Lui fissa i miei occhi serio come la morte. «Alexandra» dice, le pupille basse su di me «Animus possidendi et corpus possessionis». Lo guardo confusa. «Di nuovo, non mi hai risposto» Lui si allontana. «L'ho fatto.» «Io non voglio vederti più. Neanche nei miei sogni. Vattene.» Mi si accelera il respiro e una strana paura attanaglia il mio cuore. «Mi sogni perché mi pensi. Sono nella tua mente, e non ne uscirò più» «No» mi trema la voce. Adesso sono io ad arretrare. Lui annuisce. «Si.» «Hai ragione, non sei nessuno» «Esatto» si allarga un ghigno sul suo volto. Sembra una risata non espressa. «Cosa sei?» E stavolta ride.