"...Harleen era lì, accasciata su un gelido pavimento sporco di polvere e sangue. La sua maledettissima risata, il suono assordante dell'esplosione, lo stridore di denti dei pazienti e le urla delle guardie costrette a subire le atroci torture da parte degli scagnozzi le risuonavano nelle orecchie incessantemente da due ore. Il suo viso era ricoperto di tufo assieme ai suoi vestiti e dalla fronte un piccolo taglio sporgeva ricoperto da quel liquido rosso oramai secco. I suoi occhi erano fissi su un punto indefinito e per niente al mondo aveva l'intenzione di spostare lo sguardo da esso. Se mai qualcuno fosse riuscito ad aprirle la testa in due ci avrebbe trovato solo un enorme uragano che portava con sé tutti gli ideali e le aspirazioni di una vita, creando scompiglio su quegli scaffali di precisione e imposizioni che aveva creato in 24 anni di vita. Aveva il puro caos in mente. Una piccola pedina in bilico tra il giusto e il torto, tra verità e falsità, tra realtà e illusione. Non era né triste e né felice per tutto ciò che aveva creato,non aveva sensi di colpa, né soddisfazioni da aggiungere alla sua lista. Era il vuoto in persona. Ad un tratto notò che davanti al suo viso comparvero un paio di scarpe lucide di color nero, seguite da un pantalone prugna da cui si poteva scorgere la coda di un frac dello stesso colore. Una voce troppo conosciuta la fece risvegliare dai suoi assillanti pensieri..."Signorina Quinzel! È così esilarante, cosa le prende? Non si diverte?"."