Martina era uscita dall'Università ("con la U maiuscola, perché la laurea vale qualcosa") con ottimi voti e la giustificata aspirazione a cambiare il mondo. Martina era stata assunta da un capo giovane ma non troppo, ricco ma non troppo, arrivato ma non troppo. In un loft tutto bianco, con pareti di vetro e finestroni vista traffico. Colleghi giovani, clienti stimolanti, insomma il massimo. Forse. "Il boss e Martina" è la storia della rivolta di un'impiegata precaria contro il suo dispotico e arrogante capo. Martina non ce la fa più a sopportare l'atteggiamento maschilista e presuntuoso di chi l'ha assunta . Sogni, delusioni e rivincita raccontati. Una storia di mobbing mascherato dietro la vanità di un boss fanatico del lavoro, immerso in un'insolenza senza limiti. Si contrappone un'anima giovane e sognante, Martina, capace di accettare il carattere prepotente del capo, inviso anche dai colleghi, in cambio di un lavoro sottopagato che le possa permettere un'autonomia e una giusta riconoscenza per gli anni di studio all'università. Ma l'ennesima canzonatura pubblica del boss fa tracimare il vaso della sua pazienza. "Ora basta. Chi si crede di essere": il riscatto di Martina libera la ragazza dall'ingiusta oppressione del suo capo e le restituisce dignità.
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