Il miracolo di un attimo Ho sempre amato chi ha il coraggio di guardare la luna anche in un giorno normale. Ora mi ritrovo qui, per forza di cose disteso a osservare, se non ad ammirare, non la luna, ma un cielo blu, privo di nuvole. Per una vita intera è sempre stato troppo presto per fare tutto, e ora mi accorgo che è troppo tardi per tornare indietro e cambiare anche le più piccole delle cose. Tutto ciò che rimane è dentro di me e ha come limite il mio corpo sudato. Fino a ieri ero circondato da persone che mi completavano, che mi donavano un senso d'immortalità. Ciò bastava per non pensare a quando sarebbe arrivata la fine. Ora sono disteso su questo prato e sono la cosa più fragile. Anche i fili d'erba che mi sono entrati nelle orecchie appaiono meno gracili del mio lurido corpo avvolto in un sudario nero: la mia divisa. Avverto una lacrima che non si dimentica di corteggiare la mia anima e allora decide di scendere lungo il viso, ma per colpa della mia posizione non scorre fino alle labbra, ma taglia la guancia per poi perdersi tra le basette di un uomo pentito di aver odiato per dovere. Sento il torace gonfiarsi mentre un tremore anomalo s'impossessa lentamente del mio corpo: è la vita che respira ancora dentro di me. Un viso all'improvviso mi appare. Non riesco a capire il dolore che ancor più forte mi prende, fino a quando non sussurro il suo nome: Elena. E allora mi accorgo di un fatto nuovo: non posso più sognare. Mai più. Ma posso ancora ricordare. Infatti, mentre mi aggrappo a tutta la vita che posso, accade un umano miracolo. Il tempo si dilata, i ricordi si affacciano e coprono il pezzo di cielo blu. E allora capisco che ho ancora qualche minuto che diventa un frammento di eternità. Li sento arrivare con il loro carico di dolore e gioia: i ricordi. Vengono a ricordarmi come sono arrivato a questo giorno e a sbattermi in faccia i giorni di pazzia che abbiam vissuto nella normalità più assurda.