Sospirai, sperando di apparire rilassato e ironico. Non potevo permettere che capisse in quale stato di disperazione mi trovavo, non potevo mostrarmi debole: «Non sarai un debole, ragazzo, vero?», quella frase di Garrett, che tanto odiavo, mi tormentava incessantemente da quando avevo più volte cercato la morte, l'unica possibilità che si era profilata nella mia mente di sfuggire a quel calvario.
«Allora da me non udirai più nemmeno una parola, se questo ti causa un così grande disturbo», ribattei con un'innaturale leggerezza, voltandole le spalle e andando a sdraiarmi sul letto senza aggiungere altro.
Ma Skye non si mosse; rimase immobile, seduta su quella sedia di metallo, di fronte alla barriera. In silenzio.
«Ward... dannazione, devo dirti una cosa importante!», esclamò, ma feci del mio meglio per ignorarla, benché fossi curioso di sapere di che si trattasse; magari, riflettei, sarebbe davvero stata una cosa importante.
Ciononostante, non volli darle soddisfazione, pur essendo terribilmente desideroso di saperlo. Anche perché mi aspettavo mi dicesse di tutto... tranne quello che mi disse...
(storia presente anche sul mio account di EFP, di cui si trova il link nel profilo)