Iniziai a scrivere in un momento bello della mia vita. Scrivevo tutto ciò che provavo e che sentivo.
Iniziai a scrivere ogni singola emozione, qualsiasi cosa fosse nuova per me, frammenti che facevano
parte della mia quotidianità. Iniziai a scrivere cinque anni fa. Ricordo che la prima cosa fu una
lettera mai spedita che sta ancora lì tra le pagine di un vecchio quaderno. Smisi di scrivere per
parecchio tempo, c'era solo buio, ma nella mia testa c'era una tempesta di parole che sarebbe voluta
uscire. Non succedeva mai nulla, il foglio restava sempre bianco ed io lo fissavo, sperando, forse
che la penna iniziasse a scrivere da sé. Da lì trascorsero due anni e adesso sono qui di nuovo a
scrivere cose che probabilmente mai nessuno leggerà. È tutto sempre così liberatorio, come se dopo
averlo fatto, un piccolo peso abbandona piano il tuo petto. Ed ora le parole sono qui, indelebili.
Cinque anni fa, iniziai a scrivere perché lasciare andare una parte di me, attraverso la scrittura, è
l'unica cosa che riesce a salvarmi quando sento di morire. Non avrei mai pensato di riuscire a
raggiungere questo grande obiettivo. Il libro contiente parti di me e parti di altre cose o persone che
probabilmente a molti appariranno insignificanti o scorrette, come d'altronde sono scorrette le mie
poesie. A volte non troverete la punteggiatura o una lettera maiuscola al posto giusto ma poco
importa se non è determinante per farvi immergere all'interno di essa.
Una breve raccolta di poemi scritta da Scuotto Mattia.
Il testo parla della sofferenza di una persona che nonostante abbia perso tutto ciò che egli poteva desiderare in ambito amoroso.
Tra delusioni e diffidenza, è così che lo scrittore presenta il mietitore.
Una figura eterna e immutabile.
In grado di ascoltare solo la vera donna che egli ha amato, oltre a se stesso.