioni per l'uso.

Harper Brown è una giovane venditrice di marmellate fatte in casa, oltre ad essere una timida spogliarellista e un' aspirante pasticciera davvero poco brava con le creme al cioccolato. Convinta fermamente di dover diffondere le sue marmellate in tutto il mondo, un giorno bussa alla porta della famiglia più discussa e temuta del paese: i Moore. Da quel giorno, in un modo o nell'altro, non riuscirà più ad allontanarsi da quella casa... E dal suo dispotico padrone. Procuratevi un dolce da mangiare e mettetevi comodi, voglio presentarvi la famiglia Moore...

IN REVISIONE Le Hawaii sono la sua unica via di fuga. Da un anno l'esistenza di Avery Nicholson è stata un incubo, adesso lei può finalmente rincominciare tutto da capo. Tutto ciò che deve fare è lavorare per tutta l'estate all'Alhoa's Paradise, villaggio turistico simile a un paradiso terrestre e magari stringere nuove amicizie. Quello che invece deve evitare assolutamente sono i ragazzi, specialmente il ragazzo che si diverte a renderle la vita un inferno... Dallas Sunway l'insopportabile figlio del capo e il sogno proibito di tutte le dipendenti e clienti: fisico atletico, sorriso irresistibile e profondi occhi blu. Ora mettevi comodi e prendete un drink perché l'estate è lunga e io ho qualcosa da raccontare.

Avevo diciotto anni quando ero scappata dal mio paesino per trasferirmi a Londra, lontana dal passato ormai troppo pesante da reggere sulle mie esili spalle. Anche a chilometri di distanza dalla casa che mi aveva causato solo dolore, però, avrei presto dovuto fare i conti con la realtà, perché proprio quel passato che avevo sempre cercato di sotterrare negli angoli più remoti della mia mente sarebbe tornato a galla, contaminando anche il presente, ché quando il veleno ti entra nelle vene il sangue non puoi più ripulirlo. Almeno, questo era ciò che credevo, ma mi sbagliavo, perché nascosti nel grigio della nebbia londinese c'erano due occhi azzurri che mi guardavano dentro e che mi lasciavano un po' del loro colore, due pozze di cielo in una città tanto fredda e cupa. Eppure, molto presto avrei capito che quell'azzurro non era affatto come io l'avevo immaginato, ché non era stato rubato al cielo limpido della primavera, ma al mare in tempesta. In quegli occhi che avevo creduto tanto puri e in cui riuscivo a vedere il mio riflesso sfocato, si nascondevano in realtà segreti capaci di sporcare di nero chiunque li sfiorasse, ed io vi stavo già affogando dentro. «Certe strade non le scegli tu, ti costringono a percorrerle e non ti mostrano una seconda uscita.» Aveva l'aria sconfitta di chi non ce la faceva più a recitare un copione, e quale fosse la sua parte io mica l'avevo capito. «Ascolta... stanne fuori. Per favore, stammi fuori.» Più lo guardavo e più ne assorbivo ogni sfumatura di dolore. E lui lo sapeva, aveva sentito le mie mani prendersi un po' del suo marcio e non aveva opposto resistenza. Non gli importava, quella volta non voleva nascondersi, mi aveva confessato un altro dei suoi segreti, uno più profondo. Mi aveva sussurrato con gli occhi che pure lui aveva un po' di grigio in mezzo a quell'azzurro, che le sue pozze di cielo a volte si riempivano di nuvole e faceva fatica a mandarle via.